In Basilica e al Castello sulle tracce di Bona Sforza, la mitica duchessa di Bari
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giovedì 27 ottobre 2016
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di Laura Villani
Ma chi era quella signora? Si tratta della mitica Bona Sforza, una delle poche donne ad aver governato Bari, il cui nome spesso abbiamo incrociato nei nostri racconti sulla storia del capoluogo pugliese: dal primo libro stampato in città, al Borgia ucciso nel castello, ai palazzi nobiliari di Bari Vecchia. Bona fu duchessa di Bari dal 1524 al 1557, anno in cui morì. I suoi resti da allora sono conservati nella Basilica e quello che è possibile ammirare ancora oggi nella principale chiesa cittadina è il suo mausoleo. (Vedi foto galleria)
Figlia del duca di Milano Gian Galeazzo Sforza e della principessa napoletana Isabella d’Aragona, Bona nacque a Vigevano il 2 febbraio 1494. Rimase presto orfana di padre e quando Ludovico il Moro prese per sé il ducato di Milano, nel 1501 venne a vivere nel capoluogo pugliese con la madre che aveva ricevuto dal re di Napoli i feudi di Bari e Rossano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alla morte della mamma, nel 1524, fu lei a diventare governatrice della città, che resse però da lontano, precisamente dalla Polonia, paese di cui era diventata regina grazie al matrimonio con Sigismondo Jagellone avvenuto nel 1517. In Polonia la giovane portò il Rinascimento italiano con la sua arte e la sua cultura e anche un po’ di cucina, incluse le cartellate baresi. «Fondò persino una città: Bar, un chiaro riferimento a Bari», riferisce la scrittrice Agnese Palumbo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non fu però benvoluta dalla nobiltà locale, che risentiva della sua grande influenza sul re e della sua politica accentratrice: perso il marito e poi l’appoggio del figlio, nel 1556 Bona tornò quindi a Bari per tenere corte al Castello Svevo, lì dove sarebbe morta il 19 novembre dell’anno dopo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dalla Polonia la duchessa fece comunque molto per la città in cui era cresciuta. Fu lei a far innalzare il torrione di Santa Scolastica (ora non più esistente), a far installare diverse cisterne nella città e a completare il rifacimento del molo Sant’Antonio avviato da sua madre. In più commissionò restauri e fortificazioni del Castello: temendo un attacco dei turchi diede ordine di rialzare le cinte bastionate e spostare l’ingresso lì dove si trova ancora oggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nella corte del Castello, al di sopra di un cornicione, è possibile leggere un’incisione che recita Bona Sfortia Aragoniae regina Poloniae […] anno domini MDLIV, dove l’anno (1554), sta a indicare la fine dei lavori nella fortezza. Al di sotto dell’iscrizione c’è poi la fila di finestre di quelli che erano gli appartamenti di Bona, oggi in restauro in attesa di riaprire al pubblico. Sempre nella corte si trova infine la cappella che la duchessa fece dedicare a Santo Stanislao, patrono della Polonia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Parlavamo delle cisterne: una di queste è ancora visibile in una rientranza di strada Ronchi, nei pressi della Cattedrale. Il pozzo fu attivo fino al Dopoguerra e reca su una facciata l’iscrizione latina Pauperes sitientes venitecum laetitia et sine argento bibite aquas quas Bona regina Poloniae preparavit, traducibile con “Poveri che avete sete, venite con gioia e senza denaro e bevete l’acqua che Bona, regina di Polonia, mise a disposizione”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E’ però solo a San Nicola che possiamo, in un certo senso, passare un po’ di tempo con Bona. Come detto lì, incluso nella nicchia absidale, si trova il mausoleo che ospita le sue spoglie. Il complesso marmoreo è formato da una figura femminile inginocchiata (Bona Sforza), ai cui lati si trovano San Nicola e Santo Stanislao.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il sepolcro fu realizzato a Napoli tra il il 1589 e il 1595 e includeva anche un ciclo di affreschi andati però distrutti nel secolo scorso per precisa volontà di una commissione di restauro. Ma a ricordare il rango e i titoli di Bona provvedono una dettagliata epigrafe latina su marmo nero e, ai piedi della statua, due allegorie femminili recanti gli stemmi di Sigismondo di Polonia e del ducato di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- antonio giugliano - bellissima