di Andrea Mattoni - foto Paola Grimaldi

I tatuatori storici di Bari: «Prima il cliente ci "donava" la sua pelle, oggi pensa solo alla moda»
BARIFarsi un tatuaggio è ormai una moda globale: sono rimasti veramente in pochi, soprattutto tra i giovani, coloro che non si sono fatti disegnare sul corpo un simbolo o una frase. E naturalmente, vista la grande domanda, sono numerosissimi i centri dove tatuatori specializzati trasformano in immagine i desideri dei clienti.  

Fino a una trentina d’anni fa però era tutto diverso. I “tattoo” erano realizzati in maniera non professionale: si disegnava in casa, nei porti, nelle fiere, nei garage, senza licenze e norme igieniche e con aghi e macchinette rudimentali. Il tatuaggio era del resto radicato soprattutto tra motociclisti, punk,  marinai e anche carcerati: rappresentava un simbolo di ribellione, legato a “culture alternative”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il cambiamento avvenne all’inizio del nuovo millennio, quando il tatuaggio cominciò a diffondersi anche tra la “gente comune”. Musicisti,  sportivi e attori iniziarono a sfoggiare disegni sul proprio corpo e così un po’ come l’orecchino, anche il tattoo divenne un fenomeno pian piano popolare. Arrivarono poi leggi, regolamentazioni, corsi di formazione e così il realizzare tatuaggi divenne un vero mestiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma tra il “fai da te” e la “commercializzazione” ci fu un’era di transizione: quella in cui dei veri e propri pionieri, viaggiando e studiando, portarono l’art tatoo anche in luoghi “periferici” come Bari. Semi-professionisti che, inaugurando negli anni 90 i primi studi specializzati nell’arte del disegno sulla pelle, funsero da apripista per quella che oggi è una realtà consolidata.(Vedi foto galleria)

