di Giancarlo Di Paola

La mia gioventù: per sfuggire all'infelicità mi rifugiavo nei libri
La mia gioventù? Non la ricordo particolarmente felice. Neanche la mia infanzia. Provo a sforzarmi per ricordare quando ho riso a crepapelle, ma non trovo nulla. Scuola elementare: ero veramente discolo. Peggio alla scuola media. Molti scherzi (alcuni anche cinici) e poi fughe, “mazzate” ricevute, solitudine, pensieri irriferibili. Grandi complessi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ero brutto (le foto della classe I II e III sono impietose) basso ( coperchietto...) povero. Un piccolo, molto piccolo lampo di luce attorno ai 13 anni con la scherma: ma l'incostanza prevalse. Arrivai subito secondo al campionato Italiano della categoria e poi nessun altro risultato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mi iniziai a chiudere e chiudermi fu la mia fortuna, la mia felicità: LEGGERE! Uscivo di pomeriggio presto: all'epoca nessuno chiedeva ai ragazzi "dove vai?". E dove dovevi andare? Le case erano tutte poverissime e non si andava mai a casa di qualcuno se non per un funerale o una festa specialissima. Si andava al giardino del lungomare di Bari, dove senza alcuna spesa si stava di solito dalle 3 alle 4 ore a giocare ininterrottamente con giochi che non costavano nulla: la palla di pezza, la corsa delle ramette, staccio...Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Invece io passavo dalla salumeria dove "avevamo il conto" , mi facevo preparare una rosetta con la mortadella, il provolone ed un pomodoro sott'olio e poi a piedi me ne andavo in un posto che avevo scoperto lungo la strada che portava al camping san Giorgio, un’accozzaglia di tende e roulotte a pochi metri dalla spiaggia, anzi, sulla spiaggia! Una specie di grottino, invisibile dalla strada, ben illuminato dalla luce del sole, con un po' di ombra e la vista del mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mi sedevo con le spalle ben appoggiate al muro ed iniziavo a leggere, ancor prima di scartare il panino. Viaggi, avventure, poco amore, mai guerre. Ogni tanto appoggiavo il libro per terra e mi perdevo nel rumore del mare o guardando qualche nave che passava imponente, paurosamente imponente. Come avrei potuto pensare che nella mia vita futura avrei realmente viaggiato e molto ma molto di più rispetto alla mia immaginazione dell’epoca?


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