di Nicola Paparella

I cinesi: chiusi e diffidenti, ma tra i giovani c'è chi si sente ''barese''
BARI - Rumeni, albanesi, africani, albanesi, indiani: a prescindere dalla nazionalità, non è raro trovare immigrati desiderosi di "immergersi" nella società italiana, in quanto membri di comunità più o meno propense all'integrazione. Ma il discorso si inverte nel caso dei cinesi, tradizionalmente chiusi e autoreferenziali, diffidenti nei confronti degli stili di vita tipici dell'Occidente e persino poco interessati ad apprendere la lingua del luogo che li ospita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E Bari, con i suoi circa 650 residenti provenienti dalla grande nazione asiatica, non fa eccezione: a confermarlo sono tre ragazzi che da un paio d'anni hanno messo sotto la lente d'ingrandimento questa "misteriosa" etnia. Si tratta di Laura Rotunno, Ermes di Salvia e Anna Giulia D’Onghia, autori del Mic, acronimo di Made in China, progetto che vuol mettere in luce l'impatto che ha avuto la cultura del Paese più popoloso al mondo nella vita del capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Abbiamo voluto rappresentare la convivenza tra due civiltà così diverse attraverso tre brevi video - spiega Annagiulia -. Per farlo però siamo riusciti a intervistare quasi esclusivamente cinesi di seconda generazione, quindi non quelli emigrati dalla madrepatria anni fa, la “prima ondata” per così dire, ma i loro figli. Molti di loro vanno a scuola con gli studenti baresi, escono la sera e conoscono gente: generalmente dunque tendono ad aprirsi di più rispetto ai loro genitori, molto reticenti a raccontare le proprie storie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una piccola crepa nella proverbiale riservatezza dei cinesi, dovuta probabilmente all'aumento delle prospettive lavorative. «La maggior parte di loro approda a Bari e apre un negozio, ce ne sono parecchi per le vie della città - sottolinea Laura - ma non tutti i giovani intendono proseguire il lavoro dei loro cari. Alcuni di loro provano a cambiare mestiere o quantomeno si iscrivono all'Università per gestire in modo più efficiente l'attività commerciale di famiglia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La differenza generazionale non è comunque così netta. «Un esempio è la Comunità evangelica di Modugno - prosegue la ragazza - dove ogni domenica una settantina di fedeli di ogni età si riuniscono cantando, giocando a ping pong e mangiando assieme dopo la messa. Lo scorso 19 febbraio hanno festeggiato il Capodanno cinese con i loro piatti tipici, compresa la marmitta mongola, un pentola di ottone munita di braciere e colma di brodo, nella quale ciascun commensale immerge la pietanza che desidera cuocere. La loro vita sociale insomma è molto attiva, seppur prediligano avere a che fare quasi sempre con i loro connazionali: il legame con la terra d'origine è fortissimo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Gli ideatori del Mic hanno però scovato una simpatica anomalia: si tratta di Jin (nella foto), giovane 23enne che di cinese sembra avere solo gli occhi a mandorla. Giunta in Italia quando aveva solo 6 anni, compare in una delle clip del progetto rivelando un deciso accento barese e dei modi di fare ben poco "orientali".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La ragazza, laureata in Economia e Commercio, si racconta senza timore davanti alle telecamere mentre passeggia sulla spiaggia di Pane e pomodoro. «Arrivai a Bari nel 1997, dove tempo prima si era trasferito già mio padre che ha aperto un negozio di articoli casalinghi - riferisce la fanciulla -. Oggi parlo bene l'italiano e il dialetto di Zhejiang, la provincia in cui sono nata e dalle quale provengono la maggior parte degli immigrati. Il cinese vero e proprio invece è difficile anche per me».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È lei stessa a definirsi "atipica" e "baresizzata". «Rispetto ai miei connazionali sono diversa - incalza Jin sorridendo -. Io studio, loro lavorano. Io esco solamente con ragazzi baresi, loro se la fanno solo con amici cinesi. Io ho un fidanzato italiano, loro stanno con ragazzi cinesi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E i suoi tratti somatici non passano inosservati. «Vorrei sentirmi italiana - evidenzia la giovane - ma ogni volta che mi guardo allo specchio, ogni volta che incrocio lo sguardo curioso di qualcuno, ogni volta che qualche "cozzalo" mi prende in giro per le mie origini, riscopro che non è così. D'altra parte le mie amiche dicono che sono la cinese più ambita di Bari: non se ne vedono in città altre ragazze come me che escono la sera o fanno tardi la notte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quanto alla diffidenza della sua comunità, il suo è punto di vista privilegiato. «I cinesi che si spostano in una terra straniera trovano conveniente chiudersi con i conterranei nelle loro tradizioni e abitudini - dice la 23enne -. Gli italiani sono certamente più espansivi e di fronte a una cultura così singolare si mostrano talvolta sospettosi, gelosi e razzisti, dicono che rubiamo il lavoro. In realtà la nostra coesione ci permette di sopportare meglio la crisi economica: se un cinese chiede a un suo conterraneo un prestito lo ottiene senza alcun interesse, è una questione di fiducia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nonostante ciò Jin, che tra un esame e l'altro ascolta Lucio Dalla e Mina, non vuol sentir parlare di tornare in Patria: «Molti baresi vorrebbero lasciare la loro città, ma con un mare così per me sarà impossibile andarmene».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui il sito del Mic e il video in cui Jin si racconta con un deciso accento barese.


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  • Nicola Perchiazzi - Se tutti i ragazzi di etnia cinese, nati qui o arrivati in tenera età, fossero come questa splendida ragazza, saremmo tutti orgogliosi di avere una nuova componente barese. Per me è bellissimo sentire parlare una persona di etnia extracomunitaria con il nostro tipico modo di esprimerci. Io conosco un ragazzo svedese, che parla benissimo il dialetto barese (ha sposato una barese ma vivono in Svezia) e tutti i conoscenti ed amici, quando vengono per l'estate, chiamano: Ba' Giuann. Lui qui è completamente a suo agio.


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