di Salvatore Schirone - foto Antonio Caradonna

Sotto una scuola i resti della fabbrica Murari: lì dove si creavano le carte napoletane
BARI – C’era un tempo, agli inizi del 900, in cui tutto il centro di Bari era circondato da fabbriche: dal “Quartierino” alla zona della Fibronit,  da San Pasquale a Libertà, fino ad arrivare all’area compresa tra il lungomare Vittorio Veneto e via Napoli, si trovavano enormi edifici atti alla produzione di qualsiasi manufatto. Poi con l’espansione urbanistica della città iniziata nel Dopoguerra, queste fabbriche furono dismesse e trasferite in molti casi nella Zona Industriale creata ad hoc. La maggior parte degli edifici furono demoliti, anche se non è raro ancora oggi imbattersi nei resti di antiche strutture che rappresentano veri e propri pezzi di archeologia industriale dal fascino indiscutibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di industrie ce n’erano tante e di vari tipi, ma una più delle altre si differenziava per la particolarità del prodotto “sfornato”: era la cartiera poligrafica Guglielmo Murari, quella in cui per decenni furono create, prodotte ed esportate in tutta Italia le carte da gioco. Sì perché in pochi sanno che le “carte napoletane” nacquero proprio a Bari. E noi abbiamo individuato quel che ancora resta di visibile dell’edificio che ospitò la prestigiosa fabbrica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Partiamo dal principio. Il ventenne Gugliemo Murari giunge a Bari nel 1867 con suo padre Luigi che in seguito all’occupazione austriaca della loro città, Vicenza, aveva deciso di trasferire qui la sua piccola e mai decollata fabbrica di carte da gioco. Guglielmo si separa presto dal padre e dopo varie aperture in via Sparano e corso Cavour ad angolo con via Zuppetta, nel 1900 riesce finalmente a mettere in piedi un vero stabilimento industriale su un’area di 20mila metri quadrati ubicata sulla via di Valenzano (ora via Re David).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lui ha un sogno: sostituire la vecchia lavorazione “a mano” con innovativi macchinari tipografici, unificando i vari formati di carte da gioco regionali in un mazzo unico per tutto il Paese. Un’idea che riuscirà a mettere in pratica: le macchine si metteranno in moto nel 1905 e arriveranno a produrre fino a due milioni e mezzo di carte da gioco all’anno esportate in tutto il Regno d’Italia. Un’attività gloriosa che resterà in piedi fino al 1930.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma che cosa resta di questo enorme stabilimento industriale? Dal Dopoguerra in poi il quadrilatero compresa tra via Re David, via Postiglione, via Amendola e San Marcello è stata trasformata in area scolastica. In questa una grande zona di verde e ville storiche sono nati il Politecnico, il Campus e tutta una serie di istituti superiori:  dal Panetti al Romanazzi al De Lilla. E molte di queste scuole sono state alloggiate proprio nei vecchi edifici industriali opportunamente ristrutturati. Ad esempio il Panetti e il Romanazzi sorsero negli anni 50 in alcuni edifici dell’ex lanificio Scoppio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ed è tra le sedi di queste scuole che ci siamo inoltrati alla ricerca di qualche segno che ci parlasse della cartiera Murari. Lo abbiamo trovato in via Celso Ulpiani, lì dove tra il Romanazzi e il De Lilla sorge una vecchia struttura. «Si tratta di una nostra vecchia sede che ora ospita una succursale dell’istituto Perotti», ci spiega il professor Saverio Pansini che insegna al Romanazzi, invitandoci ad entrare attraverso un cancello che è sempre aperto. (Vedi foto galleria)

Il murale dipinto sulla facciata che dà sulla strada, gli intonaci rifatti, le pitturazioni recenti e la scala antincendio celano con difficoltà l’evidente antichità dell’edificio, che in più punti mostra i tiranti di acciaio di rinforzo. Pansini ci ricorda che prima del Romanazzi l’edificio aveva ospitato una precedente scuola, l’istituto di avviamento professionale femminile "Elena di Savoia" sorto nel 1930. Si tratta quindi sicuramente dell’edificio più antico dell’intero campus scolastico e l’anno coincide perfettamente con la chiusura della cartiera Murari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta quindi che visitare l’edificio, accompagnati dal custode Vincenzo Paradiso. Le sale adibite ad aule sono state tutte ristrutturate, ma le zone riservate ai docenti e ai servizi mostrano ancora l’originaria struttura: soffitti a volticine ed enormi finestroni ad arco diversi da tutte le altre costruzioni vicine. Ma la scoperta più interessante la facciamo visitando gli scantinati. Il bidello ci apre un cancello tenuto sempre chiuso e interdetto a studenti e insegnanti e ci fa accedere al sottoscala.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui, su una parete ostruita da un vecchio banco scolastico, si trova uno strettissimo passaggio nel muro. Entriamo facendoci largo tra detriti, mattoni e faldoni polverosi e ci troviamo su una scaletta che ci fa scendere in un immenso sotterraneo formato da più sale con i soffitti a botte. Sembra di essere in un film in cui piccoli passaggi segreti permettono di catapultarsi in un’altra dimensione sfidando i concetti di spazio e tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutto intorno a noi finestroni da cui entra pochissima luce, tubazioni dismesse, muri di tramezzo, passaggi murati e una vecchia scala. Qui dovevano trovarsi i depositi dell’antica cartiera. «Qualcuno dice che questi sotterranei arrivino, per gallerie collegate, fino alla stazione ferroviaria», ci racconta il custode.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciamo il sotterraneo per ritornare in superficie, consci di aver scoperto qualcosa di cui nemmeno i migliaia di ragazzi che nel corso dei decenni hanno studiato qui conosce l’esistenza: una Bari antica, industriale, affascinante e sotterranea.  

