di Gaia Caprini e Mattia Petrosino - foto Antonio Caradonna

Le storie, i negozi e i palazzi di via Sparano: strada di Bari in perenne trasformazione
BARI -  Strada pedonale dello shopping, asse centrale del quartiere Murat, “biglietto da visita” della città, palcoscenico degli artisti, tradizionale punto di incontro. Tutto questo è via Sparano, l’arteria più famosa di Bari: un boulevard ottocentesco in perenne trasformazione ma in fondo sempre fedele a sé stesso. (Vedi foto galleria)

Lunga 750 metri, via Sparano congiunge la stazione al centro storico, attraversando tutto il borgo murattiano. Il suo nome, quello di un giudice barese del XIII secolo, le fu attribuito nel 1833, anche se a partire dal 1927 e durante tutto il ventennio fascista fu intitolata a Vittorio Veneto, in ricordo dell’omonima battaglia del primo conflitto mondiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dal 1910 venne attraversata dalla linea tranviaria, ma nel 1948 i binari furono smantellati per trasformarla in una normale arteria aperta alle auto e al parcheggio. Fu solo nel 1973 che si decise di renderla pedonale e da lì in poi venne arricchita di piante, fiori, panchine e soprattutto di palme, che la contraddistinsero per quasi quarant’anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo però fino al suo recente e discusso restyling terminato nel dicembre del 2018: dopo aver eliminato gli alberi, ha trasformato nuovamente la strada dotandola di sette “salotti” con diversa pavimentazione e “arredamento”.   

Siamo quindi andati a farci una passeggiata su via Sparano, che tra negozi di antica data e nuovi templi dell’acquisto, splendidi palazzi e scempi architettonici, “personaggi in cerca d’autore” e semplici passanti, mantiene la sua identità di “main street” cittadina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciandoci alle spalle la Stazione Centrale e piazza Aldo Moro, imbocchiamo via Sparano, per ritrovarci nel primo isolato che ha assunto la denominazione di “salotto della musica”. Il pavimento e le panchine in effetti rimandano alla tastiera di un pianoforte, peccato che nel 2017 abbia chiuso lo storico negozio di strumenti musicali Giannini, aperto qui dal 1874, la cui presenza avrebbe dato un senso all’appellativo del tratto di strada.  

Ora a farla da padrone è invece il fast food  Mcdonald’s, diventato da tempo punto d’incontro dei giovanissimi. Anche se da 90 anni resiste l’importante biblioteca Gaetano Ricchetti, che vanta una collezione di oltre 50mila volumi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’isolato successivo è il “salotto di piazza Umberto”: prende il nome dal grande giardino circostante da sempre ritrovo di “coloro che non sanno dove andare”. A sinistra si staglia l’Ateneo cittadino, che col suo prospetto color crema domina dal 1890, sulla destra la statua dedicata ad Umberto I, ideata nel 1905 da Filippo Cifariello.

E mentre incrociamo persone che passeggiano, guardano le vetrine e fanno acquisti, entriamo nel “salotto letterario”, dove il manto stradale riproduce poesie e passi narrativi. Qui si cominciano a notare i contrasti architettonici comuni a tutto il quartiere Murat, con eleganti edifici di inizio secolo che fanno a pugni con nuovi palazzi costruiti senza criterio negli anni 70 e 80.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltrepassata la Società Anonima Cima, uno degli esercizi commerciali più antichi di Bari, che dal 1928 si occupa di vendere capi d’intimo, arriviamo al fulcro del salotto: la storica libreria Laterza. La casa editrice è presente dal 1963 ed è alloggiata in uno stabile disegnato dall’architetto Alfredo Lambertucci, tra i pochi di immobili moderni di pregio presenti sulla via. Purtroppo però dal 2013 la Laterza ha ceduto l’ingresso principale al negozio di abbigliamento Prada: l’ennesima contraddizione di questa strada dalle mille sfaccettature.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Chi invece ha chiuso definitivamente nell’aprile di quest’anno è la gioielleria Trizio Caiati, che aveva da 50 anni un suo punto vendita in via Sparano. Il locale si trovava accanto a uno degli edifici più prestigiosi dell’arteria: Palazzo Giannelli, dal colore grigio scuro, realizzato nel 1929 dal celebre architetto Saverio Dioguardi assieme all’ingegnere Ettore Patruno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Su questo isolato facciamo la conoscenza di uno dei tanti artisti che affollano (non senza problemi) l’arteria. E’ il chitarrista Marcello: da 12 anni propone cover di brani famosi ai passanti. Lo becchiamo un attimo prima che venga allontanato dalla polizia municipale. Perché a Bari è possibile esibirsi all’aperto solo in determinati punti prestabiliti. Tanto in fondo alla “musica” ci pensa il Comune, grazie a degli altoparlanti che trasmettono in filodiffusione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che giungere nell’isolato più famoso della via: il “salotto Liberty”, il cui pavimento propone disegni dalle linee sinuose che ricordano l’epoca artistica di inizio 900. L’appellativo dell’area prende spunto dallo splendido Palazzo dei Magazzini Mincuzzi del 1928. Commissionato dall’omonima ditta di abbigliamento all’architetto Aldo Forcignanò e all’ingegner Gaetano Palmiotto, è caratterizzato da ricche decorazioni e dall’iconica cupola su timpano triangolare che reca il nome dei committenti. Da anni però i suoi tre piani sono occupati dalla multinazionale dei vestiti Benetton.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma proprio all’ingresso della casa della moda, a regalarci un po’ di baresità, c’è il “mitico” 65enne Rinaldo, che da 13 anni si esibisce con la sua possente voce, proponendo classici della musica leggera italiana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La nostra passeggiata continua nel quinto salotto, quello “del culto”, caratterizzato dalla presenza della chiesa di San Ferdinando. Parliamo di un edificio del 1849 completamente nel 1934 da Dioguardi. Il color ocra, gli arconi, le torri, le asciutte superfici totalmente prive di decorazioni danno all’insieme un aspetto atemporale e metafisico, anche se l’architetto in prima istanza avrebbe voluto per il tempio un aspetto quasi da pantheon.

Accediamo ora al “salotto della moda” caratterizzato da una pavimentazione che dà l’idea di un elegante tessuto che si dispiega lungo la strada. Sull’isolato è presente Pallante, rivendita di stoffe aperta dal 1933 e soprattutto il palazzo della Rinascente, progettato in stile art nouveau dall’architetto Rampazzini nel 1924 e sede per ottant’anni dell’omonima catena di negozi. Anch’esso oggi ospita un grande magazzino internazionale: “H&M”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A mantenere la tradizione ci pensa però il 59enne Nicola, che da più di trent’anni si apposta con il suo colorato treruote proponendo ai passanti, a seconda della stagione, castagne, granite, cocco fresco, popcorn e zucchero filato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giungiamo infine all’ultimo isolato, denominato “salotto di porta vecchia”, questo perchè conduce alla città antica. Sul pavimento infatti si staglia la mappa del centro storico accanto a un disegno più stilizzato del murattiano. E così, affiancati dai moderni palazzi Conte Celio Sabini e Borrea (degli architetti Chiaia e Napolitano), usciamo da via Sparano, la strada più contradditoria e più amata di Bari.

(Vedi galleria fotografica)


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  • Teo - Grazie siete bravissimi.


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