di Marco Gay - foto Antonio Caradonna

Bari, tra case cantoniere e caselli ferroviari: alla ricerca di un pittoresco passato
BARI – Ne sono rimasti pochissimi, testimonianza di antichi mestieri ormai scomparsi. Stiamo parlando delle case cantoniere e dei caselli ferroviari, particolari edifici ottocenteschi che per decenni furono la casa e il posto di lavoro di coloro che avevano il compito di manutenere e controllare strade e binari della ferrovia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dismessi a partire dagli anni 80, perché considerati ormai inutili nell’era della tecnologia e della comunicazione, sono stati abbattuti nella maggior parte dei casi, anche se qualcuno è riuscito a salvarsi perché acquistato da privati che ne hanno fatto la propria abitazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Bari abbiamo contato due case cantoniere sopravvissute, più un casello ferroviario. Siamo andati a visitarli (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

LE CASE CANTONIERE – A uno o due piani, questi fabbricati furono istituiti per regio decreto nel 1830, quando si decise di dare ad alcuni operai la responsabilità della manutenzione dei "cantoni", ovvero tratti di strada lunghi 4-5 chilometri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La prima struttura del genere ancora esistente in città si trova sulla complanare della statale 16, poco prima di entrare a Torre a Mare venendo da Mola. È ben visibile sulla destra, con il suo tipico rosso pompeiano, i due piani con mansarda e la scritta “Anas” sulla facciata. 

Delimitato da un’inferriata, oltre la quale si intravede un rigoglioso giardino con tanto di pozzo, presenta una veranda moderna sporgente, mentre sul lato destro ecco un terrazzino su cui spicca la targa “SS n.16 adriatica km 815.500”.  Le finestre hanno un design particolare, con graziose merlature ad archetti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questa casa fa parte di un lotto di 30 immobili che nel 2016 sono stati oggetto di un bando di gara per la loro riqualificazione. Il fine dell’Anas era quello di destinarle al turismo “sostenibile” (case ospitalità e ristorazione), ma a quasi tre anni dal progetto questa bella struttura risulta ancora inutilizzata.

La seconda casa cantoniera barese si trova dall’altra parte della città: in via Napoli. Dirigendosi verso la periferia e superato l’incrocio con via Tommaso Fiore, l’immobile appare sulla destra, accanto a un tratto di binari dismessi completamente avvolti dall’erba alta. Qui una volta passavano i vagoni merci che trasportavano i prodotti dalle fabbriche al Porto e viceversa: del resto siamo vicinissimi ai capannoni delle ex acciaierie Scianatico.

L’edificio, a due piani e di un color rosso mattone, è meno caratteristico di quello di Torre a Mare. Sembrerebbe una normale villetta se non fosse per il numero identificativo scritto sul retro: un “3” con uno “004” posto più sotto. A fugare i dubbi che qui un tempo era presente un cantone c’è però il cippo in pietra situato sull’altro lato di via Napoli che riporta l’antica scritta: “Anas strada statale n. 16 adriatica”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Lo stabile è abitato: al suo interno vive una famiglia da più di vent’anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I CASELLI FERROVIARI – I caselli, anch’essi creati nell’800, erano dislocati in tutti i punti della ferrovia che richiedevano maggiore sorveglianza ed attenzione, come bivi, ponti e passaggi a livello. Vi risiedevano i cosiddetti “casellanti”.  

La loro architettura era molto semplice, costituita da due livelli più uno scantinato: nel piano terra vi era un locale tecnico e il soggiorno, mentre al primo piano si trovavano le camere da letto. Erano dotati anche di un piccolo appezzamento di terra adiacente per permettere la coltivazione di un orto.

L’unico casello ferroviario presente ancora in città è collocato nei pressi di un passaggio a livello, quello situato tra via Cotugno e via delle Murge. Posto praticamente sui binari, lì dove passano i treni della Fal, si presenta con un color beige e un aspetto che ricorda un’abitazione di campagna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tramite un cancello verde situato tra due colonne in pietra, entriamo nel cortile della casa, dove incontriamo il 40enne figlio della signora che abita all'interno della struttura. «Mia madre vive qui da 10 anni – ci dice -, l’ha presa in affitto dalle Ferrovie Appulo Lucane che non la stavano più utilizzando».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proprio mentre parliamo ecco passare un treno. «Ovviamente è particolare vivere a ridosso dei binari -  sottolinea il giovane - ma dopo un po' ci si fa l'abitudine. Il vero problema è rappresentato invece dall'ingorgo di auto che ci crea quando si chiude il passaggio a livello».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spostiamo ora sul lato opposto della “villetta”, in un’area situata tra via delle Murge e via Tatarella. E qui, tra prati e papaveri, ritroviamo il nostro casello che giace placido di fianco a un maestoso pino. Sembra di ammirare una scena bucolica di fine 800, ma ad avvertirci che siamo nel 2019 ci pensano i nuovi grattacieli di via Mazzitelli che si stagliano alti sullo sfondo. Perché in quest’angolo di Bari la modernità sta reclamando spazio a un pittoresco passato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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