«Un tempo in estate i pastori raccoglievano le ferule e le portavano nelle proprie masserie. Poi d'inverno, nei giorni di pioggia o quando nevicava, una volta sistemati gli animali si sedevano vicino al fuoco per realizzare degli indistruttibili sgabelli».
Sono le parole del ruvese Francesco Catalano, classe 1948, che da oltre vent’anni porta avanti l’antica arte di costruire gli squanne. In dialetto sono chiamati così gli sgabelli fatti intrecciando i fusti di una delle piante spontanee del territorio murgiano: la ferula communis, volgarmente nota anche come “finocchiaccio”.
Abbiamo incontrato Francesco a Masseria Coppa, nella Murgia ruvese, in occasione della V edizione del “Festival del Km. 0”. Durante l’evento il signore ha allestito un piccolo banchetto con le sue creazioni, eredità di una civiltà agricola e pastorale di cui si è fatto portavoce (foto di Antonio Fiamma)