Libri, giornali, fiori e pentole: la storia degli antichi e immortali "chioschetti dell'Ateneo"
Letto: 6671 volte
giovedì 10 settembre 2020
Letto: 6671 volte
di Gaia Agnelli e Mattia Petrosino
Da decenni e decenni questi immortali “street shop” rispondono alle necessità dei giovani che animano il luogo di studio, rappresentando nel contempo una singolarità all’interno del murattiano, quartiere caratterizzato da eleganti esercizi commerciali. Anche se in realtà da vent’anni a questa parte i chioschi hanno cambiato la propria immagine, adeguandosi a uno stile più sobrio e classico com’è quello dell’attiguo Ateneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo quindi andati a trovare questi negozi situati “in mezzo alla strada” per conoscere la loro storia. (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio comincia nel prolungamento di via Nicolai, strada che prende il nome dall’area verde che costeggia: piazza Umberto. All’incrocio tra quest’ultima e via Sparano, si trova “Libri & Libri”, attivo dal 1943. Subito risaltano agli occhi il color grigio scuro, il tetto spiovente e lo stile antichizzato del chiosco, che ricorda alcuni edifici di inizio 900.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’edicola è anticipata da un bancone sul quale sono esposti una serie di testi, oltre a qualche vinile. Dietro si sviluppa il coloratissimo prefabbricato pieno zeppo di volumi, tra i quali con fatica si apre un piccolo varco in cui trova posto il proprietario: il 58enne Beppe Iavarone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Tutto nasce dalla passione per la lettura che da sempre caratterizza la mia famiglia – racconta emozionato –. Nel 1990 ho infatti ereditato questa attività da mio padre Alberto, il quale a sua volta negli anni 70 l’aveva rilevata dal fondatore: il signor Fortunato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il commerciante ci mostra una foto in bianco e nero che vede il papà all’interno di un “locale” ben diverso da quello attuale, con un semplice tendone a proteggere il bancone. Infatti, come detto, il Comune all’inizio del nuovo millennio ha imposto ai chioschi di uniformarsi all’aspetto solenne del vicino Palazzo dell’Ateneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima del resto l’esercizio non aveva nemmeno un nome: ha assunto quello attuale nel 1994, quando Iavarone gli ha dato la stessa denominazione della sua libreria aperta nel frattempo in via Principe Amedeo. «Nel 2013 decisi però di chiudere quest’ultimo negozio: perché alla fine riscontravo più successo per strada – sottolinea il titolare –. Qui sono ancora libero di vendere libri fuori catalogo, a basso costo e addirittura usati, senza dover per forza proporre le nuove edizioni delle case editrici, attraendo così gli studenti che “abitano” l’Università».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo Beppe e proseguiamo per qualche decina di metri. Superata sulla destra la saracinesca tristemente abbassata dell’ex cartoleria Favia, la strada prende il nome di via Nicolai. E qui sulla sinistra si susseguono, tutti su uno stesso isolato, gli altri “street shop” che circondano l’entrata secondaria dell’Ateneo.
Il primo è “Chiosco Flor”, fioraio presente sulla strada dal 1980. Il prefabbricato, anch’esso antichizzato e di color marrone, è tutto in vetro e lascia quindi trasparire l’interno colmo di variopinti fiori, vasi e piante. Nell’atrio che precede l’ingresso ci accoglie la 40enne Rosa Colucci, circondata da gerbere, curcuma, girasoli, lisianthus e celosie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nel 1978 furono mio nonno Francesco e mia zia Carmela a dare il via all’attività, cominciando a vendere fiori in via Sparano, coperti da un semplice ombrellone – ci dice la proprietaria –. Due anni dopo, in seguito alle lamentele dei negozianti, furono però costretti a trovare una sede più stabile, trasferendosi qui. E fu in questo piccolo locale che, già da bambina, iniziai a imparare il mestiere. Esperienza che mi ha permesso tre anni fa di prendere il posto dei miei parenti per gestire tutto da sola».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i clienti più frequenti ci sono naturalmente gli universitari. «La nostra fortuna è proprio quella di lavorare accanto all’Ateneo – sottolinea la donna –: tra le richieste più frequenti ci sono infatti bomboniere per lauree e corone d’alloro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accanto, sul marciapiede, si trovano sedie da spiaggia e sdraio: sono gli articoli estivi di “Casa Jò Trade”, luogo in realtà deputato alla vendita di stoviglie: pentole, piatti, tazze, insalatiere. Anche questo negozio risulta completamente rifatto: da un gazebo bianco si è trasformato infatti in un chiosco grigio scuro dal tetto spiovente in stile liberty.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La vena commerciale ha sempre caratterizzato la mia famiglia – esordisce il 60 enne Giovanni Tisti, gestore dell’attività –. Nel 1940 fu mio padre Leonardo a cominciare a vendere come ambulante a Bari Vecchia e io a 7 anni iniziai ad affiancarlo. Nel 1979, ritrovandomi solo senza papà, decisi di stabilizzarmi aprendo una bancarella in via Nicolai dove ora vi è un garage, anche se mi discostai dagli oggetti da cucina per proporre orecchini e borse di cuoio, più semplici da trasportare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma Giovanni non abbandonò mai il pensiero di riprendere l’attività del genitore e così nel 1986 ricominciò a offrire ai suoi clienti gli storici utensili casalinghi, spostandosi nell’attuale posizione. «In questi anni ho fatto leva soprattutto sul rapporto qualità-prezzo – precisa Giovanni –, giocando anche sulla clientela universitaria, dato che ci sono parecchi fuorisede che ne approfittano per comperare ottime stoviglie spendendo poco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E salutandoci conclude: «Casa Jò Trade non finirà con me, visto che i miei figli Davide e Noemi si stanno già dedicando con passione a portare avanti la tradizione di famiglia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Altra chiosco tramandato di generazione in generazione è quello dell’edicola dei giornali, che troviamo appena superato l’ingresso dell’Ateneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si presenta come un vistoso tetto rosso sotto il quale, tra le riviste, spunta il viso del proprietario, il 66enne Paolo Tamburello. «Questo esercizio fu fondato dal mio bisnonno Paolo De Santis nel 1940, anche se fino a una quindicina d’anni fa era ubicato pochi metri più avanti, accanto al Palazzo Delle Poste – ci spiega l’uomo, subentrato nella gestione nel 1975 –. L’essere accanto all’Università è strategico: permette di rinnovare ogni anno la clientela».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E infine prima di arrivare all’ingresso del parcheggio situato sotto piazza Cesare Battisti, facciamo la conoscenza del 40enne Lorenzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su un banchetto azzurro coperto da un ombrellone bianco, vende gli oggetti più disparati: occhiali da vista, torce, pile, cacciaviti, accendini da cucina e soprattutto orologi. Lui è qui da dieci anni, anche se è ancora un ambulante: ogni sera chiude tutto e sbaracca, in attesa un giorno di avere un chiosco tutto suo, come gli altri antichi “street shop” dell’Ateneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Vito Petino - La strada è sempre palestra di piccole attività commerciali, che a volte diventano grandi. Nella Bari dell'8-900 i casi sono stati tanti...