di Ilaria Milella

Scale nascoste, matronei e sottotetti: viaggio nel ventre di San Nicola
BARI -  La tipicità del romanico pugliese, la centralità culturale nella storia e nelle tradizioni dei baresi, la devozione per il Vescovo di Mira: questo  è ciò che caratterizza la percezione comune della Basilica di San Nicola, il simbolo principale di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Della chiesa, ultimata nel 1103, si conosce tutto: la storia, l’architettura, le tradizioni. O meglio quasi tutto, perché esistono al suo interno spazi di considerevole valore architettonico ed estetico che sono però, purtroppo, inaccessibili al pubblico. Parliamo delle camere delle torri, degli esaforati, dei matronei, dell’area retroabsidale, del terrazzino e del sottotetto della Basilica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi siamo riusciti a visitare questi ambienti “inediti” e questo è il nostro racconto, corredato da un’ampia galleria fotografica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Arriviamo a piedi verso le 10 sulla piazza della Basilica: oltrepassiamo la soglia del portale decorato e ci addentriamo nella chiesa. Siamo diretti verso una porta che si trova sulla navata laterale sinistra, dietro la quale si inerpicano nascoste tre rampe di scale in pietra: portano all’interno della torre sinistra, ideata originariamente come torre campanaria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta percorse le scale entriamo in una stanza di 4 metri per 6, dove si trovano tre lastre tombali. Sulla parete di sinistra ce n’è una con la Madonna e il Bambino e un’altra con uno stemma araldico e decorazioni vegetali, sulla parete opposta una terza decorata con due croci greche e l’Agnus Dei, simbolo di Cristo. Saliamo ancora dieci gradini della stretta scala e attraverso un varco accediamo nell’esaforato sinistro.  

Si tratta di una galleria di 37 metri decorata da esafore formate da una sequenza di cinque capitelli “a stampella” con motivi vegetali. Il corridoio si affaccia su largo Urbano e la luce del sole “illumina” la pietra calcarea bianca di cui è composto. Anche qui troviamo numerose lapidi e pezzi di cornici decorate, databili intorno all’XI-XIII secolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Vorremmo rimanere qui per ore, ma ci tocca andare avanti, per andare ad aprire una porta di legno raggiungibile grazie a una moderna scala in acciaio.  Una volta superata ci troviamo in un ambiente che si affaccia sulla navata centrale: è il matroneo sinistro, utilizzato in antichità per ospitare le donne durante la messa (che dovevano rimanere separate dagli uomini).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il matroneo è però utilizzato come “ripostiglio”: lungo tutta la parete sinistra sono appoggiati diverse serie di armadietti bianchi e poi coppe, vecchi cartelli, tubi, candelabri metallici, vecchi banchi di legno. Il tutto confuso con oggetti antichi quali cornici lapidee, targhe con iscrizioni e marmi decorati. 

Da qui ci spostiamo su un ballatoio di pietra che ci conduce sulla parte destra della chiesa: una ringhiera di legno ci divide da un salto nel vuoto, permettendoci di ammirare la navata centrale dall’alto. Alzando la testa ci troviamo a tu per tu con il soffitto seicentesco dipinto da Carlo Rosa, pittore bitontino. 

Arriviamo al matroneo di destra, dove troneggiano nella campata sei file di trifore da cui oscillano i caratteristici bracieri color cotto.  Dopo aver fotografato, dall’alto, il ciborio duecentesco della Basilica, apriamo una porta che ci conduce all’esaforato di destra, quello che si affaccia sul cortile interno. Anche qui si trovano frammenti lapidei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ripercorriamo a ritroso la strada fatta e ritorniamo giù, dove il sacrestano della Basilica ci accompagna nella parte opposta della chiesa, nella zona che si trova dietro l’abside della navata sinistra. Qui si trova una porta: una volta aperta ci accolgono delle scale in metallo, collocate in quella che è la base di uno dei due campanili abbattuti dopo che una scossa di terremoto nel 1610 li aveva danneggiati.  

Saliamo le scale che ci conducono a un primo livello, costituito da due camere collegate da un varco caratterizzato da un arco a tutto sesto architravato. Saliamo ancora per giungere a un  piano superiore,  dove troviamo una stanza quadrata vuota: un arco ogivale parzialmente murato introduce a delle scale in pietra che portano a una seconda camera. Le due aree svolgono una funzione di magazzino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Percorriamo le ultime rampe della scala e usciamo sul terrazzino esterno, sito nella zona retro absidale della Chiesa. La vista che ci viene offerta è notevole: davanti a noi si staglia la Città Vecchia, di fianco il Lungomare di Bari. Da qui intravediamo la copertura in tegole rosse della Basilica. Tramite una porticina in metallo ci introduciamo nel sottotetto, composto da una serie di capriate lignee. L’unica sorgente di luce qui deriva dall’”occhio” circolare che si trova sulla facciata della Basilica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta a questo punto che tornare indietro, dopo aver viaggiato nel “ventre di San Nicola”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • lodovica carli - splendido articolo, che accompagna noi baresi alla scoperta di un bene inestimabile come la BAsilica di San Nicola! Davvero inedite le fotografie. SArebbe interessante continuare a " viaggiare" alla scoperta delle zone meno conosciute della basilica
  • Girolamo Galuccio - Se si mette a confronto con le architetture moderne in generale e di alcune chiese in particolare, io da architetto, mi vergogno e dico che gli architetti dovrebbero almeno evitare grosse stupidate e riferirsi , almeno per poco , alla BELLEZZA DELLA SEMPLICITA' ANTICA. Dove abito, c'è uno scempio di edificio che chiamano chiesa.
  • Raffaele - Bravi !!! fateci conoscere sempre di più la nostra amata terra !!


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