Da Villa Costantino al Casino Ferrero: la storia degli splendidi edifici inutilizzati di Bari
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giovedì 14 maggio 2020
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di Marco Montrone
La maggior parte di esse gode di buona salute. Molte sono abitate (come Villa Anna, Villa Bonomo, Villa Lucae, Villa Lucia), altre sono state adibite a sale ricevimenti (vedi Villa Romanazzi o Villa De Grecis), altre ancora sono state “occupate” dall’Università (Villa Larocca, Villa Maria Luisa) o da istituti religiosi (Villa Grassi e Villa Ombrosa).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Purtroppo però alcune versano da anni in uno stato di abbandono, di degrado o perlomeno di inutilizzo: un vero e proprio spreco di bellezza e storia. Siamo quindi andati a farci un giro alla ricerca di quegli splendidi edifici liberty che continuano a essere in cerca di una destinazione. (Vedi foto galleria)
Partiamo dall’inizio di via Caldarola, quasi ad angolo con via Oberdan, nel quartiere Japigia. Tra l’area dell’ex Fibronit in via di bonifica e un cantiere bloccato si trova l’elegante Villa De Sario, risalente alla metà dell’Ottocento. Uno stabile serrato da catene e lucchetti, ma disabitato.
Si presenta con una facciata in stile neoclassico, con due livelli che terminano con un timpano centrale di forma triangolare. L’ultimo piano è caratterizzato da particolari semicolonne pensili che richiamano al gotico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma sono le sue pareti laterali a svelare curiosi elementi architettonici, probabilmente inseriti all'inizio del 900. Quella di sinistra è caratterizzata da due finestrelle ad arco trilobato dal gusto medievaleggiante, mentre quella di destra presenta una trifora con archetti trilobati a sesto acuto scandita da due colonnine, su cui capeggiano delle decorazioni floreali. Alle sue spalle appare anche un’area verde di forma concentrica, in cui spunta una fontana in pietra.
Ci spostiamo ora nel quartiere Carrassi, lì dove in corso Benedetto Croce 152, attorniato da alti palazzi, si staglia l’ingresso di un’elegantissima dimora inutilizzata da tempo: Villa Vittoria. Parliamo di una struttura color crema con annesso grande giardino che si estende su uno spazio totale di 2500 metri quadri. A costruirla, tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 fu Michele Armenise, che le diede il nome di sua moglie.
Dal punto di vista architettonico si contraddistingue sia per elementi neoclassici che liberty. Il corpo centrale è a due piani con copertura a falde spioventi, a cui si affiancano due ali di un solo livello. A correre lungo la facciata c’è un terrazzino bianco cinto da balaustre: è simile a quello dell’entrata caratterizzata da un’arcata a tre fornici.
Nel 2014 demmo la notizia dell’inizio dei lavori di restauro ad opera del nuovo proprietario, un notaio di Altamura, ma sono passati ben 6 anni e lo stabile è ancora circondato da transenne ed in evidente fase di completamento.
Non lontana da Villa Vittoria, nel quartiere San Pasquale, si trova Villa Roth situata in via Canonico Annibale Maria di Francia, una traversa di via Quarto.
Un tempo sede dell’istituto scientifico Fermi, è stata abbandonata per anni prima di venire occupata da italiani e stranieri nell’autunno del 2011. Sgomberata nel 2014, ora è stata nuovamente occupata. La villa è quindi utilizzata, ma non certo curata.
Articolata su due livelli e di color crema, presenta un’architettura di gusto neoclassico. Al loggiato del piano terra, concluso da un’alta trabeazione, si sovrappone la loggia a tre arcate tompagnate con capitelli corinzi del primo piano, il tutto coronato da un timpano.
Databile tra il 1886 e il 1891, il suo nome ricorda la famiglia svizzera (produttrice di vino) che l’abitò per un certo periodo, anche se fu costruita da Raimondo Seitz, commerciante di origine bavarese. Oggi appartiene alla Città metropolitana.
