di Giancarlo Liuzzi - foto Fabio Voglioso

Una parrocchia barese cela un antico tesoro: l'altare della chiesa di Santa Maria del Buonconsiglio
BARI – Due file di colonne con capitelli decorati, geometrici pavimenti musivi e una malmessa iscrizione: è tutto ciò che rimane di uno dei siti religiosi più affascinanti di Bari Vecchia: la chiesa di Santa Maria del Buonconsiglio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il millenario tempio, risalente al IX-X secolo d.C., fu infatti demolito definitivamente nell’agosto del 1938, dopo aver vissuto un lungo periodo di oblìo iniziato nel 1899, quando a seguito della soppressione delle congregazioni religiose venne abbandonato dalle monache che l’abitavano. Ormai pericolante e privo del tetto, crollato nel 1919, venne così raso al suolo anche al fine di creare una piazza che desse “aria” a una zona priva di spazi pubblici aperti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A quel punto tutti i preziosi arredi che arricchivano Santa Maria sparirono nel nulla: di dipinti, cattedre, croci e candelieri si persero le tracce. Trafugati? Presi in “prestito” da qualcuno? Spostati in altri edifici? Non è dato saperlo. Del resto è possibile che già prima dell’abbattimento gli ornamenti fossero stati portati via dalla chiesa. 

Un elemento però si è salvato, anche se sono veramente in pochi a saperlo. Si tratta dell’elegante altare marmoreo che occupava l’unica abside centrale, che da più di ottant’anni è conservato nella parrocchia di San Pasquale, situata nel cuore dell’omonimo quartiere barese. Una cattedra databile agli inizi del XVIII secolo, periodo in cui tutti gli edifici religiosi del centro storico, Santa Maria compresa, subirono un ammodernamento barocco. (Vedi foto galleria)

Per ammirare l’altare dobbiamo quindi raggiungere il civico 56 di via Carlo Pisacane, dove coperto dalle fronde di alcuni alberi, si innalza il prospetto in pietra di Trani di San Pasquale Baylon. Quest’ultima, progettata dall’architetto Francesco Creti e dall’ingegnere Ettore Berardi, iniziò a essere utilizzata come parrocchia intorno al 1940, anche se venne definitivamente completata solo nel 1964.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Varchiamo quindi l’entrata per ritrovarci in una lunga navata unica a croce latina contraddistinta ai lati da quattro alte arcate a sesto pieno su pilastri. A dominare la scena è il mosaico iconografico “Dies Domini” realizzato dal padre gesuita Marco Ivan Rupnik tra il 2004 e il 2005 che occupa l’intera parete absidale. Ma il vero tesoro si trova nel transetto, zona della chiesa che ospita l’altare barocco di Santa Maria del Buonconsiglio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Cattedra che risulta un po’ nascosta a dire il vero. Perché se fino agli anni 60 faceva bella mostra di sé al centro dell’abside (come si evince da alcune fotografie di matrimoni dell’epoca), venne poi spostata in questo punto, dove risulta parzialmente celata alla vista dalle due cappelle laterali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure si tratta di un elemento di pregio, arricchito da raffinati fregi e ornamenti. «Si possono ammirare marmi policromi dai colori più vari: il nero paragone, il bianco del marmo di carrara, il rosso libeccio e il giallo iraniano – commenta lo storico dell’arte Alessandro De Luisi -. Nel paliotto è poi presente un motivo a volute spezzate in rilievo che si conclude nel medaglione ovale centrale con su impresso Sant’Agostino d’Ippona, del quale le monache di Santa Maria seguivano la regola».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il postergale, cioè la parte superiore del monumento, è diviso in due livelli, entrambi limitati da decori a volute. Il primo è costituito da una modanatura a risalto, mentre il secondo più alto è suddiviso in quattro riquadri con dei decori a cartiglio e uno sfondo di marmi intarsiati policromi. Al centro risalta il tabernacolo la cui porticina in argento raffigura l’agnello con la croce e la scritta Ecce Agnus Dei. Questa è sormontata da una teoria di cherubini che sorreggono una nicchia destinata all’ostensorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«L’attribuzione è incerta, ma possiamo con sicurezza affermare che sia di scuola napoletana – precisa De Luisi -. Anche se viste le notevoli similitudini con l’altare maggiore della chiesa San Nicola di Andria, realizzato dallo scultore Antonio Corradini, azzarderei che dietro ci sia la stessa mano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di diverso avviso è l’architetto Simone de Bartolo che, nel suo volume “Le chiese di Bari tra 800 e 900”, evidenzia la somiglianza dell’altare con quello della chiesa San Giacomo di Bari, disegnato dall’architetto Domenico Antonio Vaccaro e realizzato dal marmista Carlo Tucci. «Lo schema tipologico, così come la datazione, spno pressappoco gli stessi – sottolinea l’esperto -. Magari non è “firmato” da Vaccaro in persona, ma il modello è quello:  è anche possibile che un ignoto artista locale abbia copiato l’opera del maestro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chiunque sia l’autore, l’altare è qui a testimoniare che, nel luogo dove oggi si stagliano i ruderi di Santa Maria del Buonconsiglio, un tempo c’era una grande chiesa. Di cui non è rimasta nemmeno una fotografia

(Vedi galleria fotografica)


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Giancarlo Liuzzi
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Fabio Voglioso
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  • Mariano Argentieri - Un'epigrafe scritta in latino nella chiesa di San Pasquale testimonia che l altare fu donata dalla famiglia Scianatico (nota per le Acciaierie e Ferrierie Pugliesi di Giovinazzo e Bari) nella fattispecie dai fratellli Teresa e Canio.


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