di Carlo Maurantonio - foto Antonio Caradonna

Bari, la chiesa rurale dell'Addolorata: un luogo secolare dimenticato dalla città
BARI – È una delle sette chiese rurali di Bari, ma il suo nome è scomparso dalla storia della città. Quella di cui stiamo parlando è l’Addolorata, secolare edificio “di campagna” di cui non si sa praticamente nulla: non ce n’è traccia su Internet e nemmeno su vari importanti libri dedicati al capoluogo pugliese.  Del resto si tratta di un sito che giace abbandonato da più di cinquant’anni, semidistrutto e utilizzato come discarica abusiva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure per molti baresi questa chiesa non risulterà del tutto sconosciuta: in tanti l’avranno infatti scorta percorrendo viale Europa. La struttura si affaccia proprio su questa strada, nel tratto in cui collega il rione Stanic al quartiere San Paolo. Arrivando da via Bruno Buozzi, dopo aver percorso un chilometro, la si potrà notare sulla destra, oltre il guardrail, parzialmente coperta da un albero. (Vedi foto galleria)

Per visitarla però è necessario imboccare via Sopramarzo, una stradina che ci permette di arrivare davanti all’edificio. La chiesa, costruita in tufo, si presenta a pianta quadrata, con la facciata a capanna e con il tetto completamente divelto. Gran parte del fabbricato risulta poi invaso da una pianta rampicante e i numerosi fori nei muri sono celati da pile di porte di legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La sua datazione è incerta, probabilmente le sue origini affondano tra il 500 e il 600, di sicuro però sappiamo che fino agli anni 60 del secolo scorso era frequentata. «È stata utilizzata quando in questa zona abitavano i contadini – afferma l’esperto del territorio Nicola De Toma -. Fino a cinquant’anni fa vi si svolgeva anche una messa, celebrata da un prete di campagna chiamato dai latifondisti. Successivamente con l’avanzare dell’urbanizzazione è stata abbandonata e infine sconsacrata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tutt’intorno però l’edificio confina con un giardino cui trovano posto piante quali la yucca e la palma. Cinque anni fa, quando visitammo velocemente questo sito, incontrammo infatti il signor Giuseppe, proprietario di un’azienda che si trova nelle vicinanze, che ci confidò di essere lui a prendersi cura dell’ambiente circostante. 

Non ci resta ora che entrare: il portone del resto non esiste e risulta così facile varcare l’ingresso. Il piccolo ambiente interno è però colmo di pattume: si va da grossi vasi a bottiglie della birra, passando per numerosi pneumatici. E questo nonostante i tanti cartelli posti all’esterno che impartiscono il “divieto di discarica”. La volta a crociera poi è completamente nera, segno che qui i rifiuti vengono bruciati, magari per smaltirli illegalmente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per il resto è possibile ancora notare la sagoma di quello che un tempo doveva essere l’altare e intravedere la struttura dell’edicola votiva con un timpano ad arco, che conteneva un dipinto o un affresco. Dell’Addolorata rimane solo questo, mentre giorno dopo giorno la sua storia e il suo ricordo svaniscono nel nulla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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