Maggiolate e stornelli a dispetto, Bari ha una sua tradizione musicale
Letto: 11293 volte
mercoledì 21 maggio 2014
Letto: 11293 volte
di Gabriella Quercia
«La musica popolare barese ha in realtà origini antichissime - spiega Felice Giovine, presidente dell’associazione culturale “Accademia lingua barese”-. I primi canti risalgono addirittura alla fine del 1300».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La musica folk “made in Bari” si compone di maggiolate, stornelli a dispetto e canti religiosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Le maggiolate – spiega Giovine - erano dei canti popolari che venivano recitati quando arrivava maggio. Il loro nome fa infatti riferimento al mese considerato più bello dell’anno, quello che portava la primavera. Per le strade c’erano i cantori che andavano in giro cantando di amori, nascite, morti e di vicende legate alla vita nei campi, come la mietitura». Ecco un esempio di maggiolata, in cui è riportata una dichiarazione d’amore: “Dìsce la rose a mmagge / Tu sì u zìte mì / Sò state n’ànne achiùse / E a ttè me vògghie aprì”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli stornelli a dispetto invece erano una forma di tarantella e si strutturavano come dei botta e risposta tra donne. Canzoncine prevalentemente di contenuto amoroso che spesso iniziavano con un’invocazione a un fiore, composte generalmente da una strofa di tre versi. Si veda lo stornello “La nènne” (la fanciulla): "Adacchessì la nénne ca ‘s’arrebbò stu core, tremeuànne o prim’amòre, avève da ternà".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La maggior parte degli stornelli erano in realtà sferzanti, pungenti, sarcastici, indirizzati a una particolare “uaggnèdda vacandì” (nubile) o a una ragazza prossima al matrimonio. «A volte - afferma Giuseppe De Trizio, musicista del gruppo folk “Radicanto” (nella foto) – l’esibizione terminava con le donne che si azzuffavano tra di loro, perché gli stornelli erano così aspri che spesso venivano usati per insultarsi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Più pacati e pacifici erano invece i canti religiosi, tipici del periodo di Pasqua, intonati nel giorno del venerdì santo o durante la festa di San Nicola. Un canto religioso che permane nella memoria dei baresi è “Sanda Necole va pe mmar” (vedi video): “Sanda Necole va pe mare, va vestute a marenare e meradue quant'è belle, e ca ié sanda Necole. E stasera 'uann annusc, senza torc' e senza luc' e meradue quant'è belle, e ca ié sanda Nicole”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un discorso a parte meritano invece quei canti «posticci» (per usare le parole di De Trizio), cioè non nati a Bari ma “riarrangiati” in chiave popolare barese. E’ il caso ad esempio della “Cena della sposa”. «Questa canzone – dice Giovine - risale al 14° secolo. Verso il 1480 venne musicata da un compositore olandese, mentre qui a Bari venne arrangiata secondo l’usanza popolare». Oppure “Abbàssce a la marine”, che sebbene sia considerato l’inno del capoluogo pugliese, «in realtà - secondo lo studioso – è originaria di Gravina o di Andria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma chi è che cantava questi brani, chi erano i “cantori” baresi? «Ai nostri giorni sono arrivati i nomi di “Gudde Gudde” e “Ciccarìidde” – rivela Giovine-. Di Gudde Gudde si dice che a ogni luna nuova aveva l’ispirazione: andava in strada e fra la curiosità dei passanti improvvisava versi. In alcuni testi c’è anche traccia di un certo “Muso di lepre”, autore di numerose maggiolate e di canti religiosi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se la tradizione musicale barese non si è persa nel tempo lo dobbiamo anche ad alcuni festival, come quello della Piedigrotta Barese, che fu inaugurato nel settembre del 1927 nel teatro Piccinni di Bari. O anche il concorso “Canzoni baresi” promosso dalla Gazzetta di Puglia nel 1910 e realizzato fino al 1913. Venne poi sospeso a causa della guerra e durò fino alla fine degli anni Venti. Sul libro "Piedigrotta barese" di Cosimo Ventrella leggiamo che "Lo scopo era quello di raccogliere tutta la produzione di canzoni popolari, alimentando lo spirito folkloristico".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E questo è anche il tentativo dell’attuale festival “Di voce in voce”, giunto alla sua sesta edizione e promosso da varie associazioni baresi, che tra giugno e ottobre presentano due giornate all'insegna della musica popolare, eseguita con chitarre, mandolini, tamburi a cornice e fisarmoniche. «Questo festival cerca di far conoscere la nostra ricca culla musicale», spiega De Trizio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’appuntamento è quindi fissato per il 5 giugno, quando nel parco Perotti i baresi saranno invitati a intonare tutti insieme “Sanda Necole va pe mmar”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
* con la collaborazione di Ilaria Milella
“Sanda Necole va pe mmar” cantata durante le celebrazioni del Santo:
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita