di Luca Carofiglio

Ritardi, disagi, tasse inutili: il pasticcio dell'Università di Bari sulla Formazione
BARI - Ritardi, inefficienze e soprattutto tasse pagate senza un giustificato motivo. Sono gli ingredienti del grande pasticcio di cui si sta rendendo protagonista in queste settimane l'Università di Bari, ovvero la maldestra organizzazione del "Percorso formativo 24 cfu".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta del corso che permette di partecipare ai concorsi pubblici nazionali validi per intraprendere il tirocinio retribuito nelle scuole secondarie, in vista del conseguimento dell’insegnamento di ruolo, così come deciso in aprile dal ministero dell'Istruzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le nuove norme infatti prevedono che gli aspiranti docenti per prendere parte al bando debbano aver acquisito 24 crediti formativi, ottenibili dopo aver sostenuto esami riguardanti quattro settori disciplinari: pedagogia e didattica, psicologia, antropologia e metodologie, tecnologie, didattiche generali. Il corso serve proprio a prepararsi in vista delle prove di valutazione ma a Bari, a differenza quanto accaduto negli altri atenei d'Italia, le lezioni non sono ancora partite.

E questo disagio sta scatenando feroci polemiche tra i 6mila iscritti. Per partecipare al concorso viene chiesto infatti che i crediti vengano conseguiti entro il 31 luglio. Molte università italiane hanno quindi fatto iniziare rapidamente l’iter formativo: l'obiettivo è chiaramente fornire il tempo sufficiente per prepararsi adeguatamente ai test che danno il "pass" per la selezione nazionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Bari invece non c'è una data di partenza e non si sa nemmeno quando verranno fissati gli appelli degli esami. In pratica chi studierà nel capoluogo pugliese sarà costretto (quando finalmente le lezioni partiranno) a studiare in un periodo più breve: un evidente svantaggio rispetto a chi nel resto della Penisola ha già la testa sui libri. «È un'ingiustizia - sbotta un corsista barese che vuole rimanere anonimo -. Di questo passo sarà più difficile essere ammessi al bando ministeriale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma l'ente sotto accusa si difende. «Non siamo in ritardo - afferma Rosalina Cassibba, direttrice del ForPsiCom, il dipartimento organizzatore -. Questi sono i giusti tempi per esaminare tutte le pratiche e far riunire le commissioni che devono valutare i profili dei corsisti. Ad ogni modo entro la fine di febbraio verranno pubblicati i programmi e le date degli appelli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le lungaggini degli organizzatori hanno così indotto molti giovani a cercare un'altra università per alimentare il loro sogno di diventare insegnanti. E il 29 gennaio l'Uniba ha comunicato sul suo sito internet la scadenza per le disdette: il 10 febbraio. Un beffa, visto che sono stati lasciati solo una decina di giorni a disposizione per la revoca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Chi non ha fatto in tempo a cancellarsi si ritroverà quindi costretto a frequentare le lezioni a Bari - si lamenta Mimmo, un altro degli iscritti -. Tra l’altro l'avviso non è stato pubblicizzato a dovere: non ci è nemmeno stato inviato tramite mail istituzionale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E anche i fortunati che ce l’hanno fatta a divincolarsi dall’Ateneo del capoluogo, lamentano comunque un danno. Il pagamento avviene infatti in due rate: una fissa di 66 euro, sborsata al momento della richiesta di ammissione e l'altra da calcolare in base al reddito (che ha comunque un tetto massimo di 500 euro), con scadenza al 30 aprile. Ebbene, chi ha optato per la disdetta non dovrà sostenere il secondo importo ma allo stesso tempo non avrà diritto al rimborso del primo: la somma è irrecuperabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Altro problema: i crediti. Non tutti hanno la necessità di collezionare tutti i 24 crediti richiesti: alcuni li hanno già in parte raccolti durante la carriera universitaria e hanno solo bisogno di farseli riconoscere dall'istituzione accademica. Prima di aprire le iscrizioni l'Uniba ha pubblicato un elenco provvisorio con i settori scientifico-disciplinari che raggruppano determinati esami e in base a quello gli studenti hanno chiesto la convalida di quelli già sostenuti durante la loro carriera accademica. Peccato però che il 16 febbraio sia stata divulgata una lista ufficiale diversa, con materie differenti. C'è quindi chi all'improvviso si è visto comparire nell’elenco esami che ha già "passato", ma che a questo punto con le iscrizioni chiuse non sarebbero più ratificabili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma, il disagio è enorme e alcuni iscritti stanno addirittura valutando la possibilità di rivolgersi alla magistratura. «Sappiamo che comunque non cambierebbe nulla, ormai la frittata è fatta – spiega Mimmo, uno dei promotori dell’azione legale –, ma non è giusto che l’Università la passi liscia dopo aver creato così tanti problemi a migliaia di giovani».


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