Bari, l'isolata Santa Scolastica: «Danni, incuria e neanche un prete a celebrare la messa»
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giovedì 5 giugno 2025
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di Giancarlo Liuzzi - foto Rafael La Perna
Nonostante la presenza della comunità, la chiesa è infatti quasi sempre chiusa al pubblico e apre sporadicamente persino la domenica per via della difficoltà nel trovare un prete che celebri la messa. L'isolato tempio sta inoltre subendo i danni degli agenti atmosferici che, data la vicinanza col mare, incidono molto sulla struttura. Il portale di accesso è danneggiato e coperto attualmente da un telone, piante infestanti crescono sul tetto e i pavimenti e le colonne all’interno sono rovinati e crepati dall’umidità di risalita. (Vedi foto galleria)
Il problema principale è che la chiesa non è di proprietà della Curia ma dello Stato: fa infatti parte del Fondo edifici di Culto. «E il Fondo ha una lunga lista di attesa per i finanziamenti da concedere a questo tipo di beni – ci spiega Michele -. In più, essendo un edificio consacrato, per qualsiasi lavoro è comunque necessario l’intervento degli uffici della Curia i quali a sua volta devono interfacciarsi con la Soprintendenza e il Fondo. Si tratta insomma di una situazione molto complessa a livello burocratico che comporta grosse difficoltà nell’effettuare qualsivoglia intervento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non essendo poi gestita né da un parrocco né da una Confraternita, Santa Scolastica non possiede un prete di riferimento che possa celebrare qui la messa. Così il luogo di culto spesso rimane chiuso anche la domenica. «Ogni mese dobbiamo cercare la disponibilità dei sacerdoti di altre chiese per officiare, ma non sempre questi sono liberi, così molte volte non riusciamo ad aprire», sottolinea Michele.
Gli unici a tentare di far vivere Santa Scolastica sono così i membri della comunità. «Ci siamo uniti nel 1978 in occasione della visita a Bari della comunità monastica ecumenica di Taizé in Francia, guidata dal fondatore Padre Roger Schultz – spiega Buono -. Durante i 10 giorni di permanenza in città si riunirono proprio a Santa Scolastica che da quel momento scegliemmo come nostro punto di riferimento spirituale. Nel tempo abbiamo cercato di curare questa chiesa, ma le difficoltà come detto sono tante».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure il luogo di culto, come abbiamo scritto in passato, ha una lunga storia e conserva al suo interno elementi artistici di pregio. Fu fondato tra il 1068-1071 dalle “Benedettine Negre” insieme all’adiacente omonimo convento subendo nel tempo numerosi restauri e varie ricostruzioni, a causa di incendi e uragani che lo distrussero in parte.
Nel nuovo millennio al monastero venne regalata una nuova vita grazie alla sua trasformazione, nel 2018, in Museo Archeologico di Bari. La chiesa invece venne scorporata dal progetto di riqualificazione e così continua a convivere con l'incuria predetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Raggiungendolo dalla fine della Muraglia, il tempio ci appare infatti con la sua settecentesca facciata scura in tufo in parte eroso dall’aria salmastra del vicino Adriatico. Sul tetto crescono erbacce e il grande portale in pietra è attualmente coperto da un telone poiché danneggiato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo nella chiesa per ritrovarci in un ambiente a tre navate absidali divise da quattro pilastri con archi a tutto sesto. Le colonne si mostrano però fortemente scrostate con parti di vernice crepate, stessa cosa la notiamo in alcuni punti ai piedi delle pareti. «E’ colpa dell’umidità e dell’efflorescenza salina dell’acqua di risalita», ci spiega Michele indicandoci altre macchie sul pavimento in marmo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Visitiamo le navate laterali, dove è ancora presente parte del pavimento del XIX secolo a motivi floreali e tasselli bianchi e neri. Qui si trovano vari elementi artistici di pregio, alcuni provenienti da altre chiese della città vecchia. Nella navata sinistra vi è un crocifisso ligneo del XV secolo e un altare con la reliquia di San Vito.
Sul lato destro invece si trovano il seicentesco quadro raffigurante San Paolo e uno con l’Annunciazione, entrambi provenienti dall’ex monastero di San Pietro. Tra un paliotto d’altare in gesso del XVIII secolo, proveniente da Santa Teresa dei Maschi e una copia dell’icona della Madonna di Costantinopoli spicca l’altare dedicato a Santa Lucia. «Il 13 dicembre, in cui si celebra la Santa, è uno dei pochi giorni in cui la chiesa vive - dichiara la nostra guida -. Dalle 6 del mattino fino alle 19 tantissimi devoti vengono qui in processione a venerare la statua che proviene dalla distrutta chiesa di Santa Teresa delle Donne».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La zona presbiteriale è cinta da un’elegante balaustra in marmi policromi, chiusa da un cancelletto in bronzo. «Un tempo cingeva la tomba di San Nicola nella cripta della Basilica - racconta Michele Buono -. Fu spostata qui a seguito dei restauri del sotterraneo fatti negli anni 50 del secolo scorso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’altare è sovrastato da una grande tela secentesca del pittore Carlo Rosa con ai due lati raffigurazioni di angioletti dalle vesti colorate opera di Umberto Colonna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui, girandoci alle nostre spalle, possiamo osservare tutto l’ambiente della chiesa e in particolare il grande organo sovrastante l’ingresso e i matronei laterali, un tempo utilizzati dalle suore per assistere alle funzioni. Attualmente sono però murati. «Andrebbero recuperati - continua Buono -. Per sistemare l’organo servono oltre 25.000 euro, i saloni dietro i matronei sono invece chiusi per infiltrazioni di acqua dal soffitto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Seguiamo Michele nella sagrestia e da qua, attraverso un piccolo corridoio, raggiungiamo un ampio locale voltato a botte con pietra a vista, occupato da lunghi tavoli in legno. Sul pavimento, nascosti dalle tante sedie, scoviamo con sorpresa numerosi antichi capitelli, semicolonne ed elementi lapidei: tutti decori che ornavano un tempo il prospetto della chiesa. Sul fondo del locale invece degli archi sovrapposti includono una secolare colonna in pietra inclusa nel muro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Sono tutti elementi storici che vorremmo valorizzare e che invece sono di fatto nascosti agli occhi dei baresi – conclude Michele -. Questa chiesa è ormai parte della nostra vita. La nostra comunità, seppur ridotta, continua a riunirsi per pregare e a volte riusciamo persino a organizzare eventi culturali. Ma è troppo poco: ci serve un aiuto per permettere a questo gioiello di essere apprezzato da tutti come meriterebbe».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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