Chiavico, cornuto, assiduato e vilacchione: ecco tutti termini usati a Bari per giudicare
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mercoledì 28 ottobre 2020
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di Marco Montrone e Mattia Petrosino e Gaia Agnelli
Il “vocabolario” dialettale barese è infatti ricco di particolari termini che riescono in un attimo ad aprire un “mondo”. E tra questi ce ne sono una moltitudine utilizzati per etichettare, offendere, lodare o magari prendere in giro l’interlocutore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così, dopo aver elencato i classici proverbi (addò arrive chiànde u zìppe), le frasi idiomatiche (la rasce, come uè la fasce), gli strafalcioni (uscire il cane) e le espressioni gergali (c’iè la caricatur?), ecco i principali aggettivi utilizzati in città per giudicare il prossimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un’avvertenza. Anche questa volta, visto che stiamo parlando di uno “slang”, abbiamo preferito non seguire nessuna delle varie regole e teorie ortografiche riguardanti la scrittura, cercando così di tradurre i suoni nella maniera più semplice e immediata possibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giudizi positivi – Dicevamo di cornuto (krnut), parola utilizzata normalmente per indicare una persona tradita. Bene, a Bari assume tutt’altro significato, quello di astuto. Si tratta di una di quelle parole associate a un preciso gesto fatto con la mano: in questo caso l’indice e il mignolo alzati contemporaneamente.
Sinonimi di cornuto largamente usati sono poi frusque e filone, quest’ultimo accompagnato dall’atto di “allungare” il mento.
Anche malato non ha nulla a che fare con la salute, ma descrive un atteggiamento folle e al tempo stesso coraggioso. Invece malato di capa (o capa matt) è utilizzato più come rimprovero nei confronti di chi sta superando il limite.
Un capitolo a parte merita chiavico. Mentre nella sua declinazione al femminile e l'associazione a una mamma o una sorella sta a indicare una "donna di facili costumi" (la chiavica di mamt), al maschile è invece utilizzato per riferirsi a qualcuno che eccelle nel suo campo (ad esempio: Pinuccio è chiavico a giocare a pallone). Con lo stesso significato è facile sentire anche iè nu kitemmurt.
D’azione è poi l’espressione adatta per le persone sveglie, che si danno da fare, un po’ come insist, attribuito a chi riesce sempre a raggiungere i propri obiettivi. Infine assiduato è il termine perfetto per i soggetti affidabili che vanno dritti per la propria strada.
Sfottò – Si sprecano a Bari gli aggettivi (spesso onomatopeici) utili a qualificare individui poco perspicaci o ingenui. Si va da ciociò a bambascione, da chigghione a m’ch’lone, sino ad arrivare a bueno, alla bonata, polmone e macarone.
Anche se sono due le parole perfette per definire chi è proprio “fesso”: du iune e trimone (trmon).
La prima (“dell’uno”) trae origine dai nati nell’anno 1901, i quali erano troppo giovani per essere arruolati durante la Prima guerra mondiale e troppo vecchi per diventare soldati nella Seconda. Quindi, per i canoni del tempo, inutili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La seconda deriva invece dal termine utilizzato per l’atto di masturbazione. Così il superlativo trmon a vind dal punto di vista figurativo denota qualcuno a cui basta una folata di vento per sentirsi “appagato”, cosa che lo rende quindi ancora più stupido.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ai soggetti invece poco “d’azione”, pigri e svogliati, il vocabolario dedica priso, mambrone, calascione (perfetto per chi è troppo alto ed esageratamente magro), chiangone, chiacone, senza sangue, sprsdut (cioè senza priscio), ciolone e ciola morta (riferiti alla denominazione dialettale dell’organo sessuale maschile).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Più idonei invece per qualificare i “duri di comprendonio” sono cap d’chiumm, capacchione, skicchiat, tefagne e capatost. Quest’ultimo va necessariamente associato all’atto di bussare con forza su una superficie dura. Mentre capa gloriosa è per chi non ha niente in testa, ovvero che tiene l'acqua in cap.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine cul rutt è l’espressione giusta da affibbiare a chi è esageratamente fortunato (ma non chiedeteci il motivo).
Giudizi negativi – A Bari chi tende ad essere rozzo sia nel parlare che nel modo di atteggiarsi viene definito cozzalo, zampo o zaquaro. Ma per indicare sciatteria e trasandatezza, meglio scilisciat, sciosciue, debosciat e scittat (spatriat invece come sinonimo di sbandato). Inzivus (ovvero cosparso di “sivo”, di sporco) è invece comunemente utilizzato nei confronti di un soggetto poco incline all’igiene.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un aggettivo particolare è venale: al contrario del significato che si trova nei dizionari di lingua italiana non sta a indicare una persona attaccata ai soldi ma un individuo irascibile, collerico. Appicciafuech è invece colui che trae godimento a mettere zizzania.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ti dicono che stai facendo lo sgargiante, lo splendido o u d’chiu? Bene, allora sei certamente un gradasso. Mentre se vieni definito carico a chiacchiere o fafuech puoi stare certo di essere uno che parla troppo e conclude poco: insomma tutto fumo e niente arrosto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se poi vilacchione (ma anche recchie d gomm) fa riferimento a una persona poco coraggiosa e cacacazz a una particolarmente rompiscatole, f’tus e prezius indicano chi ha la puzza sotto il naso e tende a farsi desiderare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine per dire a qualcuno che è avaro si procede con skrzon e stretto di culo. Mentre attenzione ai tenda gnor, malannate e pregamuert: in questo caso siamo in presenza di coloro che vedono tutto nero e portano, in alcuni casi, pure sfortuna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Termini offensivi – Concludiamo con quelle parole volgari che però ben si adattano ad etichettare in maniera estremamente negativa.
