di Marianna Colasanto

​I galleristi: «A Bari assenza di spazi e iniziative, è dura per i giovani artisti»
BARI - «Bari non è fertile dal punto di vista artistico. Non si sono create iniziative interessanti che si sono sedimentate nel tempo e non ci sono spazi pubblici in cui i cittadini possano abituarsi ad ammirare le opere. In questo modo per gli artisti baresi diventa difficile costruirsi un pubblico e un mercato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parola di Mara Nitti, 33enne barese proprietaria di una delle gallerie d’arte presenti nel capoluogo pugliese. È proprio a loro, ai galleristi, a coloro che vendono i dipinti e sculture, che abbiamo chiesto lo stato di salute dell’arte figurativa a Bari. La città riesce a sfornare giovani artisti promettenti? C’è un mercato dell’arte nel capoluogo pugliese? Da ciò che ci hanno detto questi esperti, purtroppo la risposta è no.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo problema è legato alla formazione dei giovani artisti baresi. L’Accademia di Belle Arti, l’istituto cioè che dovrebbe sfornare nuovi talenti, appare troppo slegato dal territorio. «C’è poco contatto tra il mercato, la città e l’Accademia – afferma il 59enne gallerista Guido Migheli -.  Si tratta di una scuola che soffre dell’assenza di spazi in cui gli studenti possano esporre i loro lavori dando la possibilità a noi galleristi di valutarli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dello stesso parere è il 36enne Angelo Pastore. «Quello che l’Accademia di Bari potrebbe fare, come avviene in molte città d’Europa – sottolinea il giovane gallerista - è quello di prendere in gestione un luogo in disuso, che ne so un bene sottratto alla mafia, rimetterlo in sesto e metterlo nelle mani dei propri studenti. Si creerebbe così uno spazio dove non solo pittori e scultori, ma anche ad esempio architetti, possano incontrarsi per dare vita a dialogo e contaminazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il risultato della debolezza dell’Accademia – conferma Mara Nitti – è che i migliori studenti dopo la triennale vanno via da Bari per andare a studiare a Roma e a Milano. Infatti gli artisti che espongo sono magari di origini baresi ma non vivono in Puglia, come ad esempio Giuseppe Abate, Luigi Massari, Francesco Arena e Luigi Presicce. Alla fine noi ciò che facciamo è spostarci a Torino o Milano per andare a visitare fiere di settore, luoghi dove abbiamo la possibilità di conoscere non solo artisti ma anche curatori d’arte che da Bari non passerebbero mai. Per questo gli “spazi” diventano fondamentali per mettersi in mostra, ma nel capoluogo pugliese sono assenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


L’unica possibilità per i giovani artisti baresi è quindi quella di essere segnalati da qualcuno del settore, mentre non sembra funzionare l’idea di presentarsi direttamente dal gallerista. «Gli artisti che esponiamo ci vengono suggeriti da colleghi curatori o da altri artisti di nostra conoscenza – ammette la Nitti -. Sono rari i casi in cui abbiamo esposto le opere di artisti che si sono presentati qui da noi con il loro porfolio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Certo, dove non arriva l’Accademia potrebbero arrivare le Istituzioni, che però dal punto di vista artistico continuano a fare molto poco. «Quello che manca a Bari è una “casa madre”, ovvero un museo, una fondazione che possa dare spazio al bello, organizzando mostre in maniera continua – prosegue la 36enne gallerista Antonella Spano –. Solo così si potrebbe dare una chanche ai giovani e in più abituare la cittadinanza all’arte, che per essere compresa e apprezzata va fruita costantemente, vissuta come parte della quotidianità di un territorio. È come se la città desse poca fiducia all’arte e per questa ragione chi lavora in questo campo tende a chiudersi in un bozzolo. Per loro è dura».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sì, manca una politica culturale in città – conferma la 29enne gallerista Gaia Valentino - i giovani artisti non hanno la possibilità di evolversi, non hanno stimoli. Fino a quindici anni fa Bari ospitava grandi mostre come quella di Chagall o Modigliani, ma è un po’ di anni che la città ristagna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In realtà ciò che sembra assente è anche la presenza di figure in grado anche di attrarre interesse verso la “Bari culturale”. Tutti i galleristi fanno infatti il nome di Marilena Bonomo, scomparsa nel 2014 e fondatrice dell’omonima galleria che per anni è stata un vero e proprio punto di riferimento dell’arte a Bari. «Grazie alla Bonomo – conferma Gaia Valentino – abbiamo avuto a Bari curatori e artisti di fama internazionale. A lei dobbiamo il murales di Sol Lewitt, artista contemporaneo di fama mondiale, che è esposto ancora in Sala Murat. E’ vero, forse anche noi galleristi dovremmo cercare di lavorare maggiormente sul risveglio culturale della città».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per concludere ecco una lista di alcuni nomi di giovani artisti baresi che i galleristi ci hanno fatto. Chissà che tra di loro, nonostante le difficoltà, non si nasconda un nuovo Pino Pascali: Mariantonietta Bagliato, Pamela Campagna, Daniela Corbascio, Tony Fiorentino, Gianmaria Giannetti, Eugenio Lopopolo, Fabio Mazzola, Pierpaolo Miccolis, Davide Partipilo, Antonio Pasquale Prima.


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  • Daniela - Ho letto con molto interesse l’articolo. Quanto scritto corrisponde esattamente ai temi da me proposti con il progetto artistico-culturale sul “Caffè Letterario” presentato nel corso di numerosi incontri tenuti presso l’Urban Center del Fortino, nel periodo 1 Aprile - 31 Luglio 2015. Gli incontri, promossi e seguiti dall’Assessora all’Urbanistica del Comune di Bari prof.ssa Carla Tedesco, si sono tenuti in occasione del processo partecipativo per la riqualificazione della ex Caserma Rossani attraverso il progetto Ri-Accordi Urbani. Attualmente un’associazione, di cui faccio parte, si sta occupando della sua realizzazione. Il progetto non a caso è stato chiamato “IntegrARTE” in quanto, oltre a voler dare risposte concrete alle istanze evidenziate nell’articolo, si propone l’ambizioso scopo sociale di promuovere, attraverso l’arte, l’integrazione etnica, sociale e generazionale, grazie alla conoscenza ed alla valorizzazione delle diversità. Il progetto con la sua originalità intende essere un LABORATORIO ARTISTICO ed insieme una GALLERIA D’ARTE in una sorta di work in progress e inoltre propone la realizzazione di un polo del collezionismo nella città di Bari. Per chi desiderasse saperne di più, può trovarlo pubblicato sul sito Ri-Accordi Urbani (www.riaccordiurbani.it). Daniela Ida De Cambio


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