di Antonio Giannoccaro - foto Antonio Caradonna

Strade strette, colori caldi, verde ovunque: è il "villaggio" di Poggiofranco bassa
BARI – Una nuova città che partendo dagli antichi nuclei dei quartieri si espanse a dismisura, soprattutto a sud del centro. Parliamo della Bari degli anni 70, un decennio che vide il capoluogo pugliese subire una profonda trasformazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vennero costruiti ponti, aperte strade, innalzati palazzi, demoliti edifici storici e create nuove zone residenziali. Il tutto però fu compiuto senza un vero “disegno” architettonico: senza mantenere coerenza e armonia con le strutture preesistenti, “dimenticando” di prevedere spazi verdi e piazze, non prestando troppa attenzione alla qualità dei materiali.


Ma in questa fase di “delirio” edilizio (agevolato da fin troppo facili varianti ai piani regolatori) ci fu un’eccezione: Poggiofranco. Partendo dal nucleo storico del quartiere (le case popolari sorte negli anni 50 attorno all’ex sanatorio Cotugno), fu creato un agglomerato di abitazioni pensate “a misura d’uomo” per la borghesia barese. Case di pochi piani, dai colori caldi, dotate tutte di giardino e inserite in un contesto fatto di strade strette e soprattutto verdi.

Nell’area compresa tra via Pansini, via Camillo Rosalba, via Martin Luther King e viale Concilio Vaticano II, sorse così quello che ancora oggi appare come una specie di  “villaggio”. E questo grazie all’oculata visione di progettisti e costruttori quali la famiglia Amoruso Manzari, dal cui capostipite “Franco” deriverebbe il nome del quartiere.

Siamo quindi andati a farci un giro a Poggiofranco “bassa”, chiamata in questo modo per distinguerla da quella “alta” nata negli anni 80 ancora più a sud del centro. (Vedi foto galleria)

Partiamo da viale Papa Pio XII, il cuore del quartiere, dove ha sede uno storico bar da sempre punto di riferimento per l’intero rione. Qui soprattutto verso la fine della strada si trovano dei bassi edifici che, presentando delle aiuole antistanti alla facciata, rendono più gradevole la passeggiata. Ci addentriamo ora sotto un elegante porticato preceduto da un giardinetto semi-pubblico e notiamo subito la raffinatezza dei dettagli costruttivi e l’eleganza dei materiali utilizzati. Tra questi i mattoni in laterizio, i frangisole in cotto e gli infissi di legno che regalano “calore” alle strutture.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma per comprendere meglio il concetto di “villaggio” dobbiamo percorrere vie tranquille come Arcidiacono Giovanni, Cardinale Mimmi o Papa Innocenzo XII. Su strade strettissime, tortuose e a un solo senso di marcia, dove le auto sono costrette ad andare piano, si trovano condomini con all’interno dei veri e propri “parchi”, dotati di sentieri e panchine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«I bambini così possono giocare in totale sicurezza - ci racconta la signora Lina che risiede in via Papa Innocenzo XII -. In più basta affacciarsi dal balcone per ritrovare quella serenità che un po’ si perde nella frenetica vita quotidiana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In via Cardinale Mimmi poi il verde delle rampicanti si confonde con le facciate, mentre in via Niceforo è facile passeggiare accanto a delle oasi composte da maestosi alberi: abeti e pini che fanno pendant con i tenui colori dei palazzi. «Quando cammino per le strade di Poggiofranco – ci racconta la signora Marilena – mi scordo di trovarmi in una grande città come Bari: mi sembra invece di vivere in un paesino di provincia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Arriviamo ora nella lunga viale Kennedy. Qui a fare da spartitraffico ci sono aiuole con alti alberi che consentono fresche passeggiate anche nei giorni di calore più intenso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E terminiamo il nostro viaggio in Via Mauro Amoruso Manzari, una delle prime arterie sorte nel quartiere. In questo punto Bari diventa una “foresta”: alcuni palazzi sono letteralmente invasi dalla vegetazione che risale le facciate creando una sorta di “giardino verticale”. Sulla strada trova spazio anche un’area riservata ai giochi per bambini, circondata da panchine e “immacolati” cestini della spazzatura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La via è dedicata all’ingegnere barese che fu assessore ai Lavori Pubblici nella Bari di inizio Novecento, colui che contribuì alla prima impostazione urbanistica moderna del capoluogo pugliese. Insomma il “nonno” di quei costruttori che negli anni 70 decisero di regalare alla grigia grande Bari che stava nascendo un tocco di colore e vivibilità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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