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  • Michelangelo Nitri - Gentile dr. Schirone,a nome di tutta la Famiglia Nitri -o per meglio dire dei Nipoti Nitri viventi- La ringraziamo per il professionale servizio giornalistico relativo alle gloriose Cartiere Murari, che videro ns. nonno Michelangelo, primo Direttore e Procuratore dell'Azienda, nonchè artefice di numerosi successi nelle strategie aziendali della Famiglia Murari.- Purtroppo la ns. Famiglia non è mai stata citata nelle storia delle Cartiere , forse perchè anche la stessa Famiglia Murari, che lasciò la Puglia per altre Regioni, non ha lasciato traccia. Cosa che invece il sottoscritto che porta il nome del Nonno, per fortuna ho ereditato scritti e foto di quell'Azienda.- Ed il destino ha voluto che nel corso degli anni 60' mia sorella Florisa frequentasse l'Istituto Elena di Savoia ed io stesso il Modesto Panetti , camminando entrambi sui pavimenti dei locali aziendali sicuramente percorsi da ns. Nonno. E c'è di più , il mio primo lavoro da impiegato è stato in alcuni locali al piano terra di via Zuppetta , già sede della vecchia Azienda Murari, che come Lei ha precisamente evidenziato aveva la sua sede sino ai primi anni del '900 .- Mi farebbe oltremodo piacere conoscerLa. L'occasione mi è e ci è gradita per porgerLe i ns. auguri e fare i complimenti alla testata giornalistica Barinedita.-
  • Benny Maffei - Finalmente ho scoperto cosa ci fosse dietro quella grata! Quel palazzo ha ospitato la nuovissima, per l'epoca, sezione Ragionieri Programmatori era il 1980!
  • Francesco Quarto - Interessante e curioso l'articolo di Schirone che suggerisce intriganti sviluppi (i cunicoli sotterranei ...) per la conoscenza delle attività imprenditoriali della nostra città in epoca antica ... Barinedita ha già pubblicato contributi su temi simili e, come si vede e si auspica, di scoperte e aggiornamenti ne verranno sicuramente ancora ... avevo suggerito a Schirone l'indagine sul Murari e vedo che ne ha tratto un lavoro davvero interessante e utile; gli avevo fatto cenno anche a uno stabilimente della birra dreher in zona brigata regina ... chissà se ne potrà venir fuori un altro contributo. per chi volesse, infine, approfondire la vicenda Murari, suggerisco "La Manifattura delle Carte da Gioco di Guglielmo Murari" a cura di Nicola A. De Giorgi (Veglie, 2005). buona prosecuzione del vostro impegno alla riscoperta della nostra città
  • BARINEDITA - Gentile Francesco, dello stabilimento Dreher (ex filanda) abbiamo parlato in questo articolo, saluti: http://www.barinedita.it/storie-e-interviste/n2413-l%E2%80%99ex-filanda-costantino--una-%E2%80%9Ccattedrale-nel-deserto---che-si-staglia-su-bari-da-150-anni
  • Francesco Quarto - Torno a distanza di tempo con un nuovo breve commento ,,, in realtà non di un commento si tratta bensì di un "aggiornamento" bibliografico. Intanto prego scusare la mia autoreferenzialità ma questa volta devo necessariamente citare un mio lavoro: Tipografia : origini delle arti grafiche in Puglia / a cura di Angela Accarrino e Francesco Quarto. Di Marsico Libri, 2012. Nel volume compaiono alcune immagini delle matrici in legno usate per la stampa delle carte da gioco. SI tratta di un reperto storico, ma anche artistico, di grande interesse. Le matrici sono conservate presso il museo civico, dove le fotografammo in occasione della produzione di quel libro. Una visita al museo non può prescindere dall'ammirare quelle preziose "reliquie". saluti! ps: anche il beneamato Vito Antonio Melchiorre pubblicò tanti anni fa un breve contributo sul tema ... ma ora non ricordo le coordinate bibliografiche.


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