di Eva Signorile

Bari: giardini, fontane, libri e torri. E' l'ottocentesca Villa La Rocca
BARI – L’abbiamo scoperta visitando il suo splendido giardino delle rose. Al numero 27 di via Celso Ulpiani, nascosta in una strada poco trafficata, si erge un edificio del 1878: è villa La Rocca, ex residenza, attualmente di proprietà dell’Università di Bari (vedi foto galleria).

Dedicata ormai alla divulgazione del sapere scientifico, la villa non ha tuttavia perso il suo antico fascino, malgrado la forte rimodulazione degli spazi interni, ora occupati da diversi enti e associazioni culturali collegati all’Ateneo. Abbiamo avuto la possibilità di visitarla grazie al professor Eugenio Scandale che ci ha fatto da guida in qualità di presidente dell’Accademia Pugliese delle Scienze, istituzione scientifica barese fondata nel 1925 e che ha sede proprio nei locali al piano terra dell’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Allocata ai margini della parte più antica del quartiere San Pasquale, la residenza fu costruita in un’area in cui un tempo c’era solo campagna, secondo la moda del tempo che voleva che i cittadini più abbienti avessero un'abitazione subito fuori dalla città per potervi trascorrere le vacanze nei mesi più caldi senza però correre il rischio di interrompere i propri affari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I primi proprietari furono dei ricchi industriali di origine tedesca: i Marstaller. La loro origine straniera spiega anche un po’ l’aspetto mitteleuropeo della struttura, che si caratterizza per la presenza del “torrino”: un belvedere posto in alto e dal quale, un tempo, si poteva vedere anche il mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al corpo della villa si arriva dopo aver attraversato il viale d’accesso centrale, costeggiato dalle aiuole su cui spiccano cespugli di coloratissime lantane e i rami carichi della datura, l’alberello dai caratteristici fiori a forma di tromba. Il profumo che si sprigiona nelle ore serali non deve ingannare: la pianta è altamente tossica e può provocare allucinazioni, tanto da essersi meritata il nome di “erba del diavolo”. A destra del viale di ingresso si dipana un altro viale: proseguirà tutt’intorno fino a raggiungere il retro dell’antica residenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La struttura della villa non è simmetrica e mostra, in alto a destra, un nome: “Maria”, seguito da un numero romano. Ai tempi dei Marstaller infatti l’abitazione si chiamava proprio “Villa Maria”, poi diventata “La Rocca” quando fu acquistata nel 1920 dall’omonima famiglia barese. L’atto d’acquisto parla di una superficie totale di 445 metri quadri e di ben 28 stanze. Le ristrutturazioni interne sono state tali che oggi è difficile immaginare come fosse un tempo. Di certo, le stanze al pian terreno erano adibite a funzioni di rappresentanza e quelle al piano superiore erano invece dedicate alla vita di famiglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora, al pian terreno, a sinistra dell’ingresso si trova la piccola sala congressi, contornata da stampe botaniche che ci ricordano la presenza, fra le associazioni culturali presenti, dell’Accademia dei Georgofili che si occupa appunto dal 1753 di tutela dell’ambiente. Proseguendo invece sulla destra, gli scaffali carichi di libri schermati da pannelli di tela ci avvisano che siamo nei locali dell’Accademia delle scienze, come confermato dalla scritta posta in alto su una porta. Da qui si accede alla biblioteca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ospitiamo quasi 11.600 volumi – spiega Scandale – testi principalmente di carattere scientifico-medico, ma non solo. Per la maggior parte si tratta però di collezioni di riviste specialistiche». L’ambiente è lindo e luminoso, grazie alle finestre che si aprono sul fondo. Sui muri laterali si rincorrono scaffali di libri, mentre dalle due pareti rimaste, si fronteggiano due quadri: un ritratto di donna con bambino a firma di Giacomo Grosso da una parte, la rappresentazione di due uomini che spiano una donna nuda dall’altra, a firma di Oppo Cipriano Efisio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La donna col bambino è scortata da un lato dalle foto che ritraggono alcuni fra i rettori più recenti dell’Ateneo barese, dall’altro dalle foto dei presidenti dell’Accademia pugliese delle scienze. Proseguendo a destra dell’ingresso, ci troviamo nei locali della presidenza.  «Qui sono custoditi circa 600 testi e ci sono quelli più antichi – ci confida Scandale – alcuni risalgono al 500-600». Una porta laterale immette nella segreteria dell’Accademia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciti dalla biblioteca, il professore ci accompagna nella parte più antica della villa: il torrione che dà alla struttura quell’aspetto così singolare: i Marstaller, infatti, lo hanno inglobato all’interno dell’abitazione. Da una stanza che è un po’ un deposito di oggetti di studio, scendiamo lungo scale che hanno decisamente bisogno di una sana pulizia e, soprattutto, di un corrimano: ci troviamo in quella che era la cantina della villa, come testimonia un vecchio portabottiglie in legno. Fuori fa un caldo che scioglie, ma qui si sta freschi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le pareti sono roccia viva. Come tutti i sotterranei delle vecchie torri, anche questa cantina nasconde un segreto: sul fondo c’è la forma di una porta murata: era l’accesso al cunicolo segreto che portava direttamente nell’agrumeto. Purtroppo è stato murato perché negli anni si è scoperto che era diventato luogo di incontri e frequentazioni assai poco segrete di topi e ratti. Ai piani superiori si susseguono stanze e uffici di tutti gli altri enti e associazioni che fanno capo all’Università di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E da queste sale si accede al terrazzino e poi attraverso una stretta scala al torrino. La vista da quassù è impressionante, anche ora che i nuovi palazzi hanno privato il belvedere della vista sul mare. La vista è a 360 gradi e da qui si può ammirare tanta parte di Bari. Ma il panorama è rovinato dalle crepe troppo evidenti e dai calcinacci che son venuti giù dal torrino, più vulnerabile a causa dell’altezza. La villa è infatti in evidente affanno: crepe e sbrecciature si susseguono un po’ ovunque lungo i muri esterni, conferendole quell’aria struggente che spesso hanno gli edifici in decadenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qui su si ammira il parco grande oltre un ettaro. Al suo interno il giardino delle rose di cui abbiamo già parlato, un agrumeto, un’area con delle erbe officinali e un porticato a emiciclo rivestito da un'imponente bignonia gialla. In questi giorni nel parco dominano gli ibischi: mostrano le loro coppe dai colori accesi che sanno di tropici, mentre le ortensie opulente già mostrano i primi fiori. E se si è stanchi della vertigine di colori e profumi, basta chiudere gli occhi e ascoltare: dalla voliera ci sono i cinguettii dei canarini ad accarezzare le nostre orecchie. Manca il gorgoglio dell’acqua a completare il quadro. Eppure le fontane non mancano, ma sono spente: l’Università non ha abbastanza fondi per aprire i rubinetti.  

