di Ilaria Palumbo

Dal lido dei ferrovieri al porto, passando per Tiroavolo e Canalone: la costa nord di Bari
BARI – Bassa, scogliosa, non particolarmente pulita e attraente, ma estremamente “profumata” e ricca di storie. Di che parliamo? Della costa barese, che con i suoi 58,9 chilometri si estende da Santo Spirito fino a Torre a Mare.

Secondo i dati del Comune si tratta di una costa libera solo per il suo 58%, visto che tutto il resto è occupato dal grande porto, da una ventina di lidi e da altre opere antropiche come rimessaggi e edifici privati. E’ qui che ogni estate si riversano migliaia di baresi, magari giusto per fare un bagno ed evitare così di mettersi in auto per raggiungere il più ambito mare di Cozze, Polignano o Monopoli. Si tratta però di una costa perlopiù rocciosa (e ricoperta da “odorose” alghe): solo il 10% è formato da sabbia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra soprannomi, aneddoti e curiosità siamo andati a perlustrare il litorale barese. Dopo aver parlato del tratto a sud del centro (quello che va dal porto fino al confine con Mola), oggi ci occuperemo del tratto a nord, che da Santo Spirito ariva all’ingresso del porto. (Vedi foto galleria)

SANTO SPIRITO – La costa barese ha inizio con una spiaggia privata: il “Lido Dieci Venti”, ovvero l’ex “Lido lucciola”, quello che per sessant’anni è stato lo stabilimento balneare dei ferrovieri. Da qui parte il lungomare Cristoforo Colombo di Santo Spirito caratterizzato per la presenza di numerosi storici lidi, come “Cala d’oro”, il lido dell'Aeronautica e “La Rotonda”, la più antica spiaggia di Bari sorta nel 1902.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra uno stabilimento e l’altro si aprono dei tratti di costa libera molto frequentati d’estate e battuti da personaggi quali Donato, il mitico “uomo dei gelati al limone” che da decenni con il suo tre ruote vende coni ai bagnanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Superato il porticciolo con le sue storie di pescatori e la torre di avvistamento del 500, il lungomare Cristoforo Colombo prosegue per un altro chilometro fino ad arrivare al Titolo, monumento del 1585 che segna il confine con il vicino quartiere di Palese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

PALESE – La costa di Palese, anch’essa rocciosa, si sviluppa per 3 chilometri ed è caratterizzata dai tanti soprannomi assegnati a ogni tratto di mare libero. Si va dal vugghio (“vortice”), chiamato così per via dei giochi d’acqua che spesso si creano in  mare, alla “punta” (una delle poche aree con un fondale sabbioso), al “braccio” (praticamente il molo di Palese), al  “pizzillo” (dal nome della via che porta al mare).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il lungomare (che prende il nome prima di via Noviello, poi di lungomare Massaro Tenente Nicola e infine di lungomare Ugo Lorusso) è però caratterizzato anche da ristoranti un po’ datati e da grandi strutture abbandonate quali l’ostello della gioventù e l’hotel Poseidon.

Anche su questo tratto di costa trovano spazio alcuni antichi lidi nati qui tra gli anni 50, 60 e 70, ovvero “Il Titolo”, il “lido Moretti”, “la Baia” e “Sunbeach”. 

FESCA – Tra Palese e la foce di Lama Balice si aprono 2 km di costa per la maggior parte della quale sconosciuta ai baresi. Il primo tratto è occupato dal grande stabilimento balneare dell'Esercito, chiamato “Tiroavolo” (per via della presenza di un impianto di tiro) e dall’adiacente “Mare dentro”, l'ex “Lido Amarissimo” ed ex spiaggia dei dipendenti delle Poste. Ma poi tutto il resto del litorale è dominato  da rimessaggi per le barche, ville private e campi coltivati che di fatto rendono impossibile l’accesso al mare da parte dei cittadini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Si tratta comunque di un pezzo di costa abbastanza anonimo e in alcuni punti inquinato, tanto che l’unica via che arriva sull'Adriatico, strada del Baraccone, è segnata da un cartello di divieto di balneazione. Su questa viuzza è presente una delle due scuole di windsurf della città, che sorge su quella che fu una colonia marina fascista per bambini. Nei pressi della lama infatti a quei tempi si fermava un treno a vapore chiamato “ciclatera” (caffettiera) che trasportava i bagnanti sulle ormai scomparse spiagge sabbiose di Fesca.

SAN GIROLAMO - Superata la foce di Lama Balice si apre quel Lungomare IX maggio che dal 24 agosto 2015 è interessato da grandi lavori di riqualificazione, che lo renderanno (a detta degli amministratori locali) “la più bella spiaggia dell’Adriatico”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La parte di litorale che si trova nel pressi della lama (dove è presente il piccolo “Lido Massimo”) è ancora considerata Fesca, poi parte il popolare quartiere San Girolamo che fino agli inizi dei lavori era diviso dal mare solo da un basso muretto. Alla fine del lungomare si trova il “lido Adria” che nel 2013 e nel 2014 rimase chiuso dopo un’apertura continua durata 67 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo ora sul ponte di via Van Westerhouth, quello che superando il canale Lamasinata porta dall’altra parte di San Girolamo, in quella zona che si estende fino alla Fiera del Levante nota per essere stata un tempo la più amata dai baresi durante il periodo estivo.

Qui finalmente scogli e ciottoli lasciano spazio alla sabbia e oltre all’arenile libero del Canalone, il più grande della città assieme a Pane e Pomodoro, sono presenti i due lidi privati più famosi di Bari: “Il Trampolino” e “San Francesco”. Oltre a una spiaggetta libera che si trova accanto a quest’ultimo stabilimento balneare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

SAN CATALDO  – Anche la penisola di San Cataldo ha una sua piccola insenatura che si apre “all’ombra” dell’antico faro del 1869.  E’ curata dagli stessi residenti del quartiere e durante l’estate si fornisce anche del “bagnino” volontario Mimmo. San Cataldo è circondata dal lungomare Starita, preso d’assalto durante la bella stagione da tavolate improvvisate e dall’infinito susseguirsi di fornacelle accese.

IL PORTO – Superato il molo San Cataldo, accanto al quale ha sede dal 1944 il Cus (Centro universitario sportivo), il mare si allontana dai baresi per ben 3,5 km. Da lì in poi la città è separata dalla costa dal porto, nato nel 1855 e ingranditosi a partire dal 1925.

La strada che costeggia il porto prende il nome di corso Vittorio Veneto. Affianca prima l’ansa di Marisabella e poi le varie banchine che fronteggiano il lungomare costruito durante il Fascismo. Arrivati al Castello Normanno Svevo la via cambia nome in corso De Tullio e affianca il varco principale del porto, quello che si trova di fronte all’Autorità portuale  e alla cappella in cui è conservata la statua di “San Nicola nero”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E superata una larga curva che “circumnaviga” il centro storico, la strada riprende il nome di lungomare (per la precisione “Augusto Imperatore”) e finalmente rivede, dopo tanti chilometri, il bellissimo orizzonte blu dell’Adriatico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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