Bari, sontuoso ed "esoterico": alla scoperta dei segreti di Palazzo Ingami-Scalvini
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martedì 30 ottobre 2018
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di Laura Villani - foto Antonio Caradonna
Una struttura di cui ci eravamo già occupati in passato, sia durante il nostro giro tra i portoni storici che nel viaggio sui simboli massonici sparsi tra le strade del capoluogo pugliese. Ma all’epoca non avevamo varcato la sua soglia, cosa che abbiamo fatto oggi, scoprendo un mondo fatto di affreschi, preziose decorazioni e simboli esoterici. (Vedi foto galleria)
Il palazzo si trova in via Cairoli ad angolo con via Putignani. Fu costruito nel 1924 per volere dell’ingegnere Ulrico Ingami, titolare della società “Ingami Scalvini &C." che si rivolse a Cesare Augusto Corradini, architetto massone che anni prima aveva collaborato alla realizzazione del superbo Fizzarotti. E Corradini a sua volta si avvalse dell’opera dei fratelli Mario e Guido Prayer, artisti veneziani autori tra l’altro delle decorazioni dell’Ateneo di Bari e del Kursaal Santalucia.
L’edificio, strutturato su cinque livelli, è inserito in un contesto fatto di palazzi neoclassici e strutture erette negli anni 70: riesce però ancora oggi a sorprendere, nonostante il piano terra sia occupato da alcuni moderni esercizi commerciali.
Il primo particolare che salta all’occhio è il suo aspetto “spezzato”: in pietra chiara nella parte inferiore e in laterizio rosso nella seconda metà. La fascia centrale, con le sue finestre-balconi bifore provviste di arco, è la più lussuosa: parapetti e rilievi sono decorati e le colonnine paiono di granito rosa. Ma a rendere questo palazzo speciale sono le facciate animate da un vero e proprio bestiario medievale, con scimmie, arieti, draghi e leoni che si alternano a volti umani e divini.
Il portale d’ingresso presenta un arco a tutto sesto poggiato su due colonnine con teste di guerrieri, mentre la lunetta è arricchita da figure di fiere in movimento, cavalli e cavalieri. Sopra il portone ecco la prima epigrafe in latino di cui si arricchisce l’Ingami-Scalvini: è la locuzione Per aspera ad astra (“la via che porta alle cose alte è piena di ostacoli”). Un’altra scritta riprende invece il motto attribuito a Giovanni Pico della Mirandola: Faber est suae quisque fortunae (“ciascuno è artefice della propria sorte”).
L’esortazione al duro lavoro contenuta nelle targhe è cara alla Massoneria, a cui rimandano anche il dio Mercurio sulla facciata di via Putignani, un fregio con un bacco circondato da tralci d’uva, le pietre grezze e levigate delle finestre e i segni zodiacali dipinti sul sotto cornicione dell’ultimo piano. Ma non è finita: «Sulla parasta angolare – ci fa notare l’architetto Simone de Bartolo – c’è uno stemma con ruota dentata e martello e nelle vicinanze un gallo, simboli che lasciano adito a pochi dubbi».
Ma è arrivato ora il momento di entrare, per andare a scoprire i segreti che questo palazzo cela al suo interno. Superiamo un grifone presente sull’architrave e ci ritroviamo davanti a un atrio quadrangolare con una volta a crociera completamente dipinto in stile neogotico dai fratelli Prayer. Non c’è un angolo lasciato libero.
Col naso all’insù ammiriamo affrescate in forma femminile le quattro virtù cardinali. Ciascuna di esse è identificata da nome latino e simboli: la Sapienza con un libro, la Temperanza con l’elefante, la Giustizia armata di spada e infine la Fortezza con in braccio il leone sconfitto. Dal centro pende un lampadario in ferro nero con piccoli serpenti, emblema massonico della salvezza. Sul muro di fronte a noi sono invece raffigurati un elmo da cavaliere e quattro stemmi araldici, ennesimo richiamo alla cavalleria medievale.
Ci immettiamo quindi nel vano scala oltrepassando un sottarco adornato: spadroneggiano decorazioni rosse e bianche tra cerchi con inclusi motivi floreali e cieli turchesi con soli alternati a stelle. Da qui gradini e ascensore si inerpicano per i quattro piani superiori: la scalinata è accompagnata da una ringhiera con archi e onde che costituiscono un motivo tipicamente romanico.
Ognuno dei livelli ospita sulla parete un rosone in ferro con due grifoni addorsati, mentre dal secondo piano in poi le porte degli appartamenti sono coronate da dipinti, illuminati dalla calda luce di una torciera. Notiamo uomini e donne in abbigliamento rinascimentale, ma anche figure mitologiche come un centauro e il piccolo Eosforo. A completare il tutto c’è infine il soffitto del quinto livello, a cassettoni trompe-l'œil blu con girasoli rossi.
È l’ultima meraviglia di questo sontuoso edificio che si staglia da quasi cento anni sul quartiere dello shopping barese: costruzione che più che un palazzo residenziale pare un enigmatico tempio pagano.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Luigi dagostino - Grazie. Ci saro' passato 1000 volte notando pochissimo...o nulla....da domani lo cerchero' ed osservero' leggendo il vostro articolo..
- Emanuele Zambetta - Palazzo a dir poco magnifico! Che eleganza! Fine esempio dello stile eclettico!
- Michele Iannone - Complimenti ! Sempre un servizio completo e preciso nei dettagli del tipo "BARINEDITA STYLE" !!!