di Mattia Petrosino - foto Sonia Carrassi

Tra caschi ed emancipazione femminile, la storia dei "parrucchieri per signora" di Bari
BARI – Sono specializzati in colori, tagli e pieghe e offrono salute e benessere alle chiome delle donne. Parliamo naturalmente dei parrucchieri per signora, artisti dei capelli le cui origini affondano negli anni 50, quando le donne (soprattutto quelle più abbienti) cominciarono pian piano a emanciparsi e a mostrarsi in pubblico, curando maggiormente il proprio aspetto fisico. Prima infatti le acconciatrici (più che altro “pettinatrici”) si limitavano a recarsi nelle abitazioni delle clienti, che fra le mura di casa potevano permettersi di curarsi e farsi belle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel capoluogo pugliese sono ancora presenti alcuni di quei saloni nati in quegli anni, ereditati dai figli dei primi coiffeur baresi. Negozi che vantano quindi più di cinquant’anni di attività. Si tratta di Melfi, Pedote, Renna, Loconte e Sassanelli. Siamo andati a trovarli. (Vedi foto galleria)

Il nostro viaggio comincia nel quartiere Carrassi, nei pressi del parco 2 Giugno, lì dove in viale Don Luigi Sturzo si trova Melfi, cognome storico dei parrucchieri della città. Parliamo infatti di una famiglia che negli anni 50 diede vita a una stirpe di acconciatori, inaugurando numerosi saloni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutto iniziò con Dino Melfi. Dopo essere stato barbiere fu lui il primo ad aprire un esercizio per signore in corso Cavour, nelle vicinanze del bar Mokador.

Agli inizi degli anni 50 Dino si accorse infatti della “rivoluzione” messa in atto dalle donne borghesi che uscivano sempre più dalle proprie case per mostrarsi in tutta la loro bellezza. Così pensò di trasformarsi in parrucchiere, andando incontro tra l’altro anche alla crescente domanda delle prostitute (attentissime all’estetica) che lavoravano all’interno delle tante case chiuse presenti in centro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una strada, questa, percorsa poco dopo sia da suoi tre nipoti (Enzo, Vito e Franco) che nel 1957 aprirono un salone in via Dante, che dal fratello Michele. Quest’ultimo inaugurò un parrucchiere in via Melo, nel punto in cui oggi si trova la libreria Feltrinelli, per poi spostarsi nel 1955 in corso Cavour, nei pressi della Chiesa del Sacro Cuore, dove è rimasto sino al 1990.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Michele nel corso della sua carriera insegnò il mestiere a figli e nipoti: tra questi il 56enne Maurizio Lumare, proprietario dell’ultimo e unico “Melfi” ancora presente a Bari, in via Don Luigi Sturzo. 

