di Giancarlo Liuzzi - foto Valentina Rosati

Bari, in via Amendola riemerge una misteriosa villa in stile liberty: «Non sarà abbattuta»
BARI – È riemersa durante l’allargamento di via Amendola, con il suo color beige, il suo elegante torrino e l’evidente stato di degrado. Parliamo di una villa in stile liberty che per anni è stata nascosta agli occhi dei passanti da un alto muro e da folti alberi. Un edificio che oggi è però possibile ammirare per intero percorrendo l’arteria che collega Bari alla statale 100. (Vedi foto galleria)

Della struttura si sa quasi nulla. Non abbiamo un nome che la identifichi, né una storia che la ricordi. Di certo si tratta di un testimone dell’antica via di Capurso, strada che attraversava la contrada Pezze del Sole e che tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 divenne meta dei borghesi dell’epoca. I ricchi commercianti e professionisti baresi scelsero infatti questa zona per costruire splendide dimore ancora oggi esistenti, quali Villa Bonomo o Villa Lorusso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo stabile però, a differenza dei suoi vicini, è inutilizzato e abbandonato da decenni. Per tanto tempo è stato celato da una barriera metallica e da un muro, fin quando è tornato visibile durante i lavori su via Amendola. Oggi è protetto dal traffico automobilistico da una recinzione e giace solitario di fronte all’ospedaletto Giovanni XXIII.

La sua storia, come detto, si perde e si sgretola nel tempo così come le sue pareti e i suoi decori. Non se ne trova infatti traccia nei principali volumi sugli edifici di Bari. «Già al tempo della mia ricerca, alla fine degli anni 90, l’immobile era malandato e non mi fu possibile né accedere né saperne qualcosa», ci rivela ad esempio Michela Tocci, coautrice del libro “Ville e giardini di Bari tra l’800 e il 900”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi andati a guardare più da vicino questo fabbricato misterioso. C’è subito da dire che non esiste più un ingresso. Fino a pochi mesi fa era costituito da un bianco cancello su cui si distinguevano due grandi lettere maiuscole (“T” e “R”), probabilmente le iniziali del proprietario. Sulle due colonne laterali invece (anch’esse abbattute), oltre al numero civico 180 si poteva scorgere una placca recante la parola “Villa”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Costruita in tipico stile liberty di inizio 900, si sviluppa su un unico livello con alcuni locali seminterrati: li riusciamo a intravedere attraverso degli archi situati sotto un ballatoio di più recente fattura. Sul terrazzino si innalza un piccolo ma raffinato torrino balaustrato, arricchito da una serie di graziose colonnine e da una finestra a quattro ovali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È chiara la decadenza di tutto il complesso, con gli alberi cresciuti all’interno dello stesso edificio. Le facciate sono totalmente scrostate e mostrano i vari colori, dall’azzurro all’ocra, che le avevano dipinte in passato. Le porte e finestre in legno, ormai divelte, sono però sovrastate da eleganti decorazioni in pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci facciamo strada tra i materiali da costruzione per poter studiare da vicino l’ingresso. E qui, tra i rami di una felce, notiamo un piccolo timpano che domina il portone principale: reca un bassorilievo a forma di scudo con due decori vegetali ai lati. Al centro ritroviamo poi le misteriose lettere, “T” e “R” che avevamo notato sul vecchio cancello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di più per ora non è dato sapere. Una cosa però è certa: il villino, nonostante il suo pesante stato di incuria, non verrà buttato giù. «L’immobile, come tutta la zona circostante, è sotto il vincolo della Sovrintendenza quindi non c’è il rischio che venga demolito – afferma Giuseppe Galasso, assessore all’Urbanistica del Comune di Bari -. Anzi, verrà nuovamente protetto da un muro perimetrale una volta finiti i lavori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma la dimora non dovrebbe seguire il triste destino riservato a tanti antichi edifici della città, come la dirimpettaia Villa Labriola, rasa al suolo assieme alla sua storia per far posto, negli anni 70, all’ospedale pediatrico. 

(Vedi galleria fotografica)


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Giancarlo Liuzzi
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  • Tony - Questa villa è stata per anni la sede del ristorante "La Serra", alla sua chiusura è stata abbandonata.
  • Francesco Quarto - mi pare di ricordare che in quel ristorante La Serra festteggiai con i miei la laurea. pochi giorni fa transitavo per via aamendola e commentavamo con mia moglie il continuo massacro che si arreca alle dimore storiche di Bari, per far posto a sgradevoli (eufemismo) grattacieli. Il sacco edilizio di Bari continua imperterrito! francesco quarto
  • Giovanni S. - Si tratta di Villa Tilde. Effettivamente è difficilissimo trovarne notizie. Sapevo però che verrà demolita, non per i lavori di ampliamento di via Amendola, ma per la costruzione di uno degli ecom... ehm... di uno dei palazzi di Abiparco. Mi informerò meglio se ci siano vincoli.


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