di Rossella Brunetti e Ilaria Palumbo

Mola, riapre per due giorni la rara chiesa circolare: la nostra visita in anteprima
MOLA DI BARI – Vi avevamo già raccontato la storia della rara chiesetta dalla forma circolare che giace abbandonata alla periferia di Mola di Bari. Si tratta della piccola e particolare cappella della Madonna delle Grazie, eretta intorno alla metà dell’800 per volere del popolo su una struttura cinquecentesca che era andata distrutta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Celata tra una sala ricevimenti e una cabina elettrica sull’ex strada statale 16 Adriatica che collega Mola a Cozze, la chiesa da cinquant’anni giace nell’oblìo, dimenticata da tutti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche se negli ultimi tempi qualcosa si è cominciato a muovere: alcuni cittadini si sono riuniti in un comitato con l’intento di raccogliere fondi utili al suo recupero. E il 6 e il 7 gennaio prossimi la chiesa verrà aperta eccezionalmente in occasione di un presepe allestito dagli studenti delle scuole medie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Approfittando dell’iniziativa siamo riusciti a introdurci nella cappella in anteprima, per mostrarvi i suoi decadenti ma pur sempre affascinanti interni. (Vedi foto galleria)

Circondata da transenne che accennano al ritorno di una seppur breve attività, la cappella ci appare nella sua semplice eleganza. Il prospetto conserva il suo aspetto sobrio e desueto, mentre il portale in pietra calcarea è circoscritto da due snelle e ormai logore colonne che sorreggono un timpano, frequentato unicamente da uno stormo di colombi e sul quale occhieggia una finestra circolare. Il tutto è poi coronato dalla cupola sulla cui sommità si erge il campanile a vela.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Grazie alle chiavi forniteci dal parroco della vicina chiesa della Madonna di Loreto, alla quale il tempietto è annesso, apriamo il lucchetto che blocca da oltre 50 anni la porta in legno consunto e scarpiniamo all’interno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci ritroviamo in un unico, minuscolo e silenzioso ambiente, illuminato unicamente dalla lanterna circolare posta sulla cupola. Lo spazio in cui muoversi è davvero ristretto e si avverte subito un forte odore di umidità. La stanza è dominata al centro dal presepe di cartone allestito per la riapertura della chiesetta, abbellito da ciottoli, fiori e scarpe da ginnastica colorate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Camminiamo sulla superficie priva di pavimentazione. Ai nostri lati spuntano teche in legno fortemente danneggiate chiuse da ante prive di vetro, un tempo adibite per l’esposizione di oggetti sacri e statue di santi oggi conservate nella chiesa della Madonna di Loreto e sostituite più poveramente da sagome in cartone di personaggi del presepe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La fioca luce cala dolcemente sulle mura dall’intonaco scorticato, ravvivando la piccola acquasantiera in pietra posta alla destra dell’ingresso e svelando i colori degli interni che originariamente dovevano essere brillanti e accoglienti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’azzurro è il tono predominante: si dilegua lungo le pareti, resistendo al deteriorarsi della vernice e in particolar modo nelle nicchie e nelle lesene che percorrono il perimetro, lasciando spazio al caldo e intenso ocra della cupola, separata dal resto del corpo da un doppio cornicione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alzando lo sguardo ci accorgiamo che proprio dal centro della calotta scende verso le nostre teste un curioso e affascinante lampadario in ferro, un tempo padrone assoluto dell’ambiente che accoglieva i fedeli in preghiera, oggi deformato dall’umidità e dalla salsedine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte a noi si trova invece incastonato in una nicchia della parete il particolare altare in legno verdone e rosso, dai colori tuttora intensi, probabilmente il manufatto meglio conservato. Intarsiato e decorato con foglie dorate posizionate a croce, sulla sua sommità si trova una scatola sempre in legno che probabilmente fungeva da tabernacolo per le ostie, ma ormai vuota da decenni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accanto all’ara riposa un lungo bastone pastorale in ferro battuto, sulla cui punta sono intagliati un Cristo crocifisso e un inquietante teschio su due ossa incrociate. Mentre ai nostri piedi è deposta la massiccia campana dotata ancora del suo ceppo in legno e con un’effigie della Madonna col bambino in rilievo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta a questo punto che uscire da questo luogo silenzioso e dimenticato, nella speranza che come avvenuto più di un secolo fa, possa di nuovo risorgere dalle sue ceneri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Ilaria Palumbo
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