«Iniziai a lavorare in corso Cavour all’età di 17 anni  – ci dice Maurizio – e anche se è ormai dal 1986 che ho aperto un salone tutto mio, ho comunque lasciato sull’insegna il prestigioso cognome di mio nonno. Tra l’altro anch’io sono conosciuto da tutti come Maurizio “Melfi”: per questa città rappresenta un vero e proprio marchio di fabbrica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre chiacchieriamo con Maurizio e il suo erede, il 23enne figlio Francesco, poniamo l’attenzione sull’unico casco asciugacapelli presente nel locale. «Sì, abbiamo deciso di lasciarne almeno uno perché anche se i tempi sono cambiati casco e bigodini rimangono pur sempre il tratto distintivo di un acconciatore – spiega il titolare –. Ancora oggi c’è qualche signora che lo richiede per fare la piega e non si può far altro che accontentarla».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un tempo infatti ad ogni postazione c’era un casco: strumento che uscì piano piano di scena a partire dagli anni 60, quando la diffusione del phon permise, assieme a spazzola e pettine, di modificare il verso e l’ondulazione dei capelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Anche il taglio si è molto evoluto nel corso dei decenni e non solo grazie ai diversi tipi di forbici ora esistenti – specifica Maurizio –. Per esempio mio nonno mi raccontava che negli anni Settanta andava di moda il taglio “alla tifo”, dal nome della malattia, che consisteva in una capigliatura corta, probabilmente dovuta a una questione di igiene. Mentre negli anni 50 era gettonatissima l’acconciatura cotonata e il colore biondo alla Marilyn Monroe».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spostiamo ora di poche decine di metri per andare a far visita, in viale Papa Giovanni XXIII, a Davide Pedote, salone che trae le sue origini sin dal 1960.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«A fondare il parrucchiere furono mio padre Mario Pedote e mio zio Dino – rammenta il 47enne Davide, attuale proprietario –: aprirono la loro prima sede in via Piave, per poi trasferirsi nel 1970 in corso Benedetto Croce e nel 1985 in via Sabotino. E fu proprio lì che, all’età di 23 anni, iniziai a prendere tra le mani le forbici e a colorare capelli, per poi inaugurare nel 1999 assieme ai miei maestri l’attuale sede».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ricordo perfettamente che il lavoro di mio padre era basato sull’artigianalità – continua il titolare – . Prima infatti le tecniche erano più semplici e schematiche e gli strumenti a disposizione pochi: un paio di forbici, tappi e cuffie in lattice per le mèches, casco e bigodini per la piega».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Davvero l’essenziale se pensiamo invece al supporto tecnologico di oggi, con acconciatori che possono servirsi di piastre, ferri, phon e satelliti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Salutiamo Davide e ci spostiamo all’inizio di viale Unità d’Italia, quasi ad angolo con via Enrico Toti, lì dove dal 1966 affonda le sue radici Coiffeur Renna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Avevo solo 11 anni quando iniziai a fare il barbiere – racconta il proprietario 74enne Giuseppe Renna, che continua a gestire il salone in prima persona assieme alla 39enne figlia Valentina –. Decisi in seguito di frequentare la scuola di parrucchieri che aveva una durata triennale, ma il professore sosteneva che fossi già pronto per iniziare a lavorare. Così, nel 1966, a soli vent’anni, diedi vita a “Pinuccio”, insegna che ho cambiato solo dieci anni fa quando ho ristrutturato il locale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche qui notiamo la presenza di due caschi e di alcuni bigodini. «Ogni volta che mettevo una chioma sotto il casco non poteva mai mancare l’affermazione: “Pinuccio, dura più una piega che un matrimonio” – rammenta sorridendo il 74enne –. Questo perché all’epoca i tempi di asciugatura erano diversi rispetto ad oggi, anche se il lavoro era più artistico. Ricordo quando, dopo aver sbrogliato i bigodini, mi davo da fare ad acconciare i capelli in tutte le maniere possibili. Per aggiornarmi andavo a scrutare le vetrine dei negozi, lì dove erano appese le foto dei cantanti che portavano all’epoca le capigliature più estrose».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il nostro tour ci conduce ora in via Principe Amedeo, strada che ospita Loconte, attivo dal 1959. Purtroppo però il proprietario si dichiara non interessato all’articolo. Decidiamo quindi di proseguire per raggiungere via Andrea da Bari, dove è presente dal 1° gennaio 1950 Sassanelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Tutto nacque con mio padre Giuseppe – racconta il 72enne titolare Michele Sassanelli –:  lui diventò il gestore del parrucchiere dell’Albergo Diurno in corso Vittorio Emanuele. Fu lì che imparò il mestiere, decidendo poi nel 1950 di aprire un salone tutto suo nell’attuale sede».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E tra queste mura Michele, all’età di 16 anni, intraprese la stessa strada del padre, ereditando poi nel 1995 l’esercizio che gestisce assieme alla 46enne Francesca Tritto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Papà mi raccontava che agli esordi il salone era frequentato perlopiù dalle signore della cosiddetta “Baribene” – sottolinea –. Mentre le meno facoltose preferivano continuare ad essere acconciate in casa, da pettinatrici che si recavano presso la loro abitazione. Intorno agli anni Sessanta, quando certi pregiudizi iniziarono a svanire e la donna cominciò ad uscire avendo anche più cura del proprio aspetto, ci fu il boom dei parrucchieri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre chiacchieriamo, il proprietario ci mostra un ferro risalente agli anni Cinquanta. «Aveva la funzione di arricciare – spiega –. Si metteva all’interno di una sorta di braciere e, una volta raggiunta la giusta temperatura, si arrotolavano i capelli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Michele poi si focalizza sulla differenza tra i prodotti utilizzati una volta e quelli usati oggi. «Prima – ci dice – i colori delle tinture erano solo tre: nero, biondo e castano. Oggi invece ce ne sono di tutte le tipologie. E per fissare la piega volete sapere cosa si utilizzava? Non di certo la lacca, ma una naturalissima birra, che conteneva zuccheri e amidi utili a nutrire il capello. Certo, a quei tempi sperimentavamo tutto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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  • Vito - Bellissimo articolo che ci riporta negli anni passati, parrucchieri a Bari ce ne sono stati tanti, tutti importanti come i nomi che avete messo nell'articolo, ma vi siete dimenticati o non sapete, uno dei grandi parrucchieri di Bari, parrucchieri Scarpa, il parrucchiere della Bari bene..... Comunque bell'aerticolo.
  • Geni Melfi - Bellissimo articolo. Tra questi bei ricordi c'è una grande assenza, Vincenzo Melfi, un grande parrucchiere che nella sua carriera ha realizzato tagli e pieghe nello storico parrucchiere femina (sic) (in c.so Cavour 70 vicino al Sacro Cuore...). Le sue clienti, le signore della Bari bene. Nonne, nipoti, figlie, ancora oggi lo ricordano per la sua bravura, eleganza e raffinatezza. Era mio padre...
  • Liberato Congedo - Sono un giovane parrucchiere di anni 80 e condivido e conosco tutto ciò che ho letto, ora ho ceduto il negozio a mio figlio Francesco qui a Lecce nel centro storico, ma con questa pandemia i tempi sono molto difficili......


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