di Antonio Bizzarro

Droghe, meditazione, ipnosi, gong: c'è chi studia gli stati "non ordinari" di coscienza
BARI – Si chiama “Sissc” (Società italiana per lo studio degli stati di coscienza) ed è un’associazione nata nel 1990 per comprendere i comportamenti della mente umana quando è in una fase di “alterazione della percezione della realtà”. Attraverso l’assunzione di droghe o anche solo con pratiche quali la meditazione, l’uomo è infatti in grado di entrare in stati “non ordinari” di coscienza dove i sensi e le emozioni sono distorti e dilatati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La società, con sede a Pinerolo in provincia di Torino, è composta da duecento membri che svolgono ricerche e promuovono gruppi di lavoro in un settore nel quale si intrecciano scienza, storia, antropologia ed esoterismo. Abbiamo parlato con il 60enne barese Luigi Picinni, uno dei promotori, specializzato nella studio delle piante “magiche” messicane.  

Qual è lo scopo della vostra attività?

Di solito c’è un fine medico: aiutiamo coloro che sono vittime di dipendenze di vario tipo. Molti dei nostri soci sono infatti psicoterapeuti e si occupano quindi delle conseguenze dell’abuso di sostanze quali l’eroina o la cocaina. Anche se ci sono esperti di arte e storia che analizzano il fenomeno “psichedelico” sotto altri punti di vista, più culturali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritenete che la scienza non si dedichi abbastanza a questo genere di fenomeni?

Poco. La ricerca più approfondito fatto sino ad ora è quello di Charles Tart che ha esaminato la fase rem del sonno (quella in cui si sogna) applicando degli elettrodi al cervello. Sono stati svolti anche studi sui monaci tibetani e sulla loro capacità di “trascendere” attraverso la meditazione, ma i risultati ottenuti non possono essere definiti “oggettivi”. 

E voi invece come operate?

Sperimentiamo in prima persona. Provando pratiche quali l’ipnosi, la vasca di deprivazione sensoriale, la respirazione olotropica o anche l’uso del “gong”, strumento il cui suono riesce a portare l’ascoltatore in una fase di trance. Poi pubblichiamo esperienze e ricerche sulla nostra rivista “Altrove”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Cos’è la “vasca di deprivazione sensoriale”?

Si tratta di un esperimento messo a punto dallo psicanalista e neuroscienziato americano John Lilly. Ci si stende all'interno di queste piccole piscine dove si galleggia su pochi centimetri di acqua mista a un sale di nome “Epsom”. La temperatura è la stessa di quella corporea e l'ambiente è totalmente insonorizzato. In queste condizioni si ottiene un grande rilassamento: pressione sanguigna, battito cardiaco e onde cerebrali diminuiscono di intensità e si arriva a uno stato di confine tra la veglia e il sonno. È un qualcosa che agisce fortemente sullo stato emotivo e permette di amplificare le capacità della mente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E la respirazione olotropica invece?

E' un'esperienza “micidiale”: ci si sdraia su dei tappetini e si respira profondamente con l'aiuto di una guida. Dopo mezz’ora inizia il “viaggio”. E' stata sviluppata dallo psichiatra ceco Stanislav Grof e permette l’accesso a stati “non ordinari” di coscienza allo scopo di “curare la propria mente”. Durante queste sedute avviene anche un fenomeno strano detto “contrazione tetanica”, in cui le mani si intrecciano completamente come se si fosse malati di tetano. 

Condizioni a cui si può arrivare anche assumendo sostanze…

Sì, anche se in quei casi bisogna stare molto attenti. Ho visto persone negli anni 70 e 80 mandare il proprio cervello in fumo per aver abusato di droghe. Il nostro lavoro è teso anche a informare, per permettere ai profani di capire con che cosa hanno a che fare ed evitare “brutte sorprese”. A esempio abbiamo creato una sorta di dizionario della psichedelia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lei tra l’altro si occupa di droghe presenti in natura, quali i funghi allucinogeni.

Sì, i miei studi mi hanno portato in Messico dove sono entrato in contatto con le usanze dell'antica cultura degli indigeni Huichol, che contemplava rituali “magici” e religiosi attraverso l’uso del “peyote”, un potente cactus allucinogeno. Ma senza arrivare in Sudamerica, anche in Italia il popolo ha usato in passato sostanze: si pensi alle mamme che per far dormire i bambini davano loro degli piccoli infusi derivanti dal papavero da oppio, la cosiddetta “papagna”. La psichedelia insomma non è un qualcosa di così lontano dalle nostre vite.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Immagine di: J Bizzie (“Another cute capture”)


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