di Francesco Sblendorio

Le ''pantere'' portano Bari in meta: quando il rugby si tinge di rosa
BARI - Le “pantere” partono da Bari per conquistare l’Italia. Pantheress Rugby Girls Team è il nome della prima squadra di rugby femminile nata in Puglia ammessa a disputare campionati di livello nazionale. Era il 2010 quando Mirko Cellamare, ex rugbista, pensò di sperimentare a Bari la versione femminile di uno sport da sempre visto come tipicamente maschile. Da allenatore – presidente delle “pantere” ha dimostrato che scontro fisico, mischie, corse verso la meta non sono solo roba da uomini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Annamaria Giangregorio, 24 anni, è il capitano di questa squadra e ha fatto del rugby una vera e propria ragione di vita. «Fu il mio ragazzo, rugbista, a “iniziarmi” a questo sport. – racconta Annamaria - Ora con le Pantheress giriamo l’Italia. Siamo l’unica squadra pugliese con una società alle spalle. Per il resto, nella nostra regione, al momento, esistono solo gruppi di ragazze che si ritrovano per giocare a rugby in modo dilettantistico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ciò che emerge con forza dal racconto del capitano barese e di Miriam Allegra, ex giocatrice, è lo spirito sportivo, che domina assoluto. «Il calcio è uno sport da uomini giocato come bestie. Il rugby è uno sport da bestie giocato come uomini». È un motto diffuso tra gli appassionati della palla ovale. E vale anche per le donne. «Lo scontro violento c’è – ammettono – ma tutto finisce lì. A fine partita, come tradizione vuole, c’è il terzo tempo: le due squadre, che in campo si sono date battaglia, vanno a festeggiare insieme, mangiando e bevendo in totale amicizia e spirito sportivo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La rivalità esiste, ma sempre nei limiti della sportività. «Nella stessa squadra  - sottolinea Miriam - convivono giocatrici dilettanti e altre che intendono fare rugby a livello più agonistico e professionale». «Ma durante le partite – continua Annamaria – c’è cooperazione: tra ragazze c’è meno individualismo rispetto ai maschi e l’aggressività che buttiamo in campo è funzionale al gioco di squadra».  


Per questo entrambe pensano che il rugby sia uno sport altamente educativo, che vorrebbero far praticare ai loro futuri figli. «E quando lo lasci – ammette Miriam, che è uscita dalla squadra l’anno scorso per impegni di studio – ne senti davvero la mancanza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi le Pantheress, che nei primi anni giocavano allo stadio Della Vittoria di Bari, si sono trasferite a Modugno. «I soldi sono pochi – sottolinea Annamaria– la squadra va avanti grazie a qualche sponsorizzazione e a tanto autofinanziamento».  

Ma nonostante tutto si stanno ritagliando un ruolo di prestigio nel panorama della Federazione Italiana Rugby. Il 27 gennaio scorso hanno portato per la prima volta in Puglia un evento di rugby a 7 femminile di portata nazionale. Attualmente partecipano alla Coppa Italia, per la quale sono inserite nel girone con le compagini campane e calabresi. «A maggio andremo a Roma per le fasi finali – annuncia il capitano – e incontreremo squadre di tutta Italia. L’obiettivo del rugby a 7 – continua – è quello di invogliare nuove ragazze a intraprendere questo sport: al momento siamo 13, dai 17 ai 35 anni»
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A livello nazionale, la principale competizione di rugby femminile è il campionato “élite”. Nato nel 1985 e reso ufficiale nel 1991, oggi vede protagoniste 11 squadre. Dominatrice assoluta è la Red Panthers Benetton Treviso, già 23 volte campione d’Italia. Inarrivabili? Chissà. In fondo sempre di “pantere” si tratta. Alle nostre “feline” non resta che combattere e sognare.


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