di Giancarlo Liuzzi

L'iconico Lungomare: la strada costiera più lunga d'Italia che allontanò Bari dall'Adriatico
BARI – Un simbolo incontrastato di Bari che con i suoi 16 chilometri rappresenta la strada costiera più lunga d’Italia. Parliamo del Lungomare, opera realizzata durante il Fascismo che, per quanto maestosa e amata, da quasi cento anni ha allontanato il capoluogo pugliese dall’Adriatico. (Vedi foto galleria)

Realizzato tra il 1926 e il 1932 per volere di Araldo Di Crollalanza, podestà di Bari e ministro ai Lavori Pubblici, costeggia sette quartieri cambiando nome a seconda del tratto che percorre. Su di esso si affacciano palazzi ed edifici maestosi, alcuni dei quali costruiti proprio a seguito della colmata stradale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un’arteria arricchita dalla presenza di 197 iconici lampioni in ferro e da numerose panchine dalle quali si può ammirare il blu del mare, senza però poterlo “toccare”. L’asfalto del Lungomare (assieme alla realizzazione del Grande Porto) ha infatti posto tra gli anni 20 e 30 del 900 una “barriera architettonica” tra l’abitato e il litorale. Ancora oggi, del resto, la città prevede pochissimi accessi al Mediterraneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E pensare che un tempo chilometri di costa erano caratterizzati dalle cosiddette “baracche”, stabilimenti balneari ante litteram che, attraverso palafitte sopraelevate, permettevano ai baresi di raggiungere acque profonde e pulite.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Certo, il progetto della grande bretella stradale centrò l’obiettivo di mettere ordine a tutta la riviera barese, unendo tra le altre cose il centro cittadino al nuovo porto e al quartiere fieristico che stavano nascendo a nord.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma nell’idea originale l’opera sarebbe dovuta essere realizzata diversamente. Progetti risalenti al 1913, a firma dell’architetto Arrigo Veccia, immaginavano un’arteria larga e “immersa” nel mare, con grandi spazi alberati organizzati in viali e verdi giardini che si sarebbero conclusi, all’altezza dell’attuale spiaggia di Pane e Pomodoro, con un lago artificiale circolare destinato all’ostricoltura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Negli anni 20 si optò invece per un waterfront più monumentale che avrebbe dovuto rappresentare il biglietto da visita dell’imperiosa politica militare ed economica portata avanti dal Fascismo.

Così nel 1926 iniziarono i lavori progettati dallo stesso Veccia nel 1923. Le aziende edili incaricate furono Campanella, De Feo e Sassanelli, che utilizzarono il tufo proveniente dai giacimenti presenti in via Cifarelli e soprattutto sfruttarono la “Cava del prete”, i cui resti sono ancora visibili in viale Europa a ridosso dell’omonima masseria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo tratto a essere realizzato fu quello che oggi costeggia il quartiere Umbertino, compreso tra corso Cavour e la “rotonda” di Largo Giannella e intitolato proprio al fautore del Lungomare: il podestà Araldo di Crollalanza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La nuova via “tagliò” i giardini Margherita (terrazza ricca di alberi e aiuole che alla fine di corso Cavour affacciava direttamente sul mare) e cancellò i vari attracchi di barche situati a ridosso del molo San Nicola. Su largo Adua negli stessi anni vennero realizzati il teatro Kursaal Santalucia e il sontuoso palazzo Colonna, che andarono a impreziosire il prospetto architettonico del neonato lungomare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La prima parte di arteria fu così inaugurata il 21 aprile 1927, giorno in cui migliaia di baresi si riversarono in centro per ammirare l’opera appena ultimata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


