di Salvatore Schirone e Ilaria Milella

Bari, la scritta che mai nessuno è riuscito a tradurre: è il mistero della Basilica
BARI - Da oltre tre secoli la Basilica di San Nicola di Bari custodisce un enigma irrisolto: 624 caratteri latini incisi sul piano di un altare, dei quali nessuno è mai riuscito a capire il significato. Convinzione comune è che si tratti di un crittogramma, un messaggio cifrato consegnato alla storia dalla secolare tradizione nicolaiana, che attende di essere decifrato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'enigmatica iscrizione non è immediatamente accessibile al visitatore della Basilica. L'altare di cui stiamo parlando si trova infatti nel transetto destro del sacro edificio, protetto da una corda. La scritta è posta sulla lastra di argento che ricopre il primo dei tre piani su cui si sviluppa in altezza l'altare. Fino al 2003 addirittura un drappo rosso copriva completamente il ripiano occultandolo anche allo sguardo curioso del più intraprendente tra i fedeli bene informati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La lastra è così composta: tre righe di caratteri senza soluzione di continuità sono disposti rispettivamente sui lati maggiori, in alto e in basso, per un totale di 456 lettere, mentre sui lati verticali altre 168 lettere sono distribuite su due colonne composte da piccole righe di quattro caratteri ciascuna. In basso a destra, alla fine del crittogramma, c'è l'unica frase di senso compiuto che in latino riporta la firma dell'autore dell’altare e l'anno di realizzazione: Domenico Marinelli, 1684. Al centro si trova invece una scritta leggibile e più moderna che riporta tra l’altro anche l’anno in cui i padri domenicani, custodi della Basilica, restaurarono e collocarono l'altare nell'attuale posizione: il 1958. (Vedi foto galleria)

Si tratterebbe quindi di un manufatto seicentesco che nulla quindi avrebbe a che fare con i Templari, l'ordine cavalleresco soppresso tre secoli prima (1312), che in molti vogliono vedere come autori della scritta: un criptogramma che custodirebbe un grande segreto. C’è infatti chi ritiene che la lastra possa essere più antica, magari parte dell’altare d’argento del 1319 donato dallo zar di Serbia Uroš II Milutin e che poi fu fuso proprio da Marinelli per realizzare l’opera seicentesca. Come potrebbe trattarsi anche di una iscrizione proveniente da un altro contesto architettonico: nella storia dell'arte era frequente infatti il riuso di pezzi più antichi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C’è poi chi addirittura pensa che il crittogramma possa essere uno "scherzo" dell'autore, che imitando la scrittura antica (le lettere ricalcano stili di scrittura del XII secolo: uso rovesciato della "n" e mancanza delle lettere "u" e "z") avrebbe inteso lasciare ai posteri un rebus irrisolvibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Difficile venirne a capo, dato che purtroppo i documenti  dell'affidamento e delle specifiche del lavoro sono scomparsi e nessuno fino ad oggi è stato in grado di datare con precisione la nostra lastra. Oggi si preferisce sorvolare su questo mistero: nel sito ufficiale della Basilica non vi è più nessun accenno. Eppure nel 1987, in occasione della celebrazione del IX centenario della Traslazione di San Nicola (1087-1987), i domenicani con il patrocinio della Banca Nazionale del Lavoro indissero un concorso mettendo in palio cinque milioni di lire per chi avesse risolto l'enigma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Padre Gerardo Cioffari, attuale responsabile dell'archivio storico della Basilica, ricorda: «Ci parve l'occasione adatta e un buon modo per trovare una soluzione, purtroppo nessuno fu capace di sciogliere il rompicapo». Il bando si concluse infatti senza l'assegnazione del premio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ciò non ha scoraggiato gli appassionati del mistero dal continuare a cimentarsi nella decifrazione del secolare rebus, nella convinzione che un preciso significato vi sia celato. E negli anni successivi un paio di soluzioni furono pure avanzate, nessuna però suffragata da una spiegazione attendibile che potesse convincere gli storici. Nel 2003 lo studioso Vincenzo Dell’Aere, propose un'affascinante soluzione che ci proietta nel mito della ricerca del Santo Graal. Secondo lui la scritta reciterebbe: “La cassa e lo scrigno provenienti dalla Cripta di Mira ed il Graduale proveniente dal sacello dell'Eterno di Galgano sono qui nascosti".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre sul sito "angolohermes", si legge che nello stesso anno, un ricercatore del Cnr di Bari, Aurelio Ciancio propose invece una più ingarbugliata e ulteriormente enigmatica soluzione. La sua traduzione è questa: "Resta da sapere se il servo arriva ora e in armi da me, se tu dietro a l'uorme sue o se, pare, a letto a menar o' iaià per un po' e  volere 'l sorriso inoltrare alle sue persone, in prosperità ti renda tra feste a Napoli". Il crittogramma quindi sarebbe una sorta di strana missiva di richiesta di soccorso in armi o in amore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Molto più prosaica è infine la conclusione a cui è giunto Cioffari. «L'ipotesi più plausibile – dice il sacerdote - è l'assenza di significato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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