Via Re David, proseguendo verso Valenzano, diventa via Fanelli, strada che tra viale Einaudi e la zona delle “casermette” è costellata da preziose ville. Tra queste un particolare casino di color grigio eretto a fine 800 dall'ingegnere Luigi Colonna e oggi anch’esso abbandonato.
È caratterizzato da una volumetria articolata, eleganti cornicioni dorati, un archivolto abbellito con motivi floreali e un torrino che fa capolino dietro il tetto. L’interno è costituito da un salone centrale circolare e quattro vani secondari che un tempo accoglievano statue neoclassiche ormai perdute.
Curiosità: il villino divenne negli anni 50 del 900 la sede amministrativa della Ferrero, nota azienda di dolciumi piemontese che aprì una sua fabbrica in quest’area e il cui capannone è ancora visibile.
Ma è a Poggiofranco, all’inizio di via Camilla Rosalba, che si trova quella che è la dimora inutilizzata più magnificente di Bari: Villa Costantino.
Nascosta da un alto cancello e da alti alberi, è introdotta da un viale che sfocia in una scenografica scalinata cinta dall’elegante balaustra in pietra bianca che spicca sulle vivaci mura rosa. Balaustra a colonnine che ritorna poi sul terrazzino, sormontato da un avancorpo ottagonale sul quale svetta un torrino belvedere.
Un gioiello voluto dall’imprenditore tessile Giovanni Costantino che ne fece nella seconda metà dell’800 un luogo di villeggiatura estiva, all’epoca attorniato da 9000 metri quadri di rigogliosa vegetazione. L’edificio è appartenuto alla famiglia fino al 1987, anno in cui gli eredi hanno deciso di venderla a una ditta di costruzioni. Da allora la struttura, seppur in buone condizioni, non è più stata abitata.
Invece sulla provinciale 236 per Bitritto, nei pressi dello Stadio San Nicola, ecco apparire una struttura rossastra delimitata da muri imponenti: è Villa Starita, fabbricato di metà 800 che tra il 1960 e gli inizi degli anni 80 del secolo scorso fu sede del più antico circolo ippico pugliese. “Scuola barese di equitazione Generale Starita" è infatti la scritta che ancora oggi domina l'ingresso laterale, l’unico non murato.
Oggi il complesso, che ospita un vasto insediamento rupestre sottoposto a tutela e noto come "Agrumeto di Villa Starita", giace inutilizzato, quasi inghiottito dal giardino di 3500 metri quadri che lo circonda. Un cancello verde lascia intravedere il fabbricato vestito di rosso con una torretta cilindrica e quelle che un tempo dovevano essere le stalle.
Altro bell'edificio abbandonato è Villa Elena, situata sempre su via Bitritto, tra la sede della Peroni e Santa Fara. Immersa in un verde poco curato, si sviluppa su un solo livello sormontato da un grande torrino cubico. Si contraddistingue per una facciata tripartita da paraste e al centro grandi archi architravati, tutti elementi bianchi che ben si abbinano con le sue pareti rosse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E infine c’è la casina rossa che si erge sull’estramurale Capruzzi, all'altezza del trafficatissimo sottopasso Luigi di Savoia. Si tratta di una villetta color rosso corallo dalle linee orientaleggianti sul cui tetto spicca una graziosa torretta. Un edificio particolare che però ormai fa tutt’uno con l’officina del gommista che si trova ai suoi piedi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Alfredo Giannantonio - Un bellissimo servizio, mille grazie a Marco Montrone
- BARINEDITA - Grazie Alfredo!
- Lea - Un servizio affascinante e suggestivo, complimenti a Marco Montrone
- Teresa - Complimenti per il vostro articolo
- Serena - Articolo estremamente interessante. Sapreste qualcosa riguardo Villa Vera su via Amendola? Ci passo tutti i giorni ed è meravigliosa ma sembra abbandonata. Complimenti ancora per l'articolo.