di Francesco Lattanzio

Leggende, antiche scuole e romantici cavalcavia: lì sotto il ponte di Corso Cavour
BARI - Due isolati nascosti da un grande ponte, ma che racchiudono da sempre storie e vita di una città: Bari.  Parliamo dell’ultimo tratto di corso Cavour, quello si estende sotto il ponte XX settembre che collega il centro a viale Unità d’Italia oltrepassando i binari della ferrovia. Una “terra di mezzo” che si trova ai confini di tre quartieri: Murat, Madonnella e Carrassi. (Vedi foto galleria)

Qui fino a una cinquantina di anni fa il ponte non c’era: si trovavano al contrario piante e panchine quasi sempre occupate da mamme con bambini. La costruzione fu infatti messa in piedi nel 1969, “momentaneamente”, visto che il progetto prevedeva un sottovia che avrebbe superato i binari dal basso. E invece sono passati 47 anni e il ponte è ancora qui, a fare ombra agli esercizi commerciali e agli storici palazzi che sorgono ai suoi lati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A sinistra in particolare, al civico 170, troviamo il caratteristico palazzo Loiacono. Quest’ultimo è a due piani, di color rosso porpora e bianco ed è l’unico della zona che conserva alcuni dipinti sulla volta del portone d’ingresso, realizzati dal pittore Umberto Colonna e risalenti al 1930. 

«Mio padre – ci dice la 90enne signora Benedetta Loiacono, che abita qui dal 1931-  acquistò tale edificio perché questa zona era ritenuta un “isolato felice” per il silenzio che si avvertiva e per l’aria fresca che tirava, specialmente in estate, per la presenza di molti alberi. Io vivo qui da quando avevo 5 anni e ne ho visti di cambiamenti, uno dei quali è stata la costruzione del ponte che ha portato in questo isolato solo molto caos e smog. Ma comunque rimango sempre molto affezionata alla mia casa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al piano terra di questo palazzo è occupato il 70enne signor Andrea che ha un piccolo negozio di fotocopie e lavora qui da quando aveva 8 anni, prima con la ditta di stampatori de Napoli e poi in proprio. «La zona è completamente cambiata - ci dice l’uomo-. Attualmente versa in uno stato di degrado assoluto, per non parlare della sporcizia accumulata in modo particolare sotto il ponte dove si avverte sempre odore di urina».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma il “momentaneo” ponte non è mai stato “digerito” dagli abitanti della zona. Proseguendo sul lato sinistro, incrociamo via Zuppetta. Su questa strada fino agli inizi degli anni 60 sorgeva “La Socia”, il famigerato bordello in cui si operava prostituzione e contrabbando. Ne abbiamo parlato in un altro articolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’angolo è possibile osservare una antica targa che recita: “Quartiere IV dell’Oriente”. Dal 1927 al 1938 infatti i rioni Madonnella, Carrassi e San Pasquale erano stati uniti sotto uno stesso nome, quartiere dell’Oriente appunto. E qui ci trovavamo proprio al confine di questo rione che ha avuto vita breve.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo ora proprio sotto il ponte, di fronte a noi si erge il muro che divide la strada dai binari della ferrovia, a sinistra si apre via Dieta da Bari che ci porta nel cuore della Madonnella, mentre all’estrema destra si trova un bianco e grazioso cavalcavia in marmo che permette ai pedoni di arrivare sull’extramurale Capruzzi. Questo ponticello è qui dal 1904. E’ uno dei punti più affascinanti e romantici di Bari. Molti innamorati lasciano qui il lucchetto con le proprie iniziali, come avviene sul ponte Milvio a Roma. Ma c’è di più: come raccontato in un altro articolo, in questo punto negli anni 50 e 60 le mamme baresi venivano per far respirare ai loro bambini il “fumo” dei treni a vapore, che si pensava essere un toccasana per la pertosse.  


Saliamo sul cavalcavia, da dove è possibile guardare dall’alto i binari della Stazione Centrale e i treni di passaggio e ammirare quasi per intero l’angolo che stiamo raccontando. Riscendiamo e andiamo a fare due chiacchiere con Ciro, che ha l’edicola proprio vicino al ponticello. Lui è qui dagli anni 60 ed è un po’ la memoria storica della zona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Dove c’è l’edicola – ci racconta - nei primi anni del 900 si posizionavano alcuni venditori di uva e ancora oggi è possibile notare dei ganci, incastrati nel pavimento, che venivano utilizzati per legare le corde che mantenevano i tendoni delle bancarelle». In effetti i ganci sono ancora lì.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo ora ad angolo con via Caduti di via Fani, lì dove sorge l’ex Ferrhotel, dal 2009 occupato da alcuni rifugiati somali che vivono completamente al buio e senza acqua. Proseguendo (con il ponte ora sulla destra) abbiamo alla nostra sinistra antichi palazzi che ospitano due storiche scuole baresi: l’Istituto tecnico per geometri “Pitagora” e il liceo scientifico “Scacchi” fondato nel 1932. Lo stabile è del 1882 e apparteneva al signor Prosper Chartroux, che lo fece costruire come propria dimora, ma l’uomo morì molto giovane e il palazzo da allora è stato sempre occupato da uffici pubblici. Oggi risplende di un color salmone dopo il recente restauro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche la zona che affianca il ponte è stata di recente restaurata, resa pedonale da un ampio marciapiede e impreziosita da fioriere e lampioni. Soprattutto di sera ha un notevole fascino, nonostante il proliferarsi di distributori h24 (con tanto di vendita di bambole gonfiabili), kebabberie e negozi di cinesi. E nonostante questo ingombrante ponte, che seppur utile nel collegare due zone della città altrimenti divise dalla ferrovia, nasconde sotto i suoi pilastri un angolo di grande storia di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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  • mariantonietta - Sono nata in uno di quegli storici palazzi e ricordo benissimo la bellezza e la tranquillità di quei due isolati quando non era stato ancora costruito il Ponte. Gli alberi facevano ombra durante l'estate e rendevano l'aria profumata e fresca. E' un vero peccato che ora tutto sia cambiato!
  • Boris - Del bel ponte pedonale del 1904 ci sono ancora le ringhiere originali visibili nella foto d'epoca, che si trovano al di là delle ringhiere di protezione più alte che lo caratterizzano oggi.
  • Daniela - Mio padre mi ha raccontato de La Socia, il palazzo che successivamente fu acquistato da Cariplo e dove ora si trova Banca Intesa. Avendo lavorato in Cariplo per molti anni, mi ha raccontato che durante i lavori di restauro e ristrutturazione del palazzo furono trovati un sacco di scheletri e soprattutto bambini o meglio feti. A quando pare venivano fatti aborti clandestini...in ogni caso mi ha confermato che era un posto da cui stare alla larga e l'ha paragonato ai quartieri spagnoli di napoli


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