di Carlo Maurantonio - foto Antonio Caradonna

Masserie e ipogei tra prostituzione e degrado: è la zona attorno al San Nicola
BARI – Una zona tra le più ricche di storia di tutta la città, densa com’è di antiche masserie, chiesette, lame e ipogei, ma di fatto abbandonata a se stessa e divenuta nel corso degli anni preda di prostituzione, pedofilia, scambismo, vandalismo, incuria e degrado.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quella di cui parliamo è la grande area che circonda lo stadio San Nicola, l’impianto sportivo inaugurato nel 1990 che a distanza di quasi trent’anni sta cadendo anch’esso a pezzi. Una “cattedrale nel deserto” che non solo non è riuscita a “riqualificare” questa parte di Bari, ma anzi l’ha resa ancora più decadente, attirando soprattutto di notte qualsiasi genere di attività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facendoci largo tra rifiuti di ogni tipo, siamo andati a visitare questo “quartiere” che nasconde bellezze che meriterebbero maggiore tutela e protezione. (Vedi ampia galleria fotografica)

Il nostro punto di partenza è il raccordo Giuseppe Rossi, che ci permette attraverso la provinciale 110 Modugno-Carbonara di accedere alla zona dello stadio. Tra il raccordo e quest’ultima strada si trova una fitta campagna che racchiude i primi tre siti che andiamo a visitare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Partiamo con un insediamento neolitico di cui demmo notizia già tre anni fa. Un’area archeologica che non sembra aver suscitato l’interesse degli enti preposti, visto che nel frattempo l’erba ha occupato completamente gli scavi. Ignorata è anche la strada romana chiamata “Tre Passi”, che come ci dice l’esperto del territorio Nicola De Toma, «rappresentava un collegamento con la via Minucia, a sua volta una diramazione della via Traiana». 

Lasciato nel degrado è anche uno dei tanti ipogei presenti in questa zona, denominato “della via Minuncia” per le ragioni predette. L’accesso, coperto da foglie di edera, è sbarrato dalla rete di un letto incastrata tra i rami di un albero. L’ambiente sotterraneo è invaso da tronchi e massi che non ci permettono di avanzare verso i numerosi vani del rifugio databile intorno all’anno mille d.C.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ arrivato ora il momento di dirigerci verso lo stadio, lì dove di fronte ai parcheggi della tribuna est è presente il primo degli storici edifici abbandonati presenti in zona: è masseria Alberotanza. Si tratta di una struttura caratterizzata da una torre di tre piani realizzata agli inizi del XVIII secolo su una precedente costruzione del 200. Gli unici due ingressi sono murati e il giardino è stato conquistato dalla vegetazione cresciuta praticamente ovunque, anche davanti all’entrata di un ipogeo scavato nel tufo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ai suoi piedi si trova una delle tante sedie che è facile scorgere attorno allo stadio: postazioni di prostitute che aspettano qui i loro clienti. Accanto alla sedia un paio di scarpe lasciate per strada e un preservativo usato, giallo. Ad ogni ragazza viene infatti “assegnato” un numero di profilattici di un certo colore, in maniera che a fine giornata i “protettori” possano controllare se i conti tornano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Imbocchiamo ora via Floriano Ludwig, strada che costeggia i parcheggi della tribuna est e ci fermiamo per un attimo a osservare le condizioni dello stadio disegnato da Renzo Piano, con i tanti petali in teflon letteralmente volati via nel corso degli anni. 

Arriviamo così alla rotatoria situata in prossimità dei parcheggi della curva sud e sulla quale si affaccia un casolare desolato all’interno del quale la sporcizia regna sovrana. In una stanza troviamo addirittura dei divani, probabilmente usati per più “comodi” rapporti sessuali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qui imbocchiamo strada Rurale Tresca, la via che porta al “lago di Bari”. Dopo 400 metri ecco stagliarsi sulla destra il monumentale arco in pietra che segna l’accesso di quella che è senza dubbio la più sontuosa masseria di tutta la città: Villa Lamberti, di cui vi abbiamo ampiamente parlato in un precedente articolo.


Si tratta di una grande costruzione fortificata settecentesca, caratterizzata da quattro garitte pensili, una scala a doppia rampa e una chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’interno, invaso da pietre e calcinacci, regala la visione dell’indimenticabile cappella. La chiesa è infatti contraddistinta da un tripudio di stucchi, bassorilievi, archi a tutto sesto e da una particolare cupola ribassata che lascia immaginare quale fosse il suo splendore originale. Peccato che sia stata depredata persino del pavimento e dell’altare in marmo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritorniamo ora indietro su strada rurale Tresca fino ad arrivare all’incrocio con via Bitritto, lì dove si apre una vasta area di parcheggio per le auto, dove spicca un pagliaio, antico rifugio usato dai contadini per riporre gli attrezzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ arrivato ora il momento di circumnavigare lo stadio per giungere all’altezza dei parcheggi della curva nord, nel punto in cui si trova l’antistadio. Superiamo il campo di allenamento del Bari calcio procedendo su via Torrebella fino a incontrare sulla destra un cancello arrugginito e malmesso posto tra due colonne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ l’ingresso della masseria Torrebella, le cui prime notizie risalgono al 300. Oggi appare come una grande casa di campagna di due piani con le finestre protette da inferriate. Questo edificio abbandonato immerso nell’erba altissima nasconderebbe anche un ipogeo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Riprendiamo l’auto per proseguire sulla provinciale 110 in direzione Modugno e prendere lo svincolo che ci porta sulla provinciale 236 per Bitritto. Dopo 300 metri ecco apparire sulla destra, in prossimità di un’uscita per lo stadio, una struttura rossastra delimitata da muri imponenti: è Villa Starita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta delle dimora ottocentesca che, come abbiamo già raccontato, dal 1960 fino agli anni 80 è stata la sede del più antico circolo ippico pugliese. Anch’essa inutilizzata, reca ancora la scritta “Scuola barese di equitazione Generale Starita” e si caratterizza per un tipico torrino cilindrico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Percorriamo nuovamente la provinciale e dopo cinquecento metri usciamo a Parco Adria, per poi imboccare la piccola “strada detta delle Monache”, che ci porta praticamente in campagna. Ci facciamo largo tra le piante fino a incontrare due costruzioni “fantasma” senza tetto, porte e finestre, racchiuse da maestosi alberi di pino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dobbiamo procedere ancora a piedi per qualche centinaio di metri per arrivare finalmente davanti all’ultima tappa del tour. È masseria La Monaca: una struttura del XIII secolo che prende il nome dalla vicina omonima lama. Circondata da enormi distese di campi, alcuni dei quali colorati dal verde intenso degli ulivi, si distingue per un’alta torre che si erge al centro della base a pianta rettangolare. Oggi è in completa rovina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accediamo al giardino invaso dalla vegetazione e attraverso delle scale esterne in gran parte crollate ci avventuriamo all’interno. Qui troviamo stanze buie ricoperte da scritte di ogni genere, anche se alzando lo sguardo riusciamo ancora ad ammirare ciò che resta della volta a botte del soffitto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo così arrivati alla fine del nostro viaggio, ma prima di andare via ci affacciamo a una delle finestre che ornano la masseria: di fronte a noi si staglia l’inconfondibile e onnipresente sagoma del San Nicola, quell’”astronave” atterrata in un deserto di storia e cultura.   

(Vedi galleria fotografica con la collaborazione di Francesco Cocco-fkdrone)


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