di Cassandra Capriati

MONOPOLI - “La strana coppia” è il titolo del film con protagonista lo strambo duo formato da Jack Lemmon e Walter Matthau, ma potrebbe anche essere il modo perfetto per descrivere il “chessboxing”,  lo sport che unisce il pugilato agli scacchi, premiando il giocatore “più forte e intelligente”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una combinazione quantomeno curiosa: il pugilato viene considerato come uno tra gli sport più violenti, mentre gli scacchi al contrario sono il gioco di strategia per eccellenza. Eppure in qualche maniera l’ibrido funziona, forse perché anche gli scacchi in qualche modo prevedono una certa dose di “forza”, tanto che Nigel Short, uno dei migliori scacchisti britannici del XX secolo, ha affermato: «Gli scacchi sono spietati: bisogna essere preparati ad ammazzare della gente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ma come è nata l’idea dello “scacchipugilato”? La disciplina può vantare degli insoliti natali letterari. Prende spunto nasce infatti da “Froid Équateur”, del 1992: una graphic novel francese di Enki Bilal in cui due personaggi decidono di sfidarsi in un match di boxe seguito da uno di scacchi. L’artista olandese Iepe Rubingh affascinato dalla combinazione di scontro fisico e mentale, decise poi di trasformare questa idea in sport, con una variante rispetto al libro: non un singolo incontro di pugilato seguito da una sfida a scacchi, ma una vera e propria alternanza delle due discipline. Il primo campionato del mondo di chessboxing si è tenuto ad Amsterdam nel 2003 ed è stato vinto proprio dallo stesso Iepe Rubingh. L’anno dopo a Berlino è nato il primo club ufficiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è proprio Berlino assieme a Londra a essere una delle città in cui lo sport è maggiormente praticato. Sorprendentemente anche l’India rientra tra i paesi in cui è largamente diffuso, tanto da esserci più di mille atleti, tra cui diverse donne.  In Italia invece è ancora poco conosciuto e attuato, anche se esiste una federazione nata nel 2013. «In Italia ci sono circa 20 atleti che praticano questa disciplina – afferma Volfango Rizzi, presidente della Fips (Federazione italiana di scacchipugilato) -. Stiamo però cercando di diffonderla attraverso eventi dimostrativi o partecipando a manifestazioni sportive. Il problema è che non è facile trovare atleti che sappiano giocare anche a scacchi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tuttavia anche se pochi, alcuni atleti italiani si sono distinti nel mondo ottenendo riconoscimenti a livello internazionale. Tra questi Gianluca Sirci e Sergio Leveque, rispettivamente campioni europei nel 2012 e nel 2014, che si sono portati a casa anche un piccolo premio in denaro, che in questo sport si aggira mediamente sui 500 euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma come funziona esattamente lo scacchipugilato? A spiegarcelo è il 28enne chessboxer monopolitano Gianpiero Sportelli, che è riuscito a unire la sua esperienza negli scacchi con la sua abilità nelle arti marziali (nelle foto in galleria la sua vittoria al torneo di Berlino). «In questo sport - spiega Gianpiero-  gli atleti si affrontano su una distanza di 11 riprese, che comprendono 6 round di scacchi e 5 di boxe, ognuno di 3 minuti ciascuno. Si inizia sempre con gli scacchi e si prosegue subito dopo con il pugilato e così via. L’incontro si svolge interamente su un ring».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La vittoria si ottiene o per scacco matto o per ko durante l’incontro di boxe, oppure per esaurimento dei 12 minuti che l’avversario ha a disposizione durante la competizione di scacchi. Nel caso in cui al termine degli undici round non si è verificata nessuna di queste situazioni, a vincere è colui che ha raccolto più punti dei giudici durante gli incontri di pugilato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Si tratta di uno sport adrenalinico – conclude Sportelli -. C’è l’ansia di dover fare tutto velocemente, specie quando finisci il round di pugilato, sei stordito e fai fatica a respirare, ma devi cercare subito di raccogliere le forze e le idee per ritornare a pensare alla prossima mossa sulla scacchiera». Diciamo che mai come in questo caso è valido il classico detto: “mente sana in corpo sano”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video l'evento di chessboxing organizzato a Berlino nel dicembre 2015:


 


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