di Angela Pacucci - foto Antonio Caradonna

Ville, masserie storiche, stradine sorprendenti: i tesori nascosti di via Bitritto
BARI - Una strada attraversata ogni giorno da migliaia di auto, ma i cui tesori sono sconosciuti a quasi tutti gli abitanti di Bari: è il paradosso di via Bitritto, arteria che collega la tangenziale al quartiere Picone. In pochi infatti sanno che tra il “mitico” stabilimento della birra Peroni e il santuario di Santa Fara, sorgono raffinate ville abbandonate, imponenti masserie e una stradina di campagna dalle mille sorprese. (Vedi foto galleria)

Del resto siamo non lontani da luoghi dalla grande storia come Torre Tresca e Lama Picone e da aree come quella che sorge attorno allo Stadio San Nicola, contraddistinte dalla massiccia presenza di storici edifici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Imbocchiamo la via venendo dalla circonvallazione e dopo appena 500 metri, sulla sinistra, eccoci davanti a due colonne sormontate da capitelli che racchiudono un cancello verde: si tratta dell’ingresso della splendida villa Elena.  E’ una struttura in stile liberty (come la vicina villa Torrebella) sottoposta a vincolo della Soprintendenza, ma di fatto abbandonata a se stessa. Immersa in un verde poco curato, si sviluppa su un solo livello sormontato da un grande torrino cubico. Presenta una facciata tripartita da paraste e al centro grandi archi architravati, tutti elementi bianchi che ben si abbinano con le sue pareti rosse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Praticamente di fronte sorge un’altra villa disabitata. L'inferriata d'ingresso, contraddistinta da un cartello di messa in affitto, ha un insolito motivo centrale che ricorda la forma di un calice ed è fiancheggiata da colonne con volute squamate. La facciata principale è di un austero color sabbia ed è tripartita da lunghe paraste con capitelli decorati posti appena sotto il fregio lineare e scanalato che gira intorno a tutta la dimora. Anche qui ci troviamo davanti a un immobile di fine 800/inizio 900 che ha conosciuto sicuramente tempi migliori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo il nostro itinerario, scorgendo in lontanza la recente zona residenziale di via Marco Partipilo che crea uno strano contrasto con le antiche case appena visitate. Ma poco prima di giungere in prossimità dei nuovi palazzoni, sulla sinistra notiamo l'inizio di un viale alberato apparentemente anonimo, chiuso al traffico da una sbarra gialla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La stradina sterrata, di cui non si vede la fine, è introdotta da due colonne sulle quali sono riportati due nomi: “Lattanzi” e “Arbinetto”. Decidiamo di intraprendere il viottolo che si rivela alquanto suggestivo. In alcuni tratti gli alberi laterali filtrano completamente la luce del sole, in altri si passeggia a pochi metri da distese profumate di margherite e papaveri da cui spunta solitaria alle nostre spalle la cupola della chiesa di Santa Fara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Superiamo un cancello intermedio incontriamo due pagliari, costruzioni di muretti a secco un tempo utilizzate dai contadini come deposito di attrezzi. Siamo praticamente in campagna, anzi su una lama: la Marchesa, una deviazione di Lama Lamberti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Passiamo sotto un ponticello ferroviario e a un certo punto vediamo in lontananza quella che sembra essere una masseria. Ci avviciniamo e con nostra grande sorpresa troviamo due edifici celati da una fitta selva di ulivi. Il primo, bianco e decisamente più moderno, è recintato da alte mura e un cancello in ferro battuto contenuto da due colonne squadrate su piedistallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La seconda struttura è invece nascosta da possenti mura, con un bel portale a tutto sesto inquadrato con bugnato a cuscinetto rustico. L'ingresso è sovrastato da uno stemma a forma di mandorla racchiuso lateralmente da due volute gemelle e nella parte superiore da due putti. E’ l’emblema dei Lattanzi, proprietari di questo immobile: la masseria Arbinetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di un complesso risalente al XVII-XVIII secolo ma rifatto completamente nel 1894. Di quest’anno è anche l’edificazione della cappella di famiglia di color rosso che si affianca al portone d’ingresso. La chiesetta esibisce un'entrata architravata con un cuspide triangolare, mentre sulla trabeazione è ben visibile la dedica alla Regina del Santissimo Rosario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proviamo a citofonare ma non ci risponde nessuno. Peccato. Non ci resta allora che proseguire il viale che scopriamo sbucare su strada Santa Caterina e tornare a quel punto indietro rituffandoci su via Bitritto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Procediamo per altri trecento metri fino a osservare sulla destra la chiesa di Santa Fara, costruita nel 1975 con gusto neoclassico. E’ l’edificio simbolo di questa zona, dove il “nuovo” si sta pian piano andando ad accostare a un “antico” che nonostante vincoli e bellezza giace abbandonato e nascosto ai bordi di una strada.  

(Vedi galleria fotografica)


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