La storia di Gaetano Serafino, l'ultimo guardiano del faro: «Ricordate mio padre»
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venerdì 11 gennaio 2013
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di Salvatore Schirone
Ma non altrettanto conosciuto dai baresi, che quasi più non notano la lama di luce che taglia la sera, offuscata dall'inquinamento luminoso della città, che lentamente negli anni ha soffocato la penisola di San Cataldo. Ma l'antica torre ottagonale del 1869 si erge ancora orgogliosa a sostenere la sua lampada a 66,40 metri dal mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lì vive con la sua famiglia, Gaetano Serafino, classe '55, l'ultimo guardiano del faro. Ci accoglie con gentilezza e un sorriso scavato da oltre 30 anni di solitudine e silenzio. Subito ci invita a salire in cima. Ci concede qualche tappa di riposo tra i 380 scalini che ci separano dalla lampada. Ne approfittiamo per fargli alcune domande.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si considera davvero l'ultimo farista?
In un certo senso sì, perché il signor Luigi Chiarella, con il quale condivido attualmente la reggenza del faro, è giunto come incaricato esterno trasferito dall'arsenale di Taranto. Andrà in pensione prima di me. Quindi sarò probabilmente io l'ultimo a lasciare questo mestiere. Tutto ormai è automatizzato e centralizzato dalle capitanerie di porto a livello nazionale. A noi spetta solo il compito della custodia e di intervenire in particolari circostanze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quali?
Ecco, ad esempio proprio oggi ho ricevuto un sms con il quale mi si chiedeva un intervento sul fanale di Monopoli. È stato segnalato un abbassamento del segnale luminoso. I cormorani, che in questi ultimi anni sono apparsi numerosi dalle nostre parti, hanno coperto di escrementi il pannello superiore. Dovrò salire per effettuare pulizie straordinarie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giunti in cima ammiriamo il panorama e Gaetano ci mostra la lampada.
Questa è l'ultima lampada alogena: mille watt per 120 volt. Quando si esaurirà verrà sostituita da una più moderna a led. Ma fino al 1987 la lampada era alimentata a gas: almeno una volta l'anno si doveva portare su una bombola di citilene del peso di 60 chili. Non esisteva un motore, la lampada ruotava grazie a un enorme peso che come un ingranaggio di orologio lentamente scendeva lungo la colonna centrale. Si doveva riavvolgere quotidianamente. Il farista doveva salire per accendere e spegnere e issare e ammainare la bandiera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma se va via la corrente elettrica?
Viene azionata automaticamente una lampada di emergenza posta sopra quella principale, che però ha un raggio di soli 12 miglia marittime. E comunque questo segnale non è più assolutamente necessario alla navigazione, nell'era del GPS. Può capitare anche che i fulmini non vengono scaricati a terra e facciano saltare tutto. E successo diverse volte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come si diventa faristi?
Con un regolare concorso. Lo feci nel 1978. Si accedeva con la semplice licenza elementare. Io avevo il diploma di perito industriale. E lo vinsi. Seguirono sei mesi di addestramento a La Spezia, che ebbi il privilegio di svolgerli in compagnia di quella che divenne la prima donna farista della storia, Rita Di Loreto, oggi in pensione. Poi sono stato nei fari di Vieste, Santa Maria di Leuca, Taranto, e dal 1987 sono qui. Con la mia famiglia, mia moglie Luciana, e i miei due figli: Michele di 20 anni e Gaia, che frequenta il liceo linguistico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma qui a San Cataldo lei è succeduto a suo padre ...
Sì. I faristi possono chiedere di essere trasferiti nei fari che desiderano. La mia domanda fu accolta. Mio padre, dopo il pensionamento, ha continuato a vivere in un appartamento qui vicino e ogni giorno veniva al faro. Lo ha fatto quasi fino all'ultimo giorno di vita, fino a quando la malattia lo ha costretto a letto. Sono stato sempre con lui. Da piccolo nel faro dell'isola di San Andrea a Gallipoli, ricordo quando la maestra in barca mi veniva a far scuola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gaetano ci mostra orgoglioso le foto e le croci di guerra del padre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Michele Serafino è stato un eroe della seconda guerra mondiale. Nel '42 si trovò nel pieno della "battaglia di mezzo giugno". Era a bordo dell'incrociatore Trento, quando venne affondato da un sommergibile britannico. Dopo diverse ore in acqua venne portato in salvo insieme con 200 superstiti dei 1.200 che componevano l'equipaggio. Farista dal '53 all' '87, il 27 dicembre 1982 ricevette dal Presidente della Repubblica l'onorificenza di Cavaliere al merito. E ora la città si dimentica di lui.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In che senso?
Nel 2009, subito dopo la morte di mio padre avvenuta il 1° giugno, mio figlio, che porta il nome del nonno, con una petizione cittadina raccolta dall'associazione "San Cataldo" chiese al Sindaco di Bari di dedicare la strada del faro alla sua memoria. Dopo 4 anni non abbiamo avuto nessuna risposta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci mostra la domanda e la petizione popolare:
"Affinché sia cambiata la titolazione dell'attuale via Tripoli in Michele Serafino, guardiano del faro dal 1 luglio 1970 a memoria dell'alto valore murale e civico".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Volentieri rigiriamo al sindaco questa umile richiesta, con le parole che Michele Serafino junior rivolse proprio a Emiliano nella sua lettera di quattro anni fa: «Per mio nonno il faro era tutto. Che il ricordo del guardiano del faro rimanga scolpito nella mente e nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone
I commenti
- luciano - auguri Serafino
- Nico - Buongiorno Professore. Buon servizio. Grazie. A ben rivederci Nico Tomasicchio.
- Antonio - Buon lavoro Gaetano amico mio.e auguri