di Annarita Correra - foto Antonio Caradonna

Ville, rimessaggi e lidi: quella zona "privata e senza nome" stretta tra Fesca e Palese
BARI “Di che quartiere sei?”. Questa è una domanda a cui tutti i baresi saprebbero rispondere senza indugi, ma che incontra pareri discordanti se la si pone agli abitanti di quella particolare zona a nord della città che si estende tra il rione Fesca e l’ex frazione di Palese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di un’area che affianca per due chilometri la statale 16, caratterizzata da una serie di ville, rimessaggi e lidi che di fatto bloccano quasi tutti gli accessi alla costa. Una parte di Bari che è lecito definire “privata”, dotata persino di una “sua” parrocchia: la misconosciuta chiesa di Sant’Alberto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a visitare questo “quartiere senza nome” dal forte profumo di alghe, che pur sorgendo in realtà sul territorio di Fesca viene considerata già Palese, oppure chiamata con i nomi più disparati come “la zona dietro l’ex Chevron” o “quella nei pressi del Tiravolo”. (Vedi anche foto galleria)

Percorrendo la tangenziale in direzione nord, la zona si apre subito dopo aver superato la foce di Lama Balice, che impedisce il naturale proseguimento del lungomare di Fesca. Proprio nei pressi della lama, fino agli anni 50, fermava la sbuffante ciclatera (“caffettiera”) che trasportava i bagnanti su spiagge sabbiose ormai scomparse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prendiamo l’accesso A di via Napoli e ci ritroviamo a costeggiare campi coltivati, ruderi in pietra, ville e rimessaggi per barche che ci tengono lontani dal litorale. Per riuscire a vedere il mare siamo costretti a salire su uno dei numerosi cavalcavia che attraversano la statale. Da qui osserviamo la costa “occupata” da tante abitazioni soprattutto estive, alcune messe a nuovo altre rovinate dalla salsedine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scendiamo e attraversiamo una perpendicolare di via Napoli. Attraverso l’apertura di un cancello verde e arrugginito riusciamo a immetterci su una viuzza che corre parallela al litorale: è strada del Baraccone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci troviamo davanti a “Shaka Windsurf”, una delle due scuole della città dedicate a questo sport sul mare. «Negli anni 90 io e mio padre - ci dice Angelo Paudice, proprietario del centro - trasformammo questa lingua di costa ormai diventata di ciottoli in un rimessaggio per grandi e piccole barche. Il problema è che trovandosi in una zona abbastanza nascosta era spesso frequentato dai contrabbandieri, così per non avere guai dismettemmo tutto. Dopo anni di abbandono è poi nata nel 2008 la scuola che vedete oggi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Salutiamo l’istruttore e continuiamo a passeggiare su strada del Baraccone, dirigendoci verso Lama Balice. Finalmente riusciamo a raggiungere l’unico tratto di costa “libero”, dove alghe, rifiuti e sterpaglie la fanno da padrone. Inghiottito dall’erba e dalle bottiglie di plastica si trova poi un cartello che segnala il divieto di balneazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo indietro e continuiamo a costeggiare rimessaggi, campi coltivati e ville, alcune delle quali dalle forme particolari. Ancora una volta non riusciamo ad accedere al mare: un cancello grigio con quattro piccole cassette della posta ce lo impedisce: solo i residenti possono aprirlo, gli stessi che con della vernice azzurra hanno scritto sul muro la frase “marchettari attenti, vi mettiamo su internet”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Troviamo uno di loro per strada e gli chiediamo com’è vivere in quest'area di Bari. «A parte le “coppiette” che si appartano qui  – ci dice - è un posto tranquillo e silenzioso anche se a due passi c’è la tangenziale. Qui siamo in una terra di mezzo: non siamo né a Fesca né a Palese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«In realtà qui siamo ancora a Fesca – interviene il 30enne Nicola - anche se io mi sento un abitante di Palese. Per non sbagliarsi quando devo invitare amici a casa dico loro di raggiungere la zona dietro l’ex Chevron, l’attuale stazione di servizio Erg».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma neanche chi ci vive ha un’idea chiara sul nome del posto in cui ci troviamo. Andiamo avanti e a questo punto via del Baraccone ci porta di nuovo su via Napoli che diventando un po’ sopraelevata ci permette di osservare il litorale dall’alto in basso: anche se alla vista compare solo un grande rimessaggio. Ci stringiamo per far passare uno dei due bus che serve quest'area (è il 19, l’altro è il n.1), fin quando non incrociamo strada dello Speziale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Imbocchiamo la viuzza e sulla sinistra è difficile non notare una grande villa privata in pietra, dalla forma molto particolare. Ricorda infatti un piccolo castello con tanto di torre merlettata, dietro alla quale si trova persino una cappella. Si tratta della residenza estiva di un noto ingegnere di Bitonto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo su via dello Speziale ed eccoci di fronte all’entrata del lido privato “Il mare dentro”, conosciuto fin dagli anni 50 come “Lido amarissimo”, ovvero la spiaggia dei dipendenti delle Poste. Chiuso nel 2006 ha riaperto sei anni fa con un nuovo nome e una nuova gestione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte all’entrata dello stabilimento balneare si trova un piccolo passaggio che ci permette di accedere in una spiaggetta libera che separa l’ex lido dei postini dall’Area addestrativa Fesca. Si tratta della spiaggia dell’Esercito nata negli anni 30 su un terreno di 25mila metri quadri e dotata di 400 cabine e persino di una pineta. E’ denominata anche “Tiroavolo” perché ospita appunto un impianto di tiro.

Torniamo ora sulla complanare e dopo aver affiancato la scuola materna “Orlando” e l’entrata della spiaggia dei militari, la strada cambia nome: da via Napoli diventa via Nazionale. Ora siamo realmente a Palese. Non ci resta quindi che oltrepassare la tangenziale tramite un cavalcavia, per portarci dall’altra parte della statale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Superiamo l’impianto sportivo De Palo, uno dei primi della città a proporre partite di calcetto sull’erba sintetica e ci troviamo in una zona dominata da villette a schiera, costeggiate da strade rurali che muoiono una volta incontrati i binari della ferrovia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E tra queste ville ce n’è una bianca con una croce. Si tratta infatti di una chiesa: quella di Sant'Alberto, la parrocchia del “quartiere”. Ha la forma di un normale edificio, è qui dal 1973 e si affaccia praticamente sulla statale. Un’altra stranezza di questa “terra di mezzo” senza nome.  

(Vedi galleria fotografica)


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