di Salvatore Schirone

Dalla Portella a Santa Teresa delle donne: tutte le chiese scomparse a Bari Vecchia
BARI – Santa Maria della portella, Santa Teresa delle donne, Sant’Antonio Abate, Sant’Onofrio. Sono solo alcuni dei nomi delle centinaia di chiese di Bari Vecchia non più esistenti. Gli attuali edifici religiosi del centro storico sono infatti il risultato di una lunga selezione “naturale” che ha visto sorgere e poi morire numerosi templi, sostituiti da edifici più grandi e prestigiosi o abbattuti per dare spazio al crescente fabbisogno di edilizia abitativa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di questi luoghi sacri sopravvive in qualche caso un pezzo di facciata, una colonna, un campanile, ma di tante altre non resta che il ricordo e magari una foto in bianco e nero (vedi foto galleria).

Innumerevoli sono le chiese sorte nel periodo bizantino, sepolte da tanti secoli di storia. A Bari c’è persino un panificio, lo storico “Fiore” di strada Palazzo di Città che è stato ricavato negli ambienti di un tempio del 1208.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ricordiamo poi Sant’Apollinare, i cui resti sono visibili sotto il Castello Normanno-Svevo, San Gregorio De Falconibus, le cui tracce sono presenti nei sotterranei di Palazzo Simi e soprattutto Santa Maria del Buonconsiglio. In quest’ultimo caso sono sopravvissute persino colonne, capitelli e parte della pavimentazione dell’XI secolo.  Degno di menzione anche San Nicolò dei Greci, che è ancora “visibile” nel cortile di un palazzo in strada Dottula, lì dove antiche colonne e capitelli si innalzano nel vuoto verso il cielo aperto a sostegno di archi che in successione si  ramificano in varie direzioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma in questo articolo vogliamo occuparci più specificatamente delle chiese più “moderne”, quelle che erano inserite nel tessuto urbano della città vecchia, ma che a un certo punto sono state cancellate per far spazio a strade e nuovi palazzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È il caso di Santa Teresa delle Donne un tempo situata nella via omonima ad angolo con piazza San Pietro. La chiesa fu eretta nel 1647 per ospitare la parte femminile dell’Ordine Carmelitano, questo il senso dell’attributo “delle Donne”, usato per distinguerlo da quello maschile, Santa Teresa dei Maschi, che si trova ancora oggi nei pressi della Cattedrale.

Una foto del 1934 ce la mostra nel suo contesto, prima che il Comune deliberasse di abbatterla qualche anno dopo, nel 1940, per costruirvi il triste e anonimo complesso di case popolari a tre piani che vediamo ora. L’immagine ci restituisce la sua sobria facciata e il portale architravato definito da lesene sormontato da un cornicione aggettante. Su di esso vediamo tre monofore, un grande finestrone e un cornicione decorato con un motivo a sega di tre tenti. Sul retro sbuca un campanile a pianta quadrata con quattro strette forbici con piramide cuspidale. Gli storici ci assicurano che possedeva altari e tele seicentesche di grande valore. Alcuni di questi arredi sono passati nell’attuale convento di San Giuseppe situato in via Beata Elia di San Clemente, lì dove le monache si trasferirono alla fine dell’800.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ci spostiamo ora in via Venezia, la panoramica strada della Muraglia. Qui è ancora visibile il campanile barocco, unico elemento superstite della seicentesca Santa Maria Annunziata. Si eleva su una casa-torre situata nel cortile detto U' scaffuat, utilizzato da sempre dai bambini di Bari Vecchia come mini-stadio per giocare a pallone. Il maestoso campanile con oculi quadrilobati sulle quattro facciate, s’innalza con una fornice culminante con una piramide cuspidale e fa immaginare la presenza di un’altrettanto maestosa chiesa che purtroppo non c’è più.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Pochi metri oltre, sempre percorrendo la Muraglia, si trovava un altro edificio scomparso negli anni 30 del secolo scorso: Santa Maria della Portella. Sorgeva nell’attuale largo Vito Maurogiovanni, quella che è oggi una grande terrazza attrezzata con panchine e di essa rimane un'effigie (rovesciata) della Madonna scolpita nella pietra, visibile percorrendo le scale che portano dalla Muraglia a strada Palazzo di Città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Piccolissima, si ergeva a strapiombo direttamente sul mare che in quegli anni lambiva la città vecchia. «Il suo "Portella" - ci riferisce l'esperto di tradizioni baresi Gigi De Santis - derivava dalla porticina che un tempo si trovava sulla Muraglia in direzione della chiesa. Permetteva l'accesso al mare in un'epoca in cui non esistevano ancora archi sotto la fortificazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di essa sappiamo che originariamente era dedicata alla Madonna del Carmine. La sua suggestiva collocazione ispirò anche il pittore Michele De Giosa, che del 1932 la immortalò in un incantevole quadro, poco prima che venisse abbattuta nell’ambito di lavori di rifacimento della Muraglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da via Venezia scendiamo ora attraverso alcune scalette su via Manfredi Re, per entrare nei locali sottostanti il Fortino. I sotterranei del bastione costruito nel 1440 nascondono gli ambienti di una chiesa coeva: quella di Sant’Antonio Abate.  Ciò che è visibile oggi sono due vani di diversa misura contornati da nicchie che probabilmente ospitavano statue di santi. Tra di esse sicuramente c’è stata per anni la statua lignea di Sant’Antonio, che la leggenda vuole fosse collocata nell’originario convento a lui dedicato situato sul mitico isolotto sommerso di “Monte rosso”, che sorgeva di fronte all’attuale molo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il nostro viaggio alla ricerca delle chiese “fantasma” si conclude in piazza dei Gesuiti, dove si trova l’arco di Sant’Onofrio. Qui sotto è ubicata un’abitazione privata costruita negli ambienti dell’ex chiesa seicentesca omonima, che fu costruita sui resti di un più antico tempio dell’XI secolo: San Nicola del porto. Dell’edificio religioso, sconsacrato nel 1925, permangono all’esterno un architrave e i residui di due piedistalli. Poche tracce che ricordano un passato sacro e leggendario purtroppo ormai scomparso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Bianca Sallustio - interessantissimo, organizzereste una passeggiata guidata per mostrarci questa storia qui cosi` ben descritta.
  • Emanuele Zambetta - La Chièsie de la Pertèdde. Una Bari che non c'è più...


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