Forse la più “pesante” di tutte è kin d’merd, utile a definire una persona scorretta e moralmente spregevole. Malamind invece è quasi un sinonimo di delinquente, di individuo da cui ci si può aspettare solo il peggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Altro termine fortemente offensivo è ricottaro, parola utilizzata per definire il pappone. Di conseguenza se si chiama qualcuno così gli si attribuisce il vizio di arricchirsi a spese degli altri. Per chi invece è solito fare la “spia” si usa nvamon, accompagnato dal gesto dell’indice che apre l’occhio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra gli aggettivi meno gentili si trova poi facc d’ciol, dedicato agli antipatici. Vastase invece definisce colui che fa casino e porta subbuglio. Infine ogni comunità ha la sua bizzoca: all’apparenza donna “casa e chiesa” ma in realtà specializzata nell’arte di parlar male di tutti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Foto di Anna Simi
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Gaetano - Esiste un rafforzativo di Insist che è Insist e camminator. Indica qualcuno che per conseguire i suoi obiettivi, non si ferma davanti a nulla ed è disposto a fare anche molta strada.
- Salvo - a proposito di" cul rutt" vi è il più volgare detto " fortune e c..ze ngule beate c'l'have"
- Velati Vincenzo - Manca l'etimologia di molti termini, peccato
- Franco - nato e vissuto a Bari per 24 anni e domiciliato all'estero da 50 anni ringrazio immensamente gli autori di quest'articolo che mi hanno permesso di rivivere dei "graffiti" del mio tempo che fu !
- Ester Buti - Non si fa menzione di “strascinachevert” donna sciatta e superficiale.
- egidio de pace - un bel ripasso per me che non vivo a Bari da 50 anni , ma vengo spesso a trovare fratelli e parenti.
- arkydesign - Che bello! Una sorta di "ritorno a casa" idiomatico! compresi anche altri commenti che fanno da appendice. Complimenti!
- Stefano - Beh! mi associo ai commenti di quelle persone che come me sono nate a Bari ma per motivi diversi ora vivono da tanti anni in altri luoghi. Personalmente quando devo stuzzicare i miei cognati, verso i quali nutro un affetto più che fraterno, dico loro che io sono stato una vittima della ultima Guerra. Infatti io sono nato a Bari nel 46 ma i miei genitori erano entrambi romagnoli. Mio papà come ufficiale di marina fu trasferito a Bari presso il Castello Svevo che, all'epoca, era la centrale operativa di radio controllo del'Adriatico. Ovviamente entrambi si innamorarono di Bari ed ivi vi rimasero durante e dopo tale conflitto. Ma in effetti io mi sento barese e questo mi fa arrabbiare sempre di più quando mi capita, ogni tanto, di venire a Bari e vedere come sono cambiati i baresi e come trattano la città. Grazie per i Vostri articoli.
- Gigi - Scusate, mi permetto di segnalare che "uscire, entrare, salire e scendere il cane" non sono strafalcioni in barese (né in nessuno dei dialetti meridionali, e nemmeno in spagnolo, ecc.), ma solo in italiano. Poi, dubito si parli di uno "slang" (giovanile, ecc.), ma di parole ed espressioni mutuate dal dialetto e usate (anche) nell'italiano locale.
- Emilio - Vastas'e: era l'appellativo dato al facchino, cui il più delle volte era associato al significato di persona poco educata e dai modi rozzi.
- Bepi - spesso la risposta alla frase di Salvo è: " a noi la fortuna e quella che ci manca..."
- vincenzo - mi permetto di fare notare che il cane non si esce e non si scende ma si piscia
- daniela - Che dire, siete stati bravissimi nella ricerca! E' importante conoscere le espressioni gergali. Il nostro dialetto suscita sempre molta simpatia. Sono dell'avviso che non vada snobbato, bensì conosciuto e coltivato. In certi contesti, se in un dialogo in perfetto italiano, si inserisce un termine o un'espressione nel nostro slang, si riesce a dare più intensità al concetto.....oltre che a "bucare lo schermo" prima.
- Antonio - Beato u piccion dor È una frase che sentivo dire da mia madre riferendosi a donne nullafacenti in faccende domestiche
- Pasquale Angelillo - Vorrei precisare che il termine "spr'sdut" non deriva da persona mancante di 'priscio' bensì significa 'scaduto, inefficace, vacuo, evaporato, dissolto, inattivo': cioè ad indicare una persona priva di valore, insignificante, senza sostanza, inconsistente, impalpabile, inetta. Insomma un buono a nulla, spesso inteso anche come inaffidabile.
- Livia Monteleone - c'siit'bbraaav!!