di Eugenio Orsi

L'Mma, lottare in gabbia usando mille colpi: «Ma seguiamo la legge del samurai»
BARI – Lottano nelle gabbie, unendo stili diversi come pugilato, muay thai, brazilian jujitsu, judo, lotta libera e greco romana. No, non sono gli affiliati all’organizzazione della “tana delle tigri”, ma coloro che hanno deciso di praticare un nuovo stile di lotta che ha preso piede a Bari da un paio d’anni: l’Mma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’Mma (Mixed martial arts) è nata in Brasile e trae origine dal “Vale tudo” . A differenza del suo predecessore nell’Mma esistono delle regole che stabiliscono delle limitazioni nei colpi e gli atleti devono essere protetti da guanti e paradenti. La particolarità di questo sport è che ogni atleta, avendo a disposizione "mille" colpi, può personalizzare il proprio stile di combattimento perfezionando i propri punti di forza sui quali fonderà le sue strategie di attacco e difesa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma a differenza delle arti marziali classiche che hanno una precisa filosofia alle spalle, qui non si rischia di entrare un po’ troppo nel “fare a botte”?

«No, un lottatore esperto  – risponde Filippo Salerno, istruttore barese di Mma – segue sempre e comunque la “legge del Samurai”: deve superare i propri limiti, raggiungere la perfezione di ogni movimento e soprattutto rispettare l’avversario che per combattere ha dovuto compiere diversi sacrifici e sopportare duri allenamenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E poi questo tipo di lotta è molto meno pericolosa rispetto ad altre – sottolinea  Paolo Girone, responsabile pugliese della Kombat League –. La fase di contatto nella quale ci si scambiano pugni è calci è infatti abbastanza limitata: qui prevale la lotta con prese e leve, che riducono il rischio di traumi. E poi ci sono tante protezioni, dal paradenti, alla conchiglia per i genitali ai guanti a dita libere a sette once».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sarà, anche se la descrizione di un combattimento di Mma non è che faccia stare proprio tranquilli una mamma in ansia per il proprio figlio. Si divide in tre fasi: lotta in piedi con pugni, calci, gomitate e ginocchiate; corpo a corpo con proiezioni a terra, prese e leve articolari; lotta a terra nella quale si utilizzano prese, leve e “ground and pound”, ovvero la conquista di una posizione dominante sull’avversario a terra, dopo averlo colpirlo ripetutamente. Si conquista la vittoria per ko, oppure ai punti allo scadere del tempo limite del match. Il tutto si svolge all’interno di una “gabbia” (inizialmente introdotta per dare un’impressione di brutalità) delimitata da reti di ferro rivestite in plastica, sui quali spesso si appoggiano i lottatori durante le fasi di presa (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La pratica dell’Mma è disciplinata attraverso delle leghe e associazioni, che organizzano tornei ed eventi nei palazzetti. In Italia le federazioni più influenti sono la Kombat League,  la Figmma e la Fiws. Recentemente si è formata anche la Itmmaf, nata come una confederazione con lo scopo di unire le diverse leghe e federazioni con l’obiettivo di creare un campionato nazionale unificato. I direttori tecnici selezioneranno una rappresentativa italiana che parteciperà dal 30 giugno al 6 luglio al Mondiale di Las Vegas. Tra gli atleti baresi di spicco ci sono Gianni Melillo, Carlo Millani e Antonio Carbonara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma non c’è sempre il rischio che chi si avvicini a questo tipo di pratiche poi utilizzi le tecniche apprese per “fare il bullo” e usare violenza con gli altri? «Sì il rischio c’è – ammette Salerno – ma  questo è proprio una delle cose a cui noi istruttori prestiamo molta attenzione. A volte capita che in palestra si presentino ragazzi “difficili” da gestire, ma nel percorso di un lottatore è necessaria disciplina, serietà, rispetto e controllo. Magari è capitato che qualcuno alle prime armi sia “gasato” e abbia avuto la “mano un po’ più facile”, ma poi con il tempo si acquista sicurezza in sè stessi e si impara a “tenere le mani in tasca”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un incontro di Carlo "Caterpillar" Milani:


 


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