di Salvatore Schirone

Bari: alla scoperta della grande Chiesa del Gesù, aperta solo 3 ore a settimana
BARI - Legata alle tortuose vicende della presenza dei gesuiti a Bari, la chiesa del Gesù, nota pure come “della Circoncisione”, è una delle 26 chiese di Bari vecchia: la terza in ordine di grandezza dopo  la Cattedrale e la Basilica di San Nicola. Ma come la maggior parte degli edifici storici del borgo antico, anche questo monumento è sempre chiuso e rimane nascosto agli occhi dei cittadini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’unica eccezione: la domenica mattina, in occasione della messa, quando il suo portale si spalanca silenziosamente per poi richiudersi dopo sole tre ore. Noi abbiamo approfittato della celebrazione per intrufolarci all’interno della chiesa. Questo è il nostro racconto (vedi anche foto in galleria).

Da piazza Mercantile, costeggiando la storica fontana, prendiamo strada Palazzo di città, l'antica rua francigena che i pellegrini medievali percorrevano provenienti dal nord per raggiungere il porto e imbarcarsi per l'Oriente verso la città santa di Gerusalemme. Dopo 50 metri ci infiliamo sulla sinistra in vicolo dei Gesuiti, che ci porta su largo dei Gesuiti dove sorge anche il Palazzo Calò Carducci, messo a nuovo l'anno scorso. Ed è sulla destra della piazza che si erge l’immensa facciata della chiesa del Gesù, edificio barocco del 1595.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non c’è nulla a indicarla: è scomparso anche il cartello turistico descrittivo che per molti mesi è rimasto a terra divelto e scarabocchiato. Eppure il monumento gode di buona salute, visto che è stato ristrutturato una quindicina di anni fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sono le 10.30 di una tiepida domenica di febbraio, quando uno dei fratelli dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (a cui la chiesa è stata affidata) apre il bellissimo portale cinquecentesco che abbiamo quasi sempre visto serrato. Riportato alla bellezza originaria dall'ultima operazione di restauro del 2001, è sormontato da un fastigio barocco di conchiglie a duplice valva, con ricci, cartigli ed estrose e bizzarre volute sulle quali si erge uno stemma. La facciata appare leggermente inflessa, ma solidamente innervata da sei paraste (colonne incassate) ed estesa per due ordini di altezza a prendere luce da un ampio finestrone barocco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
Ma la cupa e severa visione della pietra calcare esterna accentua per contrasto la meraviglia che si prova varcando la soglia della chiesa e immergendosi nel suo luminoso interno. L'unica enorme sala rettangolare, 30 metri per 18, così diversa dalle consuete tre navate basilicali, ci accoglie nella luce riflessa dai marmi bardiglio a rombi policromi del pavimento, di quelli Carrara dell'altare maggiore sul presbiterio di fronte e dal bianco marmoreo dei coretti laterali e del pulpito che si staglia sulla testa dei fedeli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'edificio originale doveva apparire però molto disadorno, visto che la maggior parte dei fregi, altari, edicole e suppellettili che vediamo oggi sono frutto di interventi successivi fatti a partire dal 1850. Mentre più antiche sono le due grandi tele ad olio del 700 poste sugli altari centrali delle tre arcate a tutto sesto che circondano simmetricamente la sala. Sono state realizzate da uno dei tanti autori anonimi appartenenti a quella schiera di prolifici artisti di scuola napoletana attivi in Puglia nel XVIII secolo, che hanno abbellito moltissime chiese pugliesi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La tela di sinistra raffigura Sant'Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù, che sorregge il libro della sua Regola ed è circondato da quattro figure che rappresentano allegoricamente i quattro continenti conosciuti al tempo: l'America rappresentata da una guerriera indiana, l'Europa raffigurata come una regina, l'Africa da una donna dalla pelle scura accompagnata da un leone e l'Asia come una ricca donna con un incensiere e un cammello. La tela corrispettiva di destra invece dovrebbe rappresentare il noto gesuita San Francesco Saverio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo la nostra visita, ammirando nelle altre cappelle laterali un crocifisso ligneo con l'Addolorata, una tela più recente della madonna del Buon Consiglio, un’altra tela di San Giuseppe e per finire, nell'ultima cappella a destra, in corrispondenza del baldacchino che alloggia il coro e l'organo, l'immancabile icona di San Nicola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sono le 11.30, la messa sta per iniziare e per noi è arrivato il momento di andar via. All’interno della chiesa del Gesù ci sono solo una dozzina di fedeli. Poi anche loro lasceranno l’edificio sacro, che rimarrà solo e in silenzio per altri lunghi sette giorni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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  • Francesco - Buongiorno, caro signor Schirone, fino ad una settimana dietro mi piaceva riportare i vs. preziosi articoli in una raccolta di saggi sulla città che utilizzavo per conoscenza personale: da una settimana circa non risulta più possibile conservare gli articoli in Word. Tornerete al passato ? Complimenti per i contenuti.
  • BARINEDITA - salve signor Francesco. Sì, abbiamo fatto degli "esperimenti" nei giorni scorsi, ma ora siamo ritornati al passato. Grazie mille per i complimenti. Saluti


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