di Carlo Maurantonio - foto Antonio Caradonna

Lama Giotta, il selvaggio e lussureggiante "fiume verde" che attraversa Torre a Mare
BARI – È uno dei nove antichi “fiumi” che attraversano il territorio barese, ma si distingue dagli altri per essere ancora “illibato”, quasi non toccato dalla mano dell’uomo, tanto da apparire oggi come una lunga striscia verde lussureggiante, invasa da piante e alberi. Stiamo parlando di Lama Giotta, letto di un ex flusso d’acqua che partendo da Turi attraversa Rutigliano e Noicattaro per poi andare a “sfociare” a Torre a Mare, lì dove purtroppo nell’ultimo tratto viene però inghiottito dall’asfalto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo seguito il suo corso “barese”, che parte dalla frazione Parco Scizzo-Parchitello costeggiando la provinciale 57 (vedi foto galleria).

Il nostro viaggio parte da una perpendicolare della 57: via Madonna di Lourdes, una sorta di ponte che sovrasta la lama. Qui, dove il canale raggiunge la sua massima ampiezza pari a 200 metri, è possibile affacciandosi dalla recinzione ammirare il “fiume” dall’alto. Il panorama è selvaggio e nonostante le poche ville abbarbicate sulle pareti, a dominare sono i lecci, le roverelle, i fragni, le sughere e le piante di edera che avvolgono il “canyon”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«A differenza delle altre lame – ci spiega il geologo Arcangelo Piscitelli - dove si è intervenuto pesantamente per disboscare e magari costruire all’interno del letto, qui invece la mano dell’uomo risulta pressoché inesistente: la flora è infatti cresciuta e si è sviluppata senza intralci. La “Giotta” tra l’altro segue il suo naturale percorso non presentando deviazioni artificiali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ecco quindi chiarito il perché della rigogliosità del sito, che almeno in questa zona è però impossibile da esplorare. Notiamo infatti delle scalette che scendono lungo uno degli argini e persino una passerella che percorre un tratto del fiume, ma entrambi sono irraggiungibili per via degli arbusti che bloccano qualsiasi accesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritorniamo così sulla provinciale e arriviamo ai piedi del cavalcavia su cui passa la 16. In questo punto è possibile scendere sul letto della lama: scavalchiamo quindi il guardrail e ci spingiamo fino al fondo, dove la vegetazione crea un particolare gioco di colori e di forme con gli imponenti pilastri della statale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Risaliamo e proseguiamo il nostro cammino: dopo una stretta curva ci ritroviamo su via Bari, la strada che attraversa tutta Torre a Mare. La via verso sud cambia nome in Morelli e Silvati e diventa un ponticello che sovrasta il canyon. Qui il verde dello sclerofille invade entrambi i lati la carreggiata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facciamo ora una deviazione a destra, per imboccare Antonio Fenicia: una via senza uscita che porta a un complesso residenziale. Dopo aver ammirato dall’alto il fiume che passa sotto la statale, proviamo a scendere nella Giotta per andare a scoprire la “grotta della Tartaruga”, un sito che nasconde al suo interno un circuito architettonico scavato dall’uomo in epoca neolitica. L’ingresso della caverna risulta però ostruito da grossi massi: non riusciamo così a visitare l’interno di questo tesoro nascosto nell’antico torrente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ arrivato però ora il momento di entrare nel centro abitato di Torre a Mare, lì dove il canale dovrebbe proseguire per andare a concludere il suo corso nell’Adriatico. Da via Vittorio Positano giungiamo così in via Lama di Giotta, dove purtroppo riceviamo una brutta sorpresa, perché il “serpente verde” dopo aver fiancheggiato palazzi e chiese, si interrompe bruscamente, lasciando il posto all’asfalto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci troviamo davanti a un’insulsa opera di costruzione dagli evidenti rischi idrogeologici. Non è un caso che il 27 luglio 2014 un nubifragio abbia causato notevoli danni in questo punto: la lama avrebbe dovuto convogliare l’acqua piovana in mare, ma ha trovato ad ostacolare il suo cammino auto e cassonetti dell’immondizia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultimo tratto del torrente, lungo trecento metri, di fatto non esiste più. La strada che ne ha ricoperto il corso, dopo aver fiancheggiato il centro di Torre a Mare e uno spiazzo che funge da parcheggio, raggiunge dei blocchi di cemento situati di fronte alla costa. E qui, dove si sarebbe dovuta trovare la foce naturale di questa rigogliosissima e verde lama, a regnare è solo il grigio.  

(Vedi galleria fotografica)


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