di Stefania Buono

Gol e pagaiate, è la
BARI - È uno sport di squadra che unisce pallanuoto e canoa: si gioca in acqua, si fa gol, ma non si nuota perché ogni atleta si muove remando un kayak. Stiamo parlando della "canoa polo", una disciplina introdotta in Italia a partire dagli inizi degli anni 80. Nel capoluogo pugliese ci sono due team: il Marton Bari, che è nato ad ottobre dello scorso anno e ha sede presso lo “Stadio del Nuoto” e il Cus Bari, squadra del Centro universitario sportivo e presente in città dagli anni Novanta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nella canoa polo (o kayak polo) le squadre si affrontano suddivise in campionati di categorie diverse: la Serie A, la A1 e la serie B. La Marton milita in serie B mentre il Cus dopo un anno di serie A un po’ problematico è retrocesso in A1, anche se potrebbe esserci un ripescaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi abbiamo assistito agli allenamenti del Cus, che si svolgono in mare, precisamente nella zona portuale dove sono ormeggiate diverse imbarcazioni di varie dimensioni. Uno spazio comunque sufficiente per montare un piccolo campo di gioco. (Vedi video)

Le regole sono piuttosto semplici: due squadre composte da cinque elementi ciascuna si fronteggiano in un campo grande come uno da pallanuoto e, proprio come avviene in questo sport, hanno l'obiettivo di segnare con la palla (la stessa della pallanuoto) il maggior numero di gol nella porta avversaria. Una porta che però è sospesa di un paio di metri rispetto alla superficie di gioco, che può essere una piscina ma anche uno specchio d’acqua di lago o il mare. I canoisti possono utilizzare indifferentemente le mani o la pagaia per stoppare il pallone, intercettarlo o raccoglierlo dall’acqua, mentre i passaggi e i tiri in porta avvengono con le mani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Diverso è il caso di colui che respinge i tiri avversari, che non è un portiere fisso considerato che i giocatori si alternano in quel ruolo durante il match: difende porta esclusivamente con la pagaia. Ogni canoista ha un tempo limite (di 60 secondi) per concludere in rete e le partite sono anche piuttosto veloci perché il tutto si svolge in due tempi da dieci minuti effettivi di gioco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Arriviamo e i dieci atleti sono pronti per giocare una partitella (vedi foto galleria). Ogni canoista indossa una pettorina e un caschetto con griglia bianco per proteggersi dalle pallonate.  È evidente che non si tratta di uno sport semplice. Bisogna pagaiare velocemente per raggiungere la palla prima di un avversario e serve una grande forza nelle braccia, che sono stimolate sia quando ci si muove che quando si è fermi per passare o tirare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In più i canoisti non sono esenti da contatti: alcuni sono anche piuttosto ruvidi e sono necessarie manovre complesse con la pagaia per restare in equilibrio sul kayak ancorato ai giocatori. Ma il rischio di “ribaltarsi” in acqua c’è sempre e quando avviene i giocatori effettuano un movimento (chiamato “eskimo”), sia con la pagaia che senza, per riportare nella posizione corretta la canoa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Finito l’allenamento avviciniamo i giocatori, tutti tra i 20 e i 25 anni di età. «Noi abbiamo cercato di creare una squadra giovane ma non c’è un limite di età per questo sport –precisa il 24enne Luca Cinelli, capitano del club-. Si inizia a 13/14 anni e si prosegue sin quando hai la passione e il fisico te lo consente. Fino all’anno scorso infatti si allenava con noi un uomo di 55 anni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Del resto anche qui vi sono campionati specifici per tutte le età (under 14, under 18, under 21 e senior), anche se non è facile trovare ragazzi che si affaccino alla disciplina. «Il canoa polo non è molto conosciuto – afferma il 25enne Davide Gabriele, tecnico della squadra nonché uno dei giocatori -. In più noi lo pratichiamo nell’area portuale di Bari e non in piscine al chiuso come ad esempio fa la Marton. Quindi il doversi allenare in inverno con l’acqua gelida purtroppo non facilita l’arrivo di nuovi atleti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
La squadra comunque dispone di una piccola palestra interna e di due vasche dove poter provare varie manovre con kayak e pagaia e così gli atleti non si fermano mai in caso di pioggia e brutto tempo nei loro quattro allenamenti settimanali di circa un paio d’ore l’uno. «Però cerchiamo sempre di allenarci in mare, anche se a volte siamo impossibilitati a farlo», interviene il 24enne Giuseppe Anaclerio, altro membro della squadra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al kayak polo spesso si avvicinano ragazzi che non possono continuare la carriera agonistica nella canoa olimpica o nel canottaggio, come nel caso di Luca. «Avevo 17 anni e mi piaceva osservare i ragazzi dell’epoca mentre giocavano. Sapevo che nel canottaggio non avrei potuto più andare oltre e così sono passato alla specialità del polo e con grande gioia sono riuscito a ottenere ottimi risultati già dopo un paio d’anni –ci racconta-. Io e Davide tra l’altro qualche anno fa siamo stati selezionati dalla nazionale under 21 per partecipare a un europeo a Madrid e a un mondiale a Poznan, classificandoci rispettivamente terzi e settimi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Simile è la storia di Giuseppe. «Dai 7 fino a 21 anni ho praticato canoa olimpica – ci dice – ma non ho ottenuto grandi risultati e così avevo pensato di smettere e di non allenarmi più in nessuna disciplina del genere. Ciò che mi ha decisamente fatto cambiare opinione è stato osservare il gruppo del polo che si era creato: si vedeva che si divertivano insieme, che amavano ciò che facevano e così ci ho provato anch’io. Oggi posso dire di aver trovato non semplicemente una squadra, ma amici che condividono con me non solo sacrifici e faticosi allenamenti ma anche risate e momenti di gioia». 

(Vedi galleria fotografica)

Nel video (di Gianni de Bartolo) gli allenamenti della squadra di canoa polo Cus Bari:



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