di Eva Signorile - foto Antonio Caradonna

Bari, l'antica storia della Peroni: da 92 anni la fabbrica più amata della città
BARI – È senza dubbio la fabbrica più amata della città, lì dove si produce uno dei massimi simboli della baresità”: la birra Peroni. Inutile spiegare ai baresi che in realtà il birrificio originale è stato fondato a Vigevano nel 1846, che la sua sede attuale è a Roma e che il marchio dopo essere stato venduto agli inglesi, nei scorsi giorni è stato acquisito addirittura dai giapponesi. Per un barese la Peroni sarà sempre la “sua” birra. Del resto basta recarsi in un qualsiasi bar della città: se si chiede “una birra” verrà servita immancabilmente una Peroni da 33 cl. Non c’è mica bisogno di specificare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo stabilimento si trova a Bari da più di novant’anni. Fu fondato nel 1924 e per decenni produsse in via Amendola, all’altezza di via Castromediano, nel quartiere San Pasquale. Non esisteva l’insegna: solo una modesta scritta scura sulla parte alta e frontale della struttura. La fabbrica era in pietra ed era costituita da due edifici: uno basso e lungo e l’altro a forma di parallelepipedo alto e stretto. Su tutto, dominava un’alta ciminiera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poi nel 1963 avvenne il trasferimento nell’attuale sede di via Bitritto, quella che per i baresi è quasi una “cattedrale”, il cui profilo svetta sulla tangenziale all’altezza dell’uscita per Picone. La struttura fu realizzata dallo studio Harley-Ellington & Day di Detroit, occupando una superficie di 185.500 metri quadri. Con la sua altezza e i suoi colori grigio/rosso mattone, la fabbrica spicca tra i campi incolti circostanti, grazie anche alla sua grande insegna rossa e oro. (Vedi foto galleria)

Un tempo questo “monumento” era anche aperto al pubblico. Negli anni 80 al terzo anno di scuola media si andava addirittura in gita alla fabbrica. Dopo aver passeggiato all’interno dello stabilimento apprendendo alla perfezione i metodi di produzione, i ragazzini venivano portati in una sala dove era possibile assaggiare della birra alla spina. Infine la direzione regalava a ognuno degli ospiti alcune birre in lattina da portare a casa.  «Sì ma quelle lattine ce le tracannavamo noi prima di ritornare dai nostri genitori – esclama l’oggi 40enne Domenico -. Si trattava di una specie di rito di iniziazione. Quelle sarebbero state le prime di una lunga serie di birre bevute insieme agli amici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Con gli attuali divieti di somministrazione dell’alcol ai minori è oggi impossibile per gli studenti ripetere l’esperienza degli alunni di qualche anno fa. Al primo assaggio di birra quindi ora ci si arriva più tardi, ma ci si arriva. Non esiste partita dell’Italia, ferragosto sulla spiaggia o Pasquetta in campagna che non siano contornati da casse piene di bottiglie di questa bevanda. «Quando vado fuori città e chiedo una Peroni mi ribattono subito: “Scommetto che sei di Bari”», afferma divertito il 30enne Nicola. Del resto sarebbe impossibile immaginare i “circoli” piene di anziani che giocano a carte senza le loro brave bottiglie da 33cl marrone scuro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A quegli anziani nel luglio del 2008 quasi venne il crepacuore alla notizia che lo stabilimento di via Bitritto si era incendiato: alcuni silos presero fuoco a causa di una fuga di gas e quattro persone rimasero intossicate. Ci furono danni per 20 milioni di euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E chi se lo scorda – rammenta la 38enne Cristina -. Quel giorno mi trovavo tra Molfetta e Giovinazzo e dalla tangenziale vidi un’enorme colonna di fumo nerissimo che saliva in cielo. Seppi pochi minuti dopo dell’incendio alla Peroni. Mi mandò un messaggio sul cellulare un mio amico barese che in quei giorni era in vacanza in Polonia: era stato avvisato a sua volta da un altro conoscente. In pochi minuti la storia aveva fatto il giro “del mondo”. Per settimane vivemmo nel timore di perdere la nostra amata birra». Malgrado tutto lo stabilimento barese ritornò pienamente operativo pochi mesi dopo e da allora continua a sfornare casse, bottiglie e lattine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per concludere: è di qualche giorno fa la notizia dell’acquisto del marchio da parte del colosso giapponese Asahi. I nipponici hanno subito voluto far sapere che la Peroni continuerà a produrre le sue birre nei vecchi stabilimenti. Non c’è quindi da aver paura: la storia d’amore tra Bari e la Peroni non è destinata a morire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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