La più grande, monumentale, si trova vicino alla voliera, scortata da putti a cavallo di pesci, protetta da vasi che traboccano gerani e con una pozza d’acqua in cui nuotano pesci che si fa fatica a distinguere nell'acqua sporca. Una seconda si trova nei pressi dell’ingresso, dominio incontrastato di un grosso gatto bianco e nero, un’altra piccola è celata tra gli alberi di arance e sull’ultima c’è un piccolo putto che sorride birichino. Forse pensa alla sua pipì, che rischia però di dover trattenere a lungo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Eva Signorile
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  • paolo - belle queste inchieste,perchè non fate un inchiesta sui primi portali social di bari e provincia?ricordo 15 anni fa pianetabari.it...mi piacerebbe sapere chi fossero i creatori,ricordo i mod molto simpatici,il forum sempre pieno...(io ero potpozz se non erro)
  • BARINEDITA - Caro Paolo, una cosa del genere l'abbiamo fatta, ecco a te: http://www.barinedita.it/storie-e-interviste/n1500-prima-di-facebook-bari-ha-avuto-il-suo-social-network----skakki-nostri--
  • Antonio - Salve, complimenti per l'articolo, interessante e gradevole. Solo una precisazione: il cognome della famiglia dovrebbe essere Marstaller. http://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-marstaller_(Dizionario-Biografico)/ Saluti


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