di Marianna Colasanto

''Lutto Libero'', quando si dice addio con il sorriso: «Per ricominciare a vivere»
BARI – «C’è un momento in cui il lutto deve essere assolutamente messo alle spalle e bisogna ricominciare a sorridere, magari ricordando il “bello” che ci hanno lasciato le persone che amavamo». Parole di Cristiano Carriero, 38enne scrittore barese, che ha pubblicato il mese scorso “Lutto Libero”: una raccolta di racconti biografici e personali che hanno come tema la morte. Un argomento difficile, ma che lui ed altri 22 autori hanno voluto affrontare in maniera quasi “allegra”: un invito alla rinascita dopo la scomparsa di una persona cara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da dove nasce l’idea di un libro sulla morte?

Dalla scomparsa di mia madre, avvenuta pochi mesi fa a causa di un male incurabile. A lei durante la malattia avevo promesso di raccontare gli ultimi attimi passati insieme, che seppur tristi sono stati densi di vita. Durante quei momenti mamma mi ha confidato con gioia cose che non mi aveva mai detto: ricordi di quando era ragazza, come le avventure avute con altri uomini prima di mio padre. Abbiamo scherzato tanto tra di noi e mai, nemmeno negli ultimi giorni, quando entrambi eravamo coscienti che non ci sarebbe stato più nulla da fare, ci siamo permessi di uscire da quel tono ironico e canzonatorio sulla morte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I proventi della vendita andranno all’Associazione nazionale tumori: come mai questa scelta?

I medici dell’Ant hanno aiutato molto mia madre nella fase finale della sua malattia. Per ciò che fanno meritano un sostegno, anche economico. Quando lei è morta ho chiesto a parenti e amici di fare una donazione al posto di comprare fiori da mettere sulla bara. Ho raccolto mille euro, ma non era abbastanza, così ho deciso di destinare alla fondazione l’incasso della vendita del volume, chiaramente d’accordo con gli altri autori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Si tratta di scrittori che hanno subìto un lutto come te?

Sì e tutti sono stati d’accordo con me nell’impostare i racconti in maniera non drammatica, perché l’unico modo che abbiamo per rispondere alla morte è la vita. Come si evince anche da una frase di Andrea Fontana inserita nella prefazione, “il libro non ha la pretesa di insegnare nulla a nessuno, non spiega come si elaborano i lutti né tantomeno pretende di argomentare cosa sia la mancanza, lo smarrimento o lo sconcerto doloroso di una perdita. Lutto Libero non dà ricette ma testimonianze: segnali di umanità”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come sei riuscito a convincere gli autori ad affrontare un tema così difficile?

Ho semplicemente lanciato su Facebook l’idea di pubblicare una raccolta che parlasse del lutto. E in men che non si dica mi hanno risposto in tanti: Matteo Caccia, Michele Dalai, Fulvio Paglialunga, Giuliano Pavone, Roberto Venturini, solo per citare i nomi più famosi. Inizialmente pensavo a dieci racconti, ma poi le adesioni sono cresciute portando a 23 il numero delle storie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La tua si intitola “Vivemus atque amemus”…

Si riferisce a una frase che mia madre diceva spesso a me e alla mia fidanzata: “Vivete perché è la cosa più bella”. La storia è centrata sul concetto di affrontare la morte con la vita: è necessario fermare tutto, prendersi del tempo e poi necessariamente ripartire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raccontare serve più a chi scrive o a chi legge?

A entrambi. Per me scrivere di un addio ha avuto un senso catartico, liberatorio: mi ha aiutato a superare il brutto momento. E chi legge spero possa essere aiutato a superare il “suo” momento difficile. E devo dire che c’è chi mi ha scritto ringraziandomi per il libro. In particolare un uomo mi ha rivelato di essere tornato a ridere dopo aver perso una persona cara: non lo aveva detto a nessuno perché aveva paura di essere frainteso. E invece non bisogna vergognarsi di aver voglia di vivere dopo la morte. Il lutto deve passare, anche perché la persona amata non scompare: rimangono i ricordi, quelli belli, che resistono a tutto.


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