Insegnare le lettere usando emozioni e fantasia: un barese idea il "Globalismo affettivo"
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venerdì 13 giugno 2025
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di Caterina Palumbo
Lo scopo del metodo è proprio quello di avviare gli alunni alla lettura e alla scrittura con un percorso che prevede l’uso di una dimensione giocosa, superando il classico alfabetiere che impegna lo scolaro solo con il canale visivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Partito dalla scuola Don Milani del quartiere San Paolo di Bari (lì dove de Lillo insegnava), questo approccio si è piano piano diffuso in tutta la Penisola e viene usato anche per aiutare i bambini con disabilità. Ad oggi vede coinvolte un totale di 780 scuole e ha avuto anche l’approvazione della Federazione italiana scuole materne, di varie associazioni di pedagogisti, oltre che dell’Unità complessa di neuropsichiatria infantile del Policlinico di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per capire meglio come sia nato questo metodo e come si mette in pratica abbiamo intervistato il suo ideatore: Vito De Lillo (nella foto in basso, di Enzo Paparella).
Come è nato il Globalismo affettivo?
Tutto ha inizio nel 1983, quando nella veste di esperto di linguaggio feci la conoscenza di un 18enne con un deficit neurologico sviluppato a seguito di un grave incidente stradale. Al risveglio dal coma le sue competenze neuro-linguistiche apparivano simili a quelle di un bambino di tre anni. L’area di Broca infatti, ovvero quella zona specifica del cervello cruciale per la produzione del linguaggio e per l’articolazione verbale, era stata gravemente compromessa da un trauma al momento dello scontro. Era molto difficile riuscire a farlo parlare e i metodi classici con lui non funzionavano. Poi, quasi per caso, ebbi un’intuizione. Mentre cercavo di spiegargli la lettera “S” servendomi della parola “sole”, rievocai in lui una vacanza (raccontatami da suo padre) che aveva fatto poco tempo prima dell’incidente. All’improvviso tutto cambiò: cominciò improvvisamente a partecipare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lei che cosa comprese in quel momento?
Mi fu subito chiaro come la capacità di apprendimento della comunicazione verbale sia strettamente correlata al coinvolgimento emotivo e affettivo. Capì che tutto, anche le singole lettere dell’alfabeto, possono “vivere” e rinascere in un contesto emozionale rievocando immagini e ricordi. E favorendo così la comunicazione. Da quel momento partì la mia ricerca, quella che in cui ho portato migliaia i bambini in un mondo fantastico in cui le lettere si animano e prendono forma. Un metodo per tutti e basato sull’affettività, da cui il nome “Globalismo Affettivo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Andiamo sul concreto: come si attua questo metodo?
Il concetto chiave è: basare l’apprendimento della lettura e della scrittura sull’emozione e sulla fantasia. Parliamo ad esempio della "A": volete sapere come è nata questa lettera?
“C’erano una volta, in cima alla collina, due alberelli che conducevano una vita solitaria. Quantunque fossero soli, potevano rallegrarsi ammirando gli oggetti della natura in azione, come il sole che ogni mattina spunta all’orizzonte. I due alberelli erano felici di farsi compagnia e crescevano felici ammirando il sole. Un giorno comparvero le nuvole ad oscurarlo: spaventati dal vento che scuoteva le loro chiome fino a smuovere le radici pensarono che sarebbero stati sradicati. Ma un tratto, aiutati dalla Fatina Letterina (personificata dal docente ndr) videro spuntare tra le loro foglie delle braccia e poi ancora delle mani. Le braccia poterono così allungarsi e i due alberi si unirono in uno stretto abbraccio, salvandosi dalla tempesta. I due alberelli diventarono un corpo unico assumendo la forma della lettera "A" e rimanendo così legati per sempre”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché una storiella può essere più efficace rispetto a un approccio classico?
Perché la conoscenza delle lettere diventa in questo caso parte di un’esperienza fortemente emotiva e per questo risulta rapida, duratura ed efficace. Inoltre i bambini si affezionano alle lettere perché le fanno “nascere”, giustificando cosi la forma che viene loro attribuita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come si è passati dalla “rivelazione” del 1983 al successo odierno?
C’è voluto molto tempo. Io cominciai a testare il metodo nella scuola Don Milani del quartiere San Paolo di Bari, lì dove insegnavo. Lo feci con il sostegno delle istituzioni e nello specifico del ministero della Pubblica Istruzione. L’idea prese forma e anno dopo anno migliorò sempre di più. La ricerca di alfabetizzazione nel 2008 ricevette infine la validazione del comitato scientificoe fu battezzata col nome di Globalismo affettivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi dove viene applicato?
In tanti istituti italiani. I pionieri sono stati, nel 2010, la scuola paritaria Albero Azzurro del rione Poggiofranco di Bari e l’istituto Principessa di Piemonte del quartiere Libertà. Poi è stata la volta di altre scuole che lo hanno utilizzato all’interno di progetti pilota. Ad esempio Il Don Pappagallo di Terlizzi, lo Jannuzzi di Donna di Andria e il Tommaso Fiore di Altamura. Dal 2015 il Globalismo affettivo è stato adottato in numerose scuole della Basilicata, del Lazio e della Lombardia. Ad oggi sono circa 12mila i docenti formati con questo metodo a fronte di 100mila alunni coinvolti per un totale di 780 scuole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È vero che hanno fatto anche un film sul suo metodo?
Nel 2022 la sua storia è stato al centro di un mediometraggio intitolato "La casa delle letterine" diretto dal regista Michele Pinto e con l'attore Francesco Tammacco che interpreta me. Invece per settembre è prevista l’uscita di un altro cortometraggio dal nome “Vivere il mondo delle lettere”, diretto sempre da Michele Pinto e già presentato in anteprima alla Camera dei deputati. Vede protagonisti centinaia di bambini delle scuole dell’infanzia. Di che cosa parla? I piccoli sono impegnati in una missione, quella di inviare ai potenti della Terra una richiesta di “pace”: una parola questa che verrà raccontata utilizzando proprio il metodo del Globalismo affettivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nell'immagine di copertina una scena del cortometraggio “Vivere il mondo delle lettere”
Nel video: il film “La casa delle letterine”
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