Ad esempio un nome simbolo per ciò che riguarda l’arte del tatuaggio è la 63enne Titti D’Alessandro: la prima in assoluto a fondare un centro nel capoluogo pugliese, all’inizio degli anni 90.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«All’epoca in Italia c’erano pochissimi studi e quello più vicino alla Puglia era a Napoli – racconta la signora –. Io mi tatuai lì e quando tornai a casa il mio disegno ebbe notevole successo. Così, essendo un’artista, decisi di provare a coniugare i disegni sulla tela a quelli sul corpo. Iniziai a studiare e aprii il primo laboratorio in piazza Eroi del Mare, sul lungomare di Bari. Il logo del mio studio, che si chiamava “TittiTattoo”, era una sirena circondata da onde e delfini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fu un successo, con clienti che cominciarono ad arrivare  da tutta la regione. «Mi specializzai – sottolinea Titti –. Andavo a Parigi a imparare da un maestro e a Londra per comprare i colori, oltre a partecipare a convention nazionali e internazionali. E la mia professionalità fu ben presto apprezzata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A essere maggiormente richiesti a quei tempi erano nomi e immagini legati alla cultura rock, ma non mancava chi si tatuava simboli legati al proprio vissuto. «Ma mai sulle mani e sul volto, a differenza di ciò che si fa ora – sottolinea la donna –: il tatuaggio all’epoca era infatti molto più intimo. E poi prima di passare al corpo si ideava manualmente il disegno con carta e penna. Oggi invece si utilizzano software digitali e a volte è persino il cliente a portare immagini da replicare prese dal web. Sono rari i casi in cui mi imbatto in tatoo che possono definirsi creativi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Titti ci mostra la foto di un altro pioniere barese: Pino, detto "il marocchino", che però smise di tatuare quasi subito e non volle mai avviare uno studio ufficiale. Lei invece ha continuato per vent’anni per poi chiudere nel 2012 e dedicarsi esclusivamente alla pittura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Questo mondo è cambiato – ammette Titti –: prima per noi era un’arte e il cliente donava la sua pelle al tatuatore, oggi invece si guarda solo alla moda».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche il 55enne Antonio Schingaro è stato tra i primi a disegnare in città, nel suo “Sax Tattoo” di Bari Vecchia. Anche se attualmente non sta praticando l’arte del tatuaggio per motivi di salute.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Iniziai quasi per caso nel 1995, dopo un incidente che mi impedì di continuare a suonare il sassofono: fu amore a prima vista – racconta -. Nel 2002 aprii il mio primo laboratorio in via Re Manfredi, nel centro storico. Una scelta azzardata, tutti dicevano che era pericoloso: ma io volevo portare a Bari l’idea europea di uno studio nel centro cittadino che si trasformasse in un punto di riferimento culturale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nonostante un incendio doloso nel 2006, Antonio ha resistito e rilanciato lo studio, trasformandolo come desiderava in uno spazio culturale dove ospitava anche presentazioni di libri e concerti. Ha partecipato anche a sei edizioni di un format sui tatuaggi, in onda su varie tv regionali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ancora pienamente attivo è invece il 46enne Simone Loseto, sempre in auge con il suo “Art Tattoo”, aperto dagli anni 90 in via Indipendenza, nel quartiere Libertà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Impossibilitato a parlarci, Simone ci ha fatto però entrare nel suo studio che rappresenta un vero e proprio museo del tatuaggio. Qui sono esposte diverse macchinette risalenti a trent’anni fa con le quali lui ha iniziato la professione, oltre alla sua prima insegna. Quest’ultima simboleggia una figura femminile stilizzata con il corpo attraversato da disegni tribali e le braccia alzate verso l’alto, immersa in un vortice di colori vivaci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine c’è il 52enne Antonello Cassatella con il suo “Atipiko Tattoo” aperto da più di vent’anni in via Enrico Toti, nel quartiere Carrassi di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il professionista ci mostra lo studio in cui fanno bella mostra di sé macchinari d’epoca, riviste storiche e articoli a lui dedicati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Cominciai da casa – ci dice Antonello –, poi nel 2002 ebbi la licenza ufficiale e inaugurai il mio studio. All’epoca i miei clienti erano soprattutto rocker e persone legate a culture alternative. Le richieste più frequenti riguardavano infatti simboli forti come teschi, draghi e motivi tribali. Il disegno sulla pelle del resto era ancora visto come un segno di ribellione, un gesto identitario, di lotta contro la società. E se vedevi un tatuato lo riconoscevi come uno “della tua stessa tribù”. Da allora tanto è cambiato: il tatuaggio ha ormai perso il suo forte simbolismo, per trasformarsi in un mero e anonimo accessorio estetico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Un nome simbolo per ciò che riguarda l’arte del tatuaggio è Titti D’Alessandro: la prima in assoluto a fondare un centro nel capoluogo pugliese, all’inizio degli anni 90
«All’epoca in Italia c’erano pochissimi studi e quello più vicino alla Puglia era a Napoli – racconta Titti –. Io mi tatuai lì e quando tornai a casa il mio disegno ebbe notevole successo...
...così, essendo un’artista, decisi di provare a coniugare i disegni sulla tela a quelli sul corpo. Iniziai a studiare e aprii il primo laboratorio in piazza Eroi del Mare, sul lungomare di Bari. Il logo del mio studio, che si chiamava “TittiTattoo”, era una sirena circondata da onde e delfini»
Fu un successo, con clienti che cominciarono ad arrivare da tutta la regione. «Mi specializzai – sottolinea Titti –. Andavo a Parigi a imparare da un maestro e a Londra per comprare i colori, oltre a partecipare a convention nazionali...
...e internazionali»
Titti ci mostra la foto di un altro pioniere barese: Pino, detto "il marocchino", che però smise di tatuare quasi subito e non volle mai avviare uno studio ufficiale
Il 55enne Antonio Schingaro invece attualmente non sta praticando l’arte del tatuaggio per motivi di salute...
...dopo essere stato tra i primi a disegnare in città nel suo “Sax Tattoo”, a Bari Vecchia
«Nel 2002 aprii il mio primo laboratorio in via Re Manfredi, nel centro storico - racconta Antonio -. Una scelta azzardata, tutti dicevano che era pericoloso: ma io volevo portare a Bari l’idea europea di uno studio nel centro cittadino che si trasformasse in un punto di riferimento culturale»
Ancora pienamente attivo è poi il 46enne Simone Loseto, sempre in auge con il suo “Art Tattoo”...
... aperto dagli anni 90 in via Indipendenza, nel quartiere Libertà
Impossibilitato a parlarci, Simone ci ha fatto però entrare nel suo studio che rappresenta un vero e proprio museo del tatuaggio
Qui sono esposte diverse macchinette risalenti a trent’anni fa con le quali lui ha iniziato la professione...
...oltre alla sua prima insegna. Quest’ultima simboleggia una figura femminile stilizzata con il corpo attraversato da disegni tribali e le braccia alzate verso l’alto, immersa in un vortice di colori vivaci
Infine c’è Antonello Cassatella con il suo “Atipiko Tattoo”...
...aperto da più di vent’anni in via Enrico Toti, nel quartiere Carrassi di Bari
Il professionista ci mostra lo studio...
Il professionista ci mostra lo studio in cui fanno bella mostra di sé macchinari d’epoca...
...riviste storiche...
...e articoli a lui dedicati



Andrea Mattoni
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Paola Grimaldi
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  • Angelica - Vorrei ricordare anche Daniela de Nicolò che le 1999 aprì Babilonia art tattoo in corso benedetto croce, una donna intraprendente e soprattutto con un senso dell’arte unico. Non dimenticatevi dei grandi


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