Il dopo Pennetta-Vinci: i problemi e le speranze del tennis italiano (e pugliese)
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venerdì 2 ottobre 2015
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di Stefania Buono
Femminile appunto, perché a differenza delle donne, gli uomini del tennis continuano a faticare: dobbiamo tornare indietro di quasi 40 anni per scovare un italiano che vince un torneo dello slam: si tratta di Adriano Panatta che nel 1976 si è portò a casa il trofeo del Roland Garros. Da allora nessun italiano è riuscito ad andare oltre un quarto di finale in una delle quattro competizioni tennistiche più importanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se a ciò si aggiunge che sì, è vero che le donne del tennis funzionano, ma per vincere sono dovute arrivare a superare di parecchio la soglia dei trent’anni, si comprede come al di là dell’euforia dettata dal successo americano non si intravede un grande futuro per il tennis italiano. Ne abbiamo parlato con il 46enne barese Giulio Di Gioia, preparatore atletico nell’Accademia del tennis barese, uno dei quattro centri sportivi che la Federazione ha creato in Italia per permettere la crescita dei migliori giovani under 16.
Due italiane finaliste agli Us Open: non può essere certo un caso.
No, perché nel tennis femminile abbiamo sempre avuto la dimostrazione come non fosse necessario un fisico possente o un dritto e rovescio tutta potenza per arrivare ad alti livelli e perciò anche atlete “normodotate” come le italiane sono riuscite a vincere. L’unica eccezione a questo assioma è l’americana Serena Williams, che comunque pur essendo la numero uno indiscussa come ha dimostrato la Vinci non è imbattibile e va in seria difficoltà contro un gioco manovrato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre gli uomini continuano a faticare per imporsi a livello mondiale…
Il motivo è semplice. Se per le donne, come detto, è possibile imporsi anche se si è “minute”, vedi la Vinci che è alta un metro e 63, per gli uomini questo non vale: la maggior parte dei giocatori più forti del mondo sono alti in media più di un metro e 80. Si sta insomma affermando sempre più un tipo di tennis che alla tecnica unisce una grande potenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E gli italiani sono evidentemente meno potenti rispetto agli altri europei…
Sì. Per quanto la preparazione atletica possa essere ottima, se il tennista non arriva a una certa altezza, se il suo fisico non riesce a raggiungere una determinata muscolatura, è quasi impossibile che possa arrivare tra i primi al mondo. L’ideale sarebbe “rubare” qualche pallavolista o giocatore di basket, perché di fatto loro hanno il fisico ideale per il tennis moderno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché allora il mondo del tennis non intercetta atleti più dotati fisicamente, magari come ha detto lei sottraendoli ad altri sport?
Non è così semplice. Nella pallavolo esiste il "piano altezza": ovvero i talent scout selezionano a livello giovanile i ragazzi di 12/13/14 anni più alti e quindi più predisposti allo sport. Nel tennis invece non possiamo aspettare questa età per formare un giocatore. Si inizia molto prima, anche a 6 anni e a quell'età non puoi prevedere che altezza raggiungerà il bambino. Né possiamo ritardare l’ingresso al tennis: un atleta che si avvia alle racchette a 13 anni, seppur alto e ben messo fisicamente, difficilmente arriva in alto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non influisce anche il fatto che il tennis viene visto dai più come uno sport d’élite? Di fatto tra corsi individuali e attrezzatura si spendono migliaia di euro all’anno. Mentre nella pallavololo bastano una palla e una rete…
Precisiamo che per quel che concerne l’avviamento allo sport i costi non sono poi così lontani da quelli di altre discipline come il nuoto, anche perché almeno all’inizio il bambino non deve comprare la racchetta, che viene fornita dalla scuola. Poi certo, man mano che si va avanti le spese aumentano, ad esempio si partecipa a tornei ed è necessario viaggiare. Il che comporta dei costi. E’ vero anche che per i più bravi la Federazione interviene con borse di studio e un deciso sostegno economico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un altro dato che affiora dal successo della Pennetta e della Vinci è l’età: le due tenniste sono giunte all’apice della loro carriera a 32 e 33 anni. Come lo spiega?
Grazie alla maggiore attenzione che si dà oggi alla preparazione atletica si riesce a rendere più longevi la maggior parte dei tennisti, che possono così unire l’esperienza a una comunque ottima tenuta fisica. Ma questa è solo una delle spiegazioni, l’altra ha a che fare con il cambiamento dei regolamenti internazionali negli ultimi anni: di fatto sono stati raddoppiati i punti guadagnati nei tornei più importanti, cioè i tornei dello Slam e i Masters, a cui però possono partecipare solo i tennisti stabili alle prime 64 posizioni nel ranking. Quindi è facile che un atleta, ad esempio 34enne e già da tempo nella top 50, accumuli più punti di un ragazzo 20enne agli esordi che non può partecipare a un grosso torneo. E’ un circolo vizioso che porta a veder giocare sempre gli stessi atleti, con poco ricambio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per i giovani tennisti si prospetta un futuro fatta da tanta gavetta e poca gloria….
Esattamente. Difatti non è un caso che ci sono pochissimi atleti under 25 tra i migliori al mondo. Peccato, perché in Italia nn mancano giovani promesse che meriterebbero maggiori possibilità per farsi valere, come il 26enne Thomas Fabbiano, pugliese nato a San Giorgio Ionico, oggi numero 170 al mondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La Federazione per i migliori ragazzi fa comunque qualcosa?
In Italia abbiamo il Centro di preparazione olimpica di Tirrenia, in provincia di Pisa, dove si allenano i tennisti di interesse nazionale per le competizioni a squadre, come la Coppa Davis e la Fed Cup. Poi esistono altri quattro centri periferici dove si esercitano e vengono preparati i migliori 24 under 16 in circolazione (sei per ogni sede). Una è l’accademia del tennis di Bari, situata presso l’Angiulli, le altre sono a Palazzolo, in provincia di Siracusa, a Vicenza e a Foligno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quindi la speranza è che in un comunque piccolo “mazzo di carte” si riesca a pescare un asso del tennis. Ci faccia un paio di nomi pugliesi su cui scommettere per il futuro.
A Bari si è allenato fino all’anno scorso il biscegliese classe 97 Andrea Pellegrino, che all’inizio del 2015 è stato selezionato per il Centro di preparazione olimpica di Tirrenia. Per le donne invece segnalo Martina Zerulo, 17enne di Manfredonia che si allena nel capoluogo pugliese da quando aveva 8 anni. Il futuro del tennis italiano (e pugliese) si basa su di loro. (Vedi foto galleria)
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Scritto da
Stefania Buono
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