I lavori procedettero poi più a sud, dal 1928 fino al 1932, dando vita al tratto intitolato a Nazario Sauro, ufficiale della Marina Militare che in precedenza aveva promosso la bonifica del litorale che si estendeva da Largo Giannella fino all’odierna spiaggia di Pane e Pomodoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fu l’impresa Ceci & Nigro a occuparsi della realizzazione di questa parte, che fu arricchita da numerosi edifici pubblici che ancora oggi definiscono lo skyline del lungomare di levante. Tra questi la Provincia con la sua imponente torre dell’orologio, il Grande albergo delle Nazioni e il Palazzo dell’Aeronautica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parallelamente partirono anche i lavori per la colmata più complessa di tutto il progetto, quella che avrebbe dovuto circumnavigare il centro storico e la Muraglia, che all’epoca era bagnata dall’acqua. Un intervento decisamente invasivo che diede vita al Lungomare Imperatore Augusto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Fortino di Sant’Antonio Abate venne così separato dall’omonimo molo, furono aperti dei grandi archi sotto la Muraglia per permettere l’accesso alla città vecchia dal lato del mare e si decise di abbattere la graziosa Santa Maria della Portella che sorgeva sull’attuale largo Vito Maurogiovanni. Fu anche rimosso il lungo muraglione in pietra che un tempo univa il Bastione di Santa Scolastica al Molo Borbonico del porto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nacque quindi l’odierno corso Antonio De Tullio, che costeggiando tutta la zona portuale fu connesso al già esistente corso Vittorio Veneto. E qui, a partire dagli inizi degli anni 30, sorsero gli imponenti edifici tutt’ora presenti, tra cui ricordiamo il liceo Flacco, i complessi Incis e la Caserma Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La lunga via raggiunse infine la penisola di San Cataldo e la grande Fiera del Levante inaugurata nel 1930. Questa parte di strada fu chiamata inizialmente Lungomare della Fiera, successivamente Costanzo Ciano e poi Messina. Soltanto nel 1956 venne intitolata agli Starita, in ricordo del generale Giambattista e dell’ammiraglio Pietro, entrambi pluridecorati militari distintisi durante la Prima guerra mondiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L‘arteria poi nei decenni successivi subì ulteriori ampliamenti raggiungendo i quartieri San Girolamo e Fesca a nord e San Giorgio a sud e completando così il grande progetto di unire tutto il capoluogo pugliese con un’unica iconica strada che, croce e delizia, continua ancora oggi a contraddistinguere la Bari che guarda il mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Giancarlo Liuzzi
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  • Luciano Triggiani - Nazario Sauro finanzio' i lavori ? Che errore !!!
  • Francesco - Grazie per avermi dato la possibilita' di conoscere meglio la storia del lungomare della mia citta' Grazie di cuore
  • Antonio Colavitti - esposto com'è al maestrale bene fece il Sen.Di Crollalanza a programmarlo e farlo progettare in tal modo. Certo non è il Caracciolo di Napoli, capitale. Allontanarlo pare TROPPO.
  • andrea galluccio - tratto intitolato a Nazario Sauro, ufficiale della Marina Militare che "promosse la bonifica"
  • Alberto - Complimenti..,articolo scritto molto bene sia con professionalità che col cuore su una grande, bella Nostra BARI...GRAZIE MILLE..
  • Matteo Magnisi - Il tratto di costa Portuale dal porto vecchio alla fiera ha però rappresentato il tratto di cesura più grave della storia di Bari inibendo ai baresi la sua fruibilità e ingabbiando non soltanto aree che per sicurezza Portuale e giusto fare ma anche aree inopportune come l ansa di Marisabella e il Farò Borbonico. La prima diventata giocattolo di cementificazione, il secondo faro di ipocrisia fruito da eletti.
  • Antonio - Mi dispiace che, tra gli edifici di maggior importanza architettonica (e non solo) del Nazario Sauro, non compaia la maestosa Caserma dei C.C. "Chiaffredo Bergia", costruita, nel 1933 o 1935 (non ricordo bene). Una curiosità : come Vi è stato possibile ottenere, di già, dei "commenti" su quest'articolo che, solo ora, è stato pubblicato ? Comunque, grazie di vero cuore (di barese adottivo) per tutto l'importante e meritorio lavoro che svolgete, Antonio
  • Alfredo Giannantonio - Il Lungomare di Bari è bellissimo, grazie a Giancarlo Liuzzi per questo articolo molto interessante
  • BARINEDITA - Salve @Antonio. L'articolo è stato pubblicato l'8 settembre, quindi non ora. E si, c'è anche la Bergia. Per ragioni di sintesi non l'abbiamo inserita, ma la conosciamo bene: https://www.barinedita.it/reportage/n3610-visita-alla-%22caserma-bergia%22-l-enorme-fortezza-che-si-staglia-dal-1932-sul-lungomare-di-bari
  • Giuseppe - "L'intervento decisamente invasivo che diede vita al Lungomare Imperatore Augusto" fu realizzato a seguito di un altro scempio, cioè utilizzando le mura megalitiche di Ceglie del Campo. Ricordiamoci di questa pagina di storia.


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