di Gaia Agnelli - foto Francesco De Leo

I tradizionali cestini di vimini: quei manufatti dai mille utilizzi che a Bari però nessuno produce più

BARI Sono usati per “arricciare” i polpi, per conservare la frutta e la verdura, per far riposare la pasta, fungendo anche da veri e propri montavivande tre le basse palazzine di Bari Vecchia non dotate di ascensore. Questo è solo un assaggio di ciò che offrono i cestini di vimini nella vita quotidiana del capoluogo pugliese: tradizionali intrecci di rami di salice fatti a mano, che le famiglie si tramandano di generazione in generazione. (Vedi foto galleria)

Manufatti che è possibile trovare di diverse forme e dimensioni. Ci sono quelli bassi e ovali (gli “spanieri”), quelli con il manico, alti, stretti e molto profondi (i canestri o “spaselle”) e quelli con il manico ma più e larghi e tondeggianti, spesso accompagnati da un coperchio (i classici cestini).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma si tratta di oggetti diffusissimi, ma che incredibilmente non vengono più prodotti a Bari. Se un tempo infatti la città pullulava di artigiani e mbagghiasègge (impagliatori di sedie), che dedicavano ore alla creazione manuale e minuziosa di queste gerle, oggi non è rimasto più nessuno specializzato nell’intreccio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I fratelli Traversa, gli ultimi baresi che avevano continuato a occuparsene, sono infatti passati a miglior vita e ora il loro storico negozio di strada Vallisa giace tristemente chiuso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Oggi tutti i cestini che vedete esposti nei negozietti di souvenir di Bari Vecchia provengono da altri paesi – afferma Nicola Dellino, esperto di tradizioni locali –. Nel centro storico di Molfetta è infatti rimasto ancora qualcuno a produrli, così come ci sono delle signore di Andria che continuano a vendere i loro manufatti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tuttavia, nonostante l’ormai totale assenza di manodopera locale, le gerle non hanno perso il loro fascino e la loro utilità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Gli “spanieri” – ci spiega il barese purosangue Vito Sciacovelli, autore del libro “La storie de Bare la sape u Fare” –, sono ancora usati per completare minuziosamente l’arricciatura dei polpi, i quali vengono così “cullati” pazientemente con un movimento ritmico e sussultorio. Le “spaselle” invece sono utilizzate sia per conservare il pane che per aiutare i varcheceddàre (i piccoli pescatori sui gozzi) che stipano il loro raccolto di alici, seppioline e ciambotto all’interno dell’intreccio di vimini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


I canestri, ma anche i cestini, sono poi fedeli assistenti delle signore che si accingono a fare in casa la salsa di pomodoro. «Gli ortaggi vengono riposti nel cesto – illustra Vito – e a quel punto si stende un lenzuolo per evitare che vengano assaliti dalla polvere. Poi si attende che “caccino” l’acqua attraverso le fessure, in modo tale che possano infine essere passati nella macchinetta per produrre la passata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I cestini invece (che possono essere anche in paglia) svolgono egregiamente il compito di giaciglio per tutti quei prodotti culinari che necessitano di rimanere a riposo per ore senza essere “disturbati”. Tra questi rientrano le cartellate che, durante il periodo natalizio, trovano nei cesti una comoda residenza, ma lo stesso vale per i fichi e per la frutta destinata a rinsecchire o per le umide orecchiette che devono asciugarsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo tipo di gerle ha anche una funzione estremamente folkloristica, che noi abbiamo avuto la fortuna di ammirare passeggiando su strada delle Crociate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui vediamo infatti una signora affacciata al balcone che, alzando decisamente la voce, ordina la spesa a “domicilio” dal negozio di alimentari di sotto, calando giù un cestino tramite una corda. Il titolare non si lascia pregare e ripone taralli e pasta all’interno del contenitore “piombato” dal cielo, facendo poi cenno alla donna di tirare su.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una scena a cui è facile assistere tra le vie del centro storico. Qui infatti, non essendoci palazzi dotati di ascensore, le donne cercano in ogni modo di evitare di percorrere troppo spesso, su e giù, stretti e ripidi scalini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un qualcosa che riesce loro grazie all’aiuto di questi preziosi cestini in vimini, veri e propri cimeli che le famiglie hanno fatto in modo di tramandarsi di generazione in generazione, ma che oggi, purtroppo, hanno smesso di rappresentare un prodotto “made in Bari”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)



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I cestini di vimini: tradizionali intrecci di rami di salice fatti a mano...
...che le famiglie si tramandano di generazione in generazione
Manufatti che è possibile trovare di diverse forme e dimensioni
Ci sono quelli bassi e ovali (gli “spanieri”)...
...che sono ancora usati per completare minuziosamente l’arricciatura dei polpi, i quali vengono così “cullati” pazientemente con un movimento ritmico e sussultorio... (foto di Sei A Casa Sei A Bari)
...quelli con il manico, alti, stretti e molto profondi (i canestri o “spaselle”)...
...e quelli con il manico ma più e larghi e tondeggianti, spesso accompagnati da un coperchio (i classici cestini)
Insomma si tratta di oggetti diffusissimi, ma che incredibilmente non vengono più prodotti a Bari. I fratelli Traversa, gli ultimi baresi che avevano continuato a occuparsene, sono infatti passati a miglior vita e ora il loro storico negozio di strada Vallisa giace tristemente chiuso
«Oggi tutti i cestini che vedete esposti nei negozietti di souvenir di Bari Vecchia provengono da altri paesi – afferma Nicola Dellino, esperto di tradizioni locali –. Nel centro storico di Molfetta è infatti rimasto ancora qualcuno a produrli, così come ci sono delle signore di Andria che continuano a vendere i loro manufatti»
Questo tipo di gerle ha anche una funzione estremamente folkloristica, che noi abbiamo avuto la fortuna di ammirare passeggiando su strada delle Crociate. Qui vediamo infatti una signora affacciata al balcone che, alzando decisamente la voce...
...ordina la spesa a “domicilio” dal negozio di alimentari di sotto, calando giù un cestino tramite una corda
...il titolare non si lascia pregare e ripone taralli e pasta all’interno del contenitore “piombato” dal cielo...
...facendo poi cenno alla donna di tirare su



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