di Gianluigi Columbo

Schiuma, bolle e rifiuti: il mare barese, d'estate, si sporca sempre. Ecco il motivo
BARI – Un litorale variegato, fatto di calette, alte scogliere e fondali ricchi di vegetazione, che nulla ha da invidiare ad altri tratti di costa pugliesi, ma che irrimediabilmente, arrrivata l’estate, si sporca. Alzi infatti la mano chi, facendo un bagno a Molfetta, Santo Spirito, Torre a Mare o Monopoli, non si è mai trovato a dover nuotare tra schiuma di dubbia provenienza, strane bolle e rifiuti di ogni genere. Perché questa purtroppo è la “caratteristica” del mare barese: un pezzo di Adriatico che tende a inquinarsi, seppur solo in certi periodi dell’anno. (Vedi foto galleria)

Il motivo va cercato nella presenza di grandi porti (inesistenti ad esempio in Salento), ma anche in una certa propensione dei baresi a non rispettare le regole, quelle ad esempio che vietano di ormeggiare le barche nei pressi della costa o di buttare rifiuti in mare o sulle spiagge. A cui bisogna aggiungere la scarsa attività di controllo, oltre che l’assenza, in molti casi, di boe e bidoni per la spazzatura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La presenza di grandi porti – Come detto tutto il barese è segnato dalla presenza di grossi porti: da Barletta sino a Monopoli il traffico di imbarcazioni è sicuramente maggiore rispetto ad altre zone della Puglia. Il che provoca naturalmente più inquinamento. Si va dalle grandi navi da crociera ai mercantili, questi ultimi responsabili della formazione del catrame sulla costa: materiale di colore scuro che, soprattutto nei decenni passati, caratterizzava in negativo il litorale barese.

«Prima dell’introduzione nel 2003 di un regolamento europeo – spiega il biologo marino Michele De Gioia - molti natanti dopo aver scaricato il petrolio che trasportavano, per avere nuovamente stabilità, riempivano le cisterne sporche di idrocarburi con l’acqua di mare, detta di zavorra. Acqua che, una volta giunti a destinazione, era scaricata nell’Adriatico, assieme però ai residui delle sostanze con cui era entrata in contatto. Causando inquinamento. Ora invece la “zavorra” è conservata in un ambiente diverso da quello in cui si trova il petrolio e può quindi essere riversata in mare senza provocare danni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In effetti oggi di catrame sulle coste se ne trova molto di meno, anche se non si può dire che sia completamente scomparso. «Questo perché ci sono navi più vecchie che non sono dotate del nuovo sistema – sottolinea l’esperto -. Per legge dovrebbero scaricare l’acqua “sporca” in apposite cisterne, bacini e carenati disposti dalle autorità, ma non tutte lo fanno. Così il problema del catrame continua a persistere, anche se in misura minore rispetto al passato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’invadenza delle barche – In estate, soprattutto di sabato e domenica, si registra un costante quanto fastidioso fenomeno: la presenza di centinaia di barche private che ormeggiano indisturbate a pochi metri dal litorale, senza rispettare la distanza minima legale di 300 metri dal bagnasciuga.

Questo comporta non solo problemi di sicurezza (visto che spesso si rischia, nuotando un po’ più al largo, di essere travolti da barche e acquascooter), ma anche di inquinamento. Ogni accensione di motore, ogni doccia fatta a bordo, ogni “scarico” del wc, ogni oggetto buttato in acqua, crea sostanze inquinanti che vengono irrimediabilmente trasportate a riva.


Per arginare questa pratica, servirebbero maggiori controlli da parte della Guardia Costiera (che però come detto in un altro articolo convive con la perenne penuria di uomini e risorse) e soprattutto sarebbe necessaria la presenza di boe rosse, utili a segnalare il tratto di mare riservato esclusivamente ai bagnanti. Boe che però spesso e volentieri risultano inesistenti.

«Le boe sarebbero obbligatorie per lidi e stabilimenti balneari – osserva Danela Salzedo, volontaria di Legambiente Puglia -: spesso però i proprietari si “dimenticano” di posizionarle in mare. C’è poi il problema delle spiagge libere, protette e tutelate dai Comuni di competenza, i quali però non hanno l’obbligo ma solo la facoltà di ancorare le boe: un qualcosa che quindi raramente fanno. Le amministrazioni dovrebbero a quel punto  apporre adeguate segnaletiche sugli arenili non dati in concessione: ma anche qui si registra una mancanza da parte delle istituzioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Schiuma e bolleIl risultato di tutto questo lassismo è l’inquinamento predetto, che si materializza nella formazione di schiuma e bolle nei pressi del bagnasciuga. Si basti vedere le foto in galleria, scattate all’inizio di giugno a Cala Scizze, spiaggetta libera situata tra San Giorgio e Torre a Mare. È evidente la sporcizia in mare, che rende decisamente poco invitante un tuffo in acqua.

«In realtà la schiuma ha origine naturale, perché deriva dalle mareggiate - sottolinea De Gioia -. Queste formazioni però, quando entrano in contatto con plastiche, tensioattivi artificiali come detersivi o emulsionanti o acqua fognaria, diventano molto più compatte e invasive. Si trasformano infatti in aggregatori di materiali e sostanze indesiderate, tant’è che l’Arpa Puglia (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) sconsiglia di farsi il bagno nel caso di loro presenza. Le bolle invece rappresentano residui di detersivi scaricati dalle docce di un lido o di una barca, anche se in alcuni casi possono essere il risultato di acqua fognaria che fuoriesce da uno scarico di troppo pieno posto nelle vicinanze. Possiamo comprendere la loro origine sentendo l’odore e osservando il colore: più sono scure più sono pericolose».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I rifiuti lasciati sulle spiagge – Naturalmente i rifiuti che si trovano in acqua spesso provengono anche dalla terraferma. Nel barese infatti continua a esserci la pessima e costante abitudine di gettare su sabbia e scogli sigarette, carte e bottiglie. E se a ciò si aggiunge la perenne assenza di bidoni della spazzatura sulle spiagge libere, si comprende come spesso sul litorale si crei un vero e proprio immondezzaio. Si vedano sempre le foto scattate a Cala Scizze per avere un’idea.

«Il 90 per cento della sporcizia rinvenuta sulle rive baresi è costituita da oggetti abbandonati dagli stessi bagnanti - ci informa Roberto Tatoli, dell’associazione “VogliAMO Santo Spirito Pulita”, che si occupa in maniera volontaria della pulizia delle coste - . Il vero problema sono i mozziconi di sigaretta che avvelenano l’Adriatico con catrame e nicotina: si stima che una sola cicca di sigaretta inquini 500 litri d’acqua. E non basta certo l’attività dei volontari per arginare il problema: servirebbe educare i baresi, i quali pur amando il proprio mare, continuano a non rispettarlo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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