di Gabriella Quercia

Gargano e Salento: tra curve e derapate, il rally pugliese č (solo) qui
BARI - Strade tortuose, condizioni metereologiche imprevedibili, riflessi eccellenti. Sono queste le caratteristiche principali del rally, uno degli sport più adrenalinici e spericolati del panorama automobilistico. Una disciplina sportiva senz’altro entusiasmante in cui si susseguono vorticosamente curve e derapate (quando le ruote posteriori della macchina si spostano lateralmente), attraversate col fiato sospeso sulla polvere delle strade sterrate, indicazioni date dal navigatore scandite dal cambio delle marce e accompagnate dall’immancabile timore di confondere le istruzioni del co-pilota e andare fuori strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
In Puglia la tradizione rallista sembra essere radicata in due zone principali della regione: sul Gargano e in Salento. «E’ qui che si organizzano gare di rally meravigliose - ci illustra Mario Colelli, presidente 76enne dell’Automobile club d’Italia sport nazionale e delegato regionale per la Puglia di tutti gli sport automobilistici –. Il calendario pugliese al momento prevede cinque gare annuali che si svolgono tutte tra il Gargano e il Salento. Nel leccese ci sarà ad aprile il 22esimo “Rally della città di Casarano”, poi a maggio il 48esimo “Rally del Salento” e a fine agosto si svolgerà la sesta edizione del “Rally dei 5 comuni” (vedi video) che comprende Miggiano, Montesano, Ruffano, Specchia e Supersano. Per quanto riguarda il foggiano a luglio si potrà assistere al primo “Rally della città dei santi”, che toccherà San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis e Rignano Garganico e poi a ottobre c’è l’importante “Rally porta del Gargano” che fa tappa a Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Indubbiamente in questi territori le strade hanno delle condizioni tali che permettono di gareggiare con il giusto grado di difficoltà, soprattutto in Salento. «Le zone in cui si fanno rally hanno dei percorsi particolari - spiega il pilota 60enne barese Franco Laganà, vincitore del Campionato italiano WRC gruppo N (categoria inferiore al campionato assoluto italiano) -. Infatti nel leccese ci sono delle vie interpoderali, per intenderci le classiche stradine di campagna, che sono più strette, con dei muretti a secco laterali, dei bivi, immerse tra uliveti e vigneti e a percorrenza più lenta. Sono tratti atipici, nel senso che è raro che si trovino in altri percorsi di rally italiani». (Vedi foto galleria)
 
Non è un caso che proprio in queste zone siano presenti le quattro scuderie pugliesi. «Al momento le scuderie attive  - dichiara Colelli - sono la Scuderia Valle d’Itria con sede a Cisternino, il cui presidente, Francesco Montagna, ha anche partecipato al rilevante “Campionato del mondo rally”. Poi ci sono la Scuderia Piloti Salentini, presente a Lecce dal 1969, affiancata dalla Scuderia Salento Motor Sport che si trova a Ruffano e organizza il Rally dei 5 comuni e infine la A.S.D Piloti Sipontini di Manfredonia promotrice del rally porta del Gargano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Le gare che i rallisti devono affrontare sono complesse. In alcuni casi possono durare un giorno, su un percorso lungo in media 180 o 200 chilometri. In altri casi invece ci sono competizioni della durata di due giorni, nei quali si corre per diverse ore (si può iniziare dalle 8 di mattina per terminare alle 17 oppure dalle 11 fino alle 21) talvolta anche di sera, in condizioni metereologiche difficili, come pioggia o nebbia, che tuttavia non impediscono di macinare la bellezza di 800/ 1000 chilometri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
«Per capire come si svolge una gara di un giorno – racconta Laganà – è opportuno fare un esempio. Si inizia con la partenza, solitamente intorno alle 8 di mattina e quindi la squadra si incontra per iniziare la competizione. Come prima prova gli organizzatori possono decidere di effettuare un “trasferimento” in una città x, da raggiungere in un tempo massimo. Questa fase della gara si fa senza caschi, rispettando il codice della strada, i limiti di velocità e così via. Arrivati a destinazione ci si fa timbrare una scheda dove si annota il tempo impiegato per il trasferimento. Terminata questa operazione arriva il momento della “prova speciale” ovvero una sfida su strade ricche di tornanti, curve, in salita o discesa che vengono chiuse al traffico. I cronometristi registrano il tempo di arrivo, che dev’essere il più breve possibile, difatti non ci sono limiti di velocità. Dopo questa sfida ci può essere un altro trasferimento, in un’altra città con altre prove speciali, le quali possono anche essere cinque o sei in una sola giornata. Il vincitore è colui che ha ottenuto i tempi migliori durante le prove speciali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il vincitore o meglio i vincitori, visto che ogni pilota è sempre affiancato da un co-pilota detto anche “navigatore” che leggendo una mappa fornisce tutte le indicazioni su come affrontare la gara. «È fondamentale che tra i rallisti ci sia un rapporto simbiotico – sottolinea Laganà -. Il pilota si fida ciecamente delle indicazioni che gli vengono date. Ma ovviamente non si improvvisa. Prima di ogni gara si fanno un paio di giri di perlustrazione, in cui si annota tutto e si segna sulla cartina. Inoltre non c’è un metodo universale per segnare le varie curve, dossi, bivi e così via. Ogni coppia adotta il suo. Io e il mio navigatore ad esempio utilizziamo una scala che va da 1 a 5 o 6, in base al grado di velocità della curva. Se mi indica una curva con il 6 vuol dire che è una curva più veloce. Diversamente, sinistra 1 o 2 indica le curve più strette e più lente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chiaramente le competizioni impongono grosse spese. Durante una gara vengono usati dei pneumatici ad alto consumo che costano quasi 300 euro l’uno (considerando che se ne possono cambiare anche 10 o 15). Senza parlare della benzina, per la quale si possono spendere anche 500 o 600 euro. A ciò si aggiungono le spese per l’organizzazione della competizione stessa. Tra cronometristi, commissari e il materiale per l’allestimento si può spendere anche 50 o 60mila euro, solo in parte coperti dagli sponsor.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E infine l’auto. Se una macchina di serie costa sui 15mila euro, modificata per il rally può arrivare a 50mila. Cifre giustificate da tutte le migliorie che vengono fatte al veicolo. L’automobile viene privata dei sedili per renderla più leggera e per inserire il “roll-bar”, una struttura tubolare che protegge i piloti in caso di ribaltamento. A far lievitare i costi sono i congegni elettronici e le modifiche apportate all’assetto e alle sospensioni del veicolo. 

Alti costi che a Bari nessuno ha mai voluto affrontare, visto che come detto tutte le scuderie sono concentrate in altre parti della Puglia. «Sì nel capoluogo pugliese e nella sua sono sempre mancati piloti e scuderie in grado di avviare una realtà automobilistica seria – ammette Laganà -. Io negli anni 90 provai, assieme a un mio collega, a portare il rally a Bari, pensando a un percorso che doveva partire dalla Fiera del Levante. Ma purtroppo non trovammo un riscontro positivo e lasciammo perdere. E così ho continuato per la mia strada, guidando su percorsi lontani dalla mia città».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel video il pilota barese Franco Laganà durante la gara del "Rally dei 5 comuni" del 2013: 
 

 


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