di Tiziana Depalma

Gli
BARI - La tradizione gastronomica barese, è noto, prevede un largo consumo di pesce e frutti di mare, prodotti che di solito vengono chiamati con termini specifici, diciamo “dialettali”. Proprio per questo motivo spesso il consumatore non sa con precisione ciò che si trova nel suo piatto: insomma se dovesse spiegare a un torinese che cosa sta mangiando, si troverebbe in difficoltà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad esempio gli “allievi” che animali sono? Parliamo (assieme al polpo e agli illegali datteri) del top del crudo di mare: un prodotto venduto anche a 40/45 euro al chilo. Ebbene chiunque a Bari, compreso i pescivendoli, risponderebbe: «Sono le seppie piccoline, non ancora cresciute». Ma questo è vero solo in parte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Gli “allievi” comprendono in realtà ben tre specie diverse di molluschi – ci spiega Roberto Carlucci, docente di Ecologia presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Bari -. Ci sono sì i piccoli di sepia officinalis, ovvero della seppia comune, ma è facile che ad essere venduti siano anche esemplari di sepia elegans e di sepia orbignyana, due specie che a differenza della prima restano di taglia molto piccola anche da adulti: massimo una decina di centimetri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Insomma quando compriamo gli “allievi” potremmo portarci a casa una normale seppia che deve ancora crescere, oppure particolari seppie “nane” che restano piccole anche quando crescono. Tranquilli: dal punto di vista del sapore non cambia nulla, visto che si tratta di prodotti sempre teneri e prelibati. Cambia però l’impatto che si ha sull’ecosistema.

«Vendere una seppia che ancora deve crescere è un attentato al normale ciclo biologico – dichiara Carlucci  -. Si vanno a pescare esemplari non ancora in grado di riprodursi e quindi il rischio è quello di andare a impoverire il nostro mare. Per questo sarebbe auspicabile la presenza di specialisti del settore allo sbarco e nei maggiori mercati del pesce, per far sì che venga operata una selezione che garantisca una pesca sostenibile». 

In sostanza sarebbe meglio comprare e mangiare seppie elegans e orbignyana  perché essendo adulte si sono già riprodotte. Ma come fare a riconoscere le varie specie una dall’altra? «Non è semplice per un occhio inesperto – sottolinea il professore -. Si dovrebbero utilizzare guide che permettono di riconoscere le caratteristiche particolari di ogni tipologia, tra cui il mantello e il numero delle ventoselle. Ma ad esempio una peculiarità della orbignyana è la presenza di una specie di aculeo sulla parte finale dell’osso: questo è percepibile al tatto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E quindi se doveste trovarvi a mangiare allievi con l’aculeo, sappiate che oltre a far bene al vostro palato state aiutando il mare a non impoverirsi.


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