Bari, al mercato pesci "mignon" di pochi centimetri: «Così però si spopola il mare»
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martedì 25 ottobre 2016
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di Ilaria Palumbo
Ma a questo ai pescatori (e ai pescivendoli) sembra non interessare: eppure sono loro sono i primi a essere danneggiati da questo modo di operare. «Sì sono molto piccoli e allora? Si può fare un’ottima zuppetta», ci dice ridendo un pescivendolo che opera al mercato di Mola di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il regolamento della Comunità Europea n. 1967/2006 che disciplina lo sfruttamento sostenibile della pesca nel Mediterraneo, parla chiaro: “Gli organismi marini di taglia inferiore alla taglia minima stabilita per legge non possono essere venduti, tenuti a bordo, trasbordati, sbarcati, trasferiti, immagazzinati, venduti, esposti o messi in vendita e devono essere rigettati in mare”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il problema è che di solito i pesci venduti rientrano, seppur di pochissimo, nei limiti minimi previsti (o se non rientrano è sempre per questione di un centimetro). E alcune specie non vengono neanche prese in considerazione dal regolamento, che in questi casi applica in generale la misura minima di 7 centimetri. Non si può quindi parlare propriamente di violazione della legge. «Sì è così – afferma risoluto un pescatore di Mola -. Capita di tutto nelle reti e noi non ributtiamo in mare nulla. Siamo in piena regola».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la domanda è: quanto è opportuno far man bassa di tutto ciò che si muove sott’acqua? «La risposta è ovvia, non è utile a nessuno – ci rispondono Francesco e Rocco, che praticano la pesca subacquea in apnea -. Questa strage va avanti ormai da tempo e le conseguenze sono tangibili: la quantità di pesci adulti è drasticamente diminuita, non c’è più vita vicino alla nostra costa. Visto che i pescatori non hanno etica, diventa necessario alzare le soglie minime previste: solo in questo modo si potrà dare al mare un’occasione per ripopolarsi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il problema però è che fin quando ci saranno clienti disposti a comprare pesci di dimensioni ridotte sarà difficile cambiare lo stato delle cose. D’altronde il prezzo della “zuppa” è invitante: anche 5 euro per portarsi a casa un chilo tra minuscoli sparaglioni, scorfani, gronghi, rane pescatrici, tracine, gallinelle e sugarelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Noi purtroppo siamo stati costretti a comprarne mezzo chilo al mercato di Mola per verificarne le reali dimensioni. Ciò che ci siamo trovati davanti ha dell’imbarazzante: tutti i pesci avevano una lunghezza inferiore ai 15 centimetri. Sì i gronghi arrivavano a 25, ma attenzione: si tratta di una specie che in età adulta arriva ad essere lunga anche 3 metri. Così come le rane pescatrici: gli esemplari che abbiamo acquistato erano lunghi 20 centimetri, ma parliamo di un tipo di pesce che raggiunge tranquillamente i 120/150 cm. Praticamente ci siamo ritrovati in mano dei “bebè”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«In assenza di leggi certe e seri controlli l’unica salvezza è appellarsi al buon senso – conclude Gaetano, un pescivendolo “virtuoso” -. Se i pescatori, come dovrebbero, non rigettano in mare i pesci piccoli, a un onesto pescivendolo non rimane altro che evitare di comprarli, sperando che anche i consumatori facciano lo stesso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Scritto da
Ilaria Palumbo
Ilaria Palumbo