di Gaia Agnelli e Martina Fredella

«Gentili ma poco intraprendenti»: cosa c'è dietro il timido rapporto tra baresi e turisti stranieri
BARI – «I baresi? Sono un po’ timidi e difficilmente si avvicinano ai turisti, ma se siamo noi a fare il primo passo a quel punto basta veramente poco per diventare “friends for life”». Le parole del 59enne danese Michael, habitué delle vacanze estive in Puglia, riassumono perfettamente l’atteggiamento dei cittadini del capoluogo pugliese nei confronti degli stranieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché Bari da un paio d’anni a questa parte è stata presa d’assalto dai turisti. Una novità assoluta per una città che sorge alla periferia dell’Europa, risultata quindi sempre lontana dagli itinerari di viaggio di francesi, tedeschi, spagnoli e giapponesi. 

Ci siamo dunque chiesti come stanno vivendo i residenti questo radicale cambiamento della loro quotidianità. C’è voglia di conoscere nuove culture? Di relazionarsi a mondi diversi? E magari, perché no, di vivere “avventure” con persone venute da lontano?

Abbiamo quindi girato la città alla ricerca di testimonianze da parte di baresi di ogni età e viaggiatori di tutte le nazionalità. E l’esito è stato questo: c’è sicuramente curiosità nei confronti dei forestieri, ma la poca familiarità con l’inglese e l’atavica diffidenza nei confronti degli sconosciuti fanno sì che i baresi tendano a rimanere “distanti” dai turisti, rivelandosi però pronti ad “aprirsi” quando a prendere l’iniziativa sono gli stranieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Passeggiando su piazza del Ferrarese ci imbattiamo ad esempio in un gruppo di diciottenni baresi che chiacchiera sulla Muraglia, a pochi metri da alcune coetanee tedesche di bell’aspetto. I ragazzi però rimangono sulle loro: non provano nemmeno a scambiare due chiacchiere con le donzelle. 

«Non so, le turiste sono troppo diverse da noi, si vestono in maniera differente, casual e “trasandato”», spiega Nicola. «E poi perchè dovremmo “faticare” a corteggiarle, quando domani non le rivedremo più?», si chiede Giuseppe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma tra scuse vere o false, timidezza e pregiudizi, i baresi paiono poco intraprendenti nei confronti dei visitatori di altri Paesi. «Non mi è mai sorta la curiosità di chiacchierare con un turista: non saprei cosa dirgli - rivela il 38enne Lorenzo, seduto accanto a due ungheresi -. E poi ho paura che avvicinandomi troppo possa disturbare la loro quiete».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un atteggiamento di chiusura che non passa inosservato, come sottolineano Louis e Maddy, coppia di trentenni proveniente da Londra. «Viaggiamo frequentemente e possiamo affermare che in altre città d’Italia e d’Europa i residenti sono molto più socievoli – dichiarano –. Spesso siamo andati in discoteca con gente del posto dopo aver bevuto un drink insieme: un qualcosa che a Bari non ci è ancora successa, eppure siamo qui da diversi giorni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


D’altro canto c’è chi osserva come i baresi siano molto meno invadenti rispetto ai “classici” italiani.  «In altri luoghi che abbiamo visitato, come Roma o Napoli, i residenti sono stati fin troppo “calorosi” con noi, tanto da metterci in imbarazzo - rimarca una famiglia polacca -. È vero però che in Puglia si tende a non dare troppa confidenza a chi non è del posto, anche se quando  chiediamo un’informazione risultano sempre tutti molto gentili, seppur impacciati, visto che qui quasi nessuno parla l’inglese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dietro l’apparente timidezza dei baresi ci sarebbe infatti la poca dimestichezza con le lingue straniere. «Pur volendolo non è facile intavolare una conversazione - conferma la 25enne Emanuela che incontriamo in un bar di piazza Mercantile -. Gli unici con cui riusciamo a scambiare qualche parolina sono gli spagnoli, per la somiglianza con il nostro idioma, ma con il resto dei turisti ci passa la voglia: abbiamo troppe difficoltà linguistiche. Per non parlare poi dei francesi: con loro è davvero impossibile relazionarsi dato che arrivano qui con la presunzione di parlare solo il “parigino”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il problema della scarsa conoscenza dell’inglese è reale  - avverte la 26enne Sara –. Nella scuola italiana si studia solo la grammatica “shakespeariana”: si scrive tanto ma si conversa poco. Da qui sorge la difficoltà di relazionarsi con i nuovi visitatori che, invece, masticano benissimo la lingua anglosassone. In più c’è da dire che a differenza di altre città come Roma, Firenze o Venezia, dove da sempre si è abituati ad interagire con i turisti, a Bari non c’è mai stata la necessità di parlare l’inglese e i risultati ora si vedono».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Se però sono i turisti a cercare di abbattere il “muro comunicativo”, i baresi tendono un po’ a sbloccarsi. «Quando siamo a Pane e Pomodoro molti ragazzi si girano per guardarci - affermano tre ventenni lituane -, ma nessuno trova mai il coraggio di avvicinarsi per conoscerci: si limitano al massimo a salutarci con la mano proferendo un flebile “hello”. Ma se siamo noi a prendere l’iniziativa, anche solo con un sorriso, si “sciolgono”: mettono da parte la timidezza e tutt’a un tratto cercano di parlarci. Insomma, i pugliesi hanno bisogno di una spinta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Però per noi è arrivato il momento di capire che i turisti possono rappresentare un’opportunità, non solo economica, ma di crescita sociale e culturale - conclude la 31enne Margherita -. Vi racconto cosa mi è successo l’estate scorsa. Ad agosto la città era deserta e i miei amici erano fuori, nonostante questo decisi di farmi un giro per i locali di largo Adua. Ebbene, in men che non si dica, mi ritrovai a bere e a ridere fino all’alba con un gruppo di irlandesi. Non li capivo benissimo, eppure quel giorno si creò un’intesa che mi permise di passare una delle più divertenti serate della mia vita. È giunta l’ora di aprirci al mondo».


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Gaia